Secondo uno studio di Eurispes, in Italia nell’ultimo decennio (2003/2012), è stato di 1838 il numero di omicidi volontari tra le mura domestiche. Una media di 184 omicidi l’anno, uno ogni due giorni, più o meno. Orrori figli del malessere, psicologico o di coppia, delle più svariate nature, nel luogo dell’amore e contro le persone che si sono scelte come casa.

E come poteva saperlo una madre come Maria Cristina Omes, in una serata tranquilla in cui tutti i problemi sarebbero stati accantonati, almeno per novanta minuti, quelli che sono serviti alla nostra Nazionale per vincere. Come potevano saperlo i suoi due figli, nell’innocenza della loro fanciullezza. L’unico a sapere era Carlo Lissi, un uomo normale, un marito, un padre, un lavoratore.

L’efferatezza della tragedia di Motta Visconti, avvenuta nella tranquillità del quotidiano, all’improvviso, senza segnali, come un fulmine a ciel sereno, riapre i soliti interrogativi in un paese che condanna da molto tempo, ma analizza da molto meno.

Come può una persona normale non dare segni di squilibrio? Come può un uomo uccidere con tanta freddezza i propri bambini e la propria moglie? Come può un padre lavarsi e andare a tifare per la propria Nazionale, dopo aver commesso il peggiore dei crimini? Questi solo alcune delle domande più spontanee.

Carlo Lissi è tranquillo, glaciale, consapevole. Ha chiesto il massimo della pena. Come se potesse bastare. Come se esistesse una punizione degna. Il suo avvocato potrebbe invocare l’infermità mentale. Come se ci fosse.

La follia, in questi casi, non c’entra nulla. Sul totale degli omicidi di coppia, sono meno del 2% gli autori del delitto con problemi psichiatrici. Nella stragrande maggioranza dei casi gli autori sono persone lucide, con cui magari abbiamo preso un caffè al bar un attimo prima e non ci siamo accorti di niente”, commenta a Kikapress.com, la criminologa Roberta Bruzzone.

La premeditazione, la messa in scena della rapina, l’occultazione dell’arma del delitto. E poi il raptus mostrato dalla dinamica: gli elementi risultano contraddittori, le dichiarazioni del reo semplicemente agghiaccianti. Le parole sono uscite dalla bocca di Lissi con una calma raccapricciante. Le stesse parole che si sono fatte tese solo in due momenti: il primo, quando il pubblico ministero ha rivolto la sua attenzione sulla morte dei figli, il secondo, quando è venuta fuori la sua passione per una collega.

Si sentiva in gabbia, sentiva il bisogno di cancellare gli ultimi sei anni della sua vita: queste le sue motivazioni. E per la sua ricerca della libertà non sarebbe bastato il divorzio, non sarebbe bastato un viaggio lontano. La sua mente ha trasformato in atto, senza filtri, il suo bisogno impellente di rinascita.

Il professor Francesco Bruno, docente di Psicopatologia Forense e Criminologia alla Sapienza, fornisce una lettura del delitto a Lettera43, attribuendo grande importanza alla differenza d’età fra i due coniugi. Maria Cristina Omes, più grande di sette anni rispetto al marito, esercitava, secondo il criminologo, un dominio psichico su di lui. Un dominio avvertito da Lissi come un ostacolo, tale da impedirgli di allontanarsi per vivere la sua nuova passione.

E perché i figli?Lui voleva liberarsi del fardello della famiglia. Non solo della moglie. La donna o la famiglia, per lui è come un oggetto che non serve più e quindi appena trova una nuova fonte narcisistica si libera di quella vecchia. Non sa come liberarsi di un peso e tragicamente questa cosa non ha risparmiato due bimbi. Non dimentichi che, secondo le nostre perizie, quando Parolisi uccise Melania, la figlia era in auto ad aspettare“, spiega ancora la Bruzzone.

Un altro caso, altre vite rubate per il semplice fatto di aver inconsapevolmente condiviso il letto, un progetto, nuove vite, con una persona pericolosa. Una di quelle 184 che ogni anno compie un assassinio tra le mura di casa, così, senza che nessuno possa aspettarselo. Una di quelle che si sente in diritto di decidere della vita di una donna.

E anche per l’omicida di Motta Visconti non un segno, non un rimorso, non più affetto, non più una famiglia. Se l’idea di libertà di Lissi era questa, speriamo almeno che sia lucido per godersela.