L’impresa non è arrivata. Il Napoli del corso De Laurentiis, alla terza apparizione nella massima competizione europea, ha fallito l’appuntamento con la fase a gironi. I partenopei si sono dovuti inchinare all’Athletic Bilbao che ha prevalso abbastanza nettamente, e non solo sul piano del risultato, meritando ampiamente la qualificazione a scapito degli uomini di Benitez.

Le cause che hanno protato a questo flop si possono distribuire tra più elementi: la squadra non ha saputo proteggere un risultato comunque favorevole che aveva acquisito grazie all’unico lampo di Hamsik. La difesa è stata a tratti imbarazzante ed ha permesso di tutto ai temibili attaccanti baschi. Benitez ha sbagliato qualche mossa, specie nel match d’andata tenendo fuori Mertens e facendo giocare Insigne, poco incisivo.

Ma gran parte della colpa va attribuita ad Aurelio De Laurentiis. Per molto tempo i tifosi l’hanno apostrofato ingiustamente, scordandosi di ciò che il 65enne imprenditore del cinema aveva fatto per salvare una società ormai praticamente fallita. Nell’arco di poco meno di dieci anni sono arrivate due coppe nazionali e appunto, tre qualificazioni in Champion’s League. Ma l’eliminazione rimediata in terra spagnola ha lasciato molta rabbia ai tifosi azzurri, che adesso hanno ragione. La campagna acquisti, ad oggi, è stata fallimentare con pochissimi movimenti in entrata ed effettuata con tempi incomprensibili (De Guzman non si è potuto inserire nella lista Champions).

I rinforzi non ci sono stati e pare che l’asticella adesso si sia abbassata piuttosto che alzata.Roma e Juventus appaiono davanti nella corsa al tricolore mentre allo stesso tempo Fiorentina, Inter e Milan grazie ad acquisti importanti e non-cessioni illustri, stanno colmando il gap tecnico con la compagine campana. Il terzo posto non è più così una certezza, il prossimo campionato si prevede scintillante.

Il Napoli non è un giocattolo o un cine panettone, è una cosa seria. I tifosi, come è giusto che sia, vogliono avere sempre di più ma soprattutto vogliono che ci sia più coraggio e programmazione, per andare a prendere quello scudetto che all’ombra del Vesuvio, aspettano da ventiquattro anni.