Siamo umani, ambiziosi, passionali, sognatori. Siamo, ognuno a suo modo, destinati a realizzare le nostre aspettative, ad assecondare i nostri talenti, a riuscire in quello che facciamo, con impegno e dedizione. Ma quante volte pur avendo fatto il massimo che potevamo, non ci sentiamo soddisfatti del nostro lavoro? E quante volte l’insoddisfazione data da un singolo insuccesso, viene estesa alle nostre qualità, ai nostri talenti, alle nostre capacità? O magari, al contrario, è proprio la nostra insoddisfazione a influire sulle prove in cui siamo impegnati. Perché no, non ci sentiamo mica abbastanza bravi per svolgere quel compito. Non siamo mica abbastanza carismatici per parlare in pubblico o abbastanza autorevoli per essere leader. Non ci sentiamo “abbastanza“, e ai nostri occhi probabilmente è quello che dimostriamo. Ma se vi dicessi che “abbastanza”, in maniera diversa, lo siamo tutti?
![[Fonte: psychologyformarketers.com]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2015/07/igd_78805a221a988e79ef3f42d7c5bfd4189.jpg)
Già, a dirlo è la psicologia, che ci viene in soccorso con una tecnica in grado di modificare quell’idea negativa di noi stessi, radicata nella nostra mente. “Directed Abstraction” è il nome di questo processo semplice ed esploratore, che consente di trasformare l’autocritica di ognuno di noi da negativa a positiva. Perché criticarsi è fondamentale per costruire la personalità, la cultura, la morale e l’empatia che desideriamo e a cui aspiriamo, mattone dopo mattone. Ma solo facendolo bene la persona che vogliamo diventare sarà sempre più uguale a noi stessi. È questo il principio alla base della Directed Abstraction, l’astrazione diretta di un singolo evento positivo, che noi non vediamo come tale, utile a riconoscere in esso una caratteristica permanente della nostra persona. Come? La tecnica nasce da alcuni esperimenti, sapientemente spiegati nelle più note riviste di psicologia, come State of Mind. In un primo momento, i partecipanti dovevano dichiarare una rapida stima di un numero casuale di puntini proiettati su uno schermo. Successivamente ai partecipanti venivano rilasciati dei feedback estremamente positivi sulle loro prestazioni, feedback che non sempre erano in linea con la reale performance di ognuno, ma talmente realistici da convincere ogni singolo individuo coinvolto, del proprio brillante lavoro. Come ultima fase, gli studenti sono stati separati in due gruppi: ad alcuni è stato chiesto di spiegare “il come“, e cioè in che modo sono riusciti a portare a termine il compito, spiegazione che mantiene l’autocritica concreta e particolarizzata; agli altri partecipanti veniva invece chiesto di spiegare “il perché“, completando il chiarimento sulla soluzione con le parole “Sono stato in grado di eseguire bene il compito perché sono…“, spiegazione questa che stimola l’astrazione dell’autocritica relativa a se stessi.
![[Fonte: expertbeacon.com]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2015/07/igd_78805a221a988e79ef3f42d7c5bfd41810.jpg)
I risultati? Coloro che avevano un’idea negativa di se stessi, quelli che non si credevano “abbastanza”, hanno ricondotto il successo di un singolo evento ad un tratto della loro personalità, conquistando quindi un mattone in più, utile a costruire la grande fortezza della self confidence personale. La Directed Abstraction si è dunque rivelata una tecnica efficace su campioni non patologici, tanto da essere sovente utilizzata in psicoterapia. Celebrare discretamente i nostri successi, le nostre vittorie, anche piccole, consapevoli del fatto che “abbiamo avuto successo perché siamo…“: è questo l’obiettivo che la tecnica, così come l’ausilio psicologico, si pongono. Evitare l’autocommiserazione, i giudizi negativi e le critiche non costruttive è il consiglio che la stessa tecnica fornisce. Sbagliamo perché siamo umani, tutti, dal primo all’ultimo, prima o poi. Ma vinciamo perché siamo persone migliori, giorno dopo giorno. Lavorare per esserlo, consapevolmente, dovrebbe essere forse la più importante delle nostre ambizioni.
[Fonte: lifecoaching4wellbeing.com]