Non è un pomeriggio come tanti quello che mi ha portato a ritrovare un amico prima che un artista. E non è nemmeno una classica intervista perché di Antonio Diodato conosco più o meno tutta la trafila che lo ha portato fino al successo dopo la sua Babilonia presentata al Festival di Sanremo. Lui, Diodato, è rimasto il solito, non è cambiato di una virgola da quando faceva le jam session fino a tarda notte nei principali locali dove si sperimenta musica e ci si fa conoscere a San Lorenzo, a Roma, da quando si scherzava davanti a un piatto di carbonara, da quando si cercava di fare i fenomeni su un campo da calcetto. Sempre lo stesso. E questo, credetemi, è un solo un bene. La sua bravura, condita da un pizzico di fortuna al momento giusto, lo ha portato prima sul palco di Sanremo, poi a fare l’ospite fisso a “Che fuori tempo che fa”, parte conclusiva della trasmissione domenicale su Raitre di Fabio Fazio.
Antonio ci racconta che l’idea del suo ultimo disco A ritrovar bellezza, pubblicato il 27 ottobre, parte proprio da lì.

L’idea del disco è venuta fuori dopo la mia collaborazione con Fabio Fazio a Che tempo che fa. Tutto è partito con le cinque canzoni in un minuto che ho interpretato nei video Verso Sanremo pubblicati su Youtube in cui ho cantato dei brani che hanno fatto la storia del Festival. Poi con Fazio abbiamo pensato di allargare il filone e di abbracciare la musica italiana nel suo periodo d’oro a cavallo degli anni ’60. E poi dall’esperienza delle canzoni in un minuto a Che tempo che fa ecco che è arrivata l’idea di racchiuderle in un disco che è A Ritrovar Bellezza.
diodato_a_ritrovar bellezza

E per questo disco omaggio alla musica italiana è stata fatta una scelta molto coraggiosa. O meglio la scelta è quella di non includere una delle canzoni che hai cantato da Fazio, Vento nel vento, di Lucio Battisti. Quali sono i motivi di questa decisione?

Battisti è una colonna della storia musicale italiana ma ho pensato di non interpretarlo nell’album perché Battisti rompe con la tradizione musicale di quel determinato periodo, dando inizio a un nuovo corso. E quindi l’intento era quello di raccogliere alcune canzoni di quel periodo storico prima della rivoluzione che stava per portare Battisti.

Per interpretare dei grandi della musica italiana degli anni ’60 e ’70 come Lauzi, Modugno, Endrigo, Tenco, Paoli ci vuole coraggio e anche l’apporto di una serie di artisti validi. In questo disco ti sei avvalso della collaborazione di alcune eccellenze del panorama musicale italiano senza dimenticare coloro che compongono il tuo gruppo…

Sì, ho avuto l’opportunità di continuare a collaborare con Rodrigo D’Erasmo degli Afterhours che è stato il mio direttore d’orchestra a Sanremo e che ha collaborato anche per gli arrangiamenti con gli archi assieme agli Gnu Quartet. E poi c’è Manuel Agnelli, leader degli Afterhours, grande artista e persona eccezionale che ha accettato volentieri il mio invito a interpretare assieme la canzone La voce del silenzio. Infine, Roy Paci e i Velvet Brass che hanno partecipato con una splendida versione della canzone Arrivederci di Umberto Bindi. E poi ci sono Daniele Fiaschi, Danilo Bigioni, Duilio Galioto, Alessandro Pizzonia e il produttore artistico Daniele Tortora che mi accompagnano da anni in quest’avventura.

Sarebbe molto bello non solo per me che ho ascoltato decine di tuoi concerti ma anche per il pubblico che ti segue poter sentire dal vivo le tue interpretazioni raccolte nel disco A Ritrovar Bellezza, hai in programma delle date?

Venerdì 31 ottobre presentiamo il disco al Medimex di Bari poi valuteremo la possibilità di fare diverse date, ad esempio, in alcuni teatri italiani per permettere a chi ci verrà a vedere di poter ascoltare al meglio l’esecuzione dei brani del disco. Magari, un’esibizione in due parti dove al centro di tutto ci sono i brani raccolti nel disco A Ritrovar bellezza ma dove non mancheranno alcune canzoni del mio primo album E forse sono pazzo.
esibizione firenze

Hai finito da poco, invece, il tour legato all’album E forse sono pazzo che è andato molto bene. Una delle date più belle è stata quella dello Sziget Festival di Budapest? Come ci sei andato a finire in Ungheria?

Lo Sziget è un festival pazzesco che dura una settimana, bellissimo. In questo festival c’è un palco con artisti italiani e quest’anno c’era addirittura un palco europeo. Nell’organizzazione c’era Puglia Sounds che ha pensato anche a me per rappresentare l’Italia. L’ho vissuto molto anche da spettatore. Davvero molto emozionante.

Il 2014 è stato l’anno della svolta per te con la consacrazione a Sanremo e il successo estivo. Ma tornando all’intensità del periodo del Festival ricordo che più di qualcuno ha alimentato delle voci su una tua presunta rivalità con Rocco Hunt, che ti ha battuto nella categoria Giovani…

Ho un bellissimo rapporto con lui, ci incoraggiavamo a vicenda visto che era una nuova esperienza per entrambi. Rocco è uno che ‘spacca’ sul palco. Davvero bravo. E infatti lo ha dimostrato a Sanremo. Quindi, nessuna rivalità con lui, anche perché io non sono andato a Sanremo con l’obiettivo di vincere. Sapevo che sarebbe stato molto difficile.
Quarta serata del 64esimo Festival della canzone italiana

Dopo il successo con il brano Babilonia cantato a Sanremo, poi sono arrivati anche alcuni premi importanti…

Sì, a luglio sono stato premiato nella categoria Mtv New Generation e poi ho ricevuto il Premio De Andrè per la rielaborazione di Amore che vieni amore che vai, l’unica cover presente nell’album E forse sono pazzo. Mi ha fatto molto piacere ricevere anche questo premio che mi hanno consegnato in una bella cerimonia a piazza De Andrè, a Roma nella zona della Magliana.

Chiudiamo il 2014 con l’impegno di metterci “a ritrovar bellezza” ma nel 2015 ci dobbiamo aspettare altre novità?

L’intenzione è quella di pubblicare un nuovo disco, composto da canzoni completamente inedite cui mi dedicherò nei prossimi mesi. C’è l’intenzione di farlo ma soprattutto da parte mia la voglia di scrivere nuove canzoni e di interpretarle con il gruppo. Nell’album E forse sono pazzo ho raccontato soprattutto di me, delle mie sensazioni, delle mie emozioni. Forse non ho finito. Credo di dover ancora mettere a fuoco la mia persona e per arrivare a scrivere e raccontare la realtà che hai intorno devi prima conoscere te stesso. Quindi continuerà un lavoro su di me ma forse potrebbe anche succedere di scrivere canzoni che mi porteranno a guardare fuori.

Tu fuori hai guardato molto, raccontando non solo con i tuoi occhi e con la tua voce ma anche mettendoti in discussione parlando della tua città, Taranto. Ne hai parlato in diverse interviste che hai rilasciato e partecipando per due volte al primo maggio nella città jonica.

Il concerto del primo maggio a Taranto è stato un evento storico ed è l’esempio di come si possa fare qualcosa dal basso senza grandi sponsorizzazioni, fatto con l’impegno di chi crede che a Taranto le cose possano cambiare. Taranto è una città molto problematica che è anche specchio di questo Paese. In questa città sono state fatte scelte scellerate, dal mio punto di vista. Capisco che non lavorare più nell’Ilva possa significare lasciare a casa migliaia di persone ma quel posto può causare la morte di migliaia di abitanti di Taranto e provincia.

Voglio chiudere la nostra chiacchierata parlando di un’altra delle novità che ha portato il 2014 e si tratta dei fan. Fino pochi mesi prima del Festival eri molto meno seguito che adesso. La risonanza di Sanremo ti ho portato alla ribalta e la tua voce e le tue canzoni hanno fatto appassionare tanta gente. Qual è il rapporto di Diodato, o meglio di Antonio, con i fan?

Ho un approccio molto rilassato e friendly con i miei fan che, negli ultimi tempi, sono aumentati abbastanza, effettivamente. A me piace molto parlarci, abbracciarli e condividere la gioia di essere lì con loro. È davvero molto bello quando il pubblico ti dimostra il proprio affetto o ti racconta le emozioni che provano quando ascoltano le tue canzoni. Lo fanno spesso sui social network, ad esempio, e io passo tanto tempo a leggere i loro commenti e i loro messaggi. A volte resto sorpreso perché ti capitano cose che non ti aspetteresti. Ho trovato alcuni fan che mi hanno seguito anche a Budapest e io lì per lì resto a bocca aperta. Poi capisci che sono davvero eccezionali.