Da oltre mezzo secolo la storia vede la rivalità Stati Uniti – Cuba come l’ultima rappresentazione della Guerra Fredda. Quella che originariamente era una piccola isola tra nord e sud America, meta delle vacanze estive dei più ricchi e facoltosi imprenditori statunitensi, dalla Rivoluzione Castrista divenne la più grande spina nel fianco degli Stati Uniti, sicuramente la più pericolosa dal punto di vista dell’opinione pubblica. Se infatti l’Unione Sovietica era vista come l’arcinemico degli Stati Uniti, ma si combattevano alla pari, nella lotta contro Cuba, gli USA apparivano come il gigante che vuole schiacciare la formica.

La Rivoluzione Cubana fu un lungo e difficile percorso che prese il via il 26 luglio 1953 con l’assalto da parte dei rivoluzionari della caserma della Moncada e che si concluse ufficialmente il 1° gennaio 1959 con la fuga di Fulgencio Batista, fino ad allora dittatore dell’isola, e con la proclamazione del regime di Fidel Castro. Fu un cambiamento lungo e sanguinoso che mise a dura prova i cubani e che sostanzialmente a loro non portò nessun cambiamento: passarono infatti da un regime dittatoriale ad un altro, con l’aggravante che quello di Fidel Castro portò Cuba in una grave crisi economica.

[Fonte photo: Museo del Comunismo]
[Fonte photo: Museo del Comunismo]

Senza tornare ad affrontare tutti i passaggi storici, senza esclusioni di colpi, che portarono allo scontro totale tra Cuba e USA, dal passaggio di Cuba alla sfera d’influenza sovietica alla Baia dei Porci, bisogna ricordare che ufficialmente dal 1962 gli Stati Uniti hanno proclamato “el bloqueo”, ovvero l’embargo economico che blocca ogni importazione ed esportazione tra Cuba e gli USA stessi; si trattava quindi di una vera e propria guerra economica e diplomatica, non sfociata quindi nel conflitto armato, che puntava a escludere Cuba dai rapporti internazionali tra gli Stati. Nel 1963, con l’atto denominato Cuban Assets Control Regulations, gli Stati Uniti proibivano qualsiasi scambio di merci tra i due Paesi e non solo, lo impedivano anche a tutti quegli Stati che rientravano nella loro area di influenza.

I due Paesi rimasero in uno stallo di oltre mezzo secolo senza cedere. Finita la Guerra Fredda e crollata l’URSS, Cuba e la Cina rimangono gli ultimi baluardi del Comunismo. Con la fine del conflitto e il nuovo ordine mondiale, organizzazioni internazionali come l’ONU vedono sempre più anacronistico il mantenimento dell’embargo contro Cuba. L’ONU si era già espresso svariate volte contro l’embargo, con una maggioranza sempre più ampia: dai 59 voti del 1992, si è passati a 179 nel 2004, 182 nel 2005, 184 nel 2007 e 185 nel 2008. Nel 2014 è stata confermata la richiesta di cessazione dell’embargo con 188 voti favorevoli, 2 contrari (USA e Israele) e 3 astenuti (Palau, Micronesia e Isole Marshall).

[Photo credits: Getty Images]
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Il 2014 ad ogni modo è stato un anno di svolta grazie alla presidenza Obama. Conscio delle richieste internazionali dell’ONU, ha teso una mano a Cuba per una svolta storica. A seguito di un primo scambio di prigionieri, i presidenti Barack Obama e Raul Castro hanno annunciato una distensione tra i due Paesi. Quanto accaduto nei giorni scorsi è stato un punto di svolta: dopo oltre mezzo secolo sono state riaperte le ambasciate nei relativi Paesi. E non solo. Obama infatti è pronto a chiedere al Congresso di approvare una legge per ritirare l’embargo. Un passo che sicuramente non sarà facile; tra le clausole per il ritiro dell’embargo infatti furono poste importanti questioni all’epoca della sua emissione; il Cuban Democracy Act stabilisce infatti che verrà tolto l’embargo quando saranno soddisfatte alcune condizioni, ovvero: svolgimento di elezioni libere e oneste, ripristino dei partiti di opposizione, dando loro il tempo di riorganizzare la campagna elettorale, rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani dei cittadini cubani, instaurazione di un regime economico di libero scambio ed infine modifiche costituzionali tali da permettere elezioni libere e oneste.

Sicuramente tra i punti più problematici c’è il “rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani dei cittadini cubani” che il regime dittatoriale di Fidel Castro ha fino ad ora completamente schiacciato. Proprio su questo punto l’opinione pubblica statunitense di origine cubana è fortemente divisa. Per alcuni infatti la scelta di riallacciare i rapporti tra USA e Cuba è stata giusta e aiuterà l’isola a fiorire economicamente ma per altri invece questo essere accondiscendente degli Stati Uniti darà solo modo al partito comunista cubano di continuare a calpestare i diritti dei cubani. La presidenza Obama, sia nei confronti di Cuba che dell’Iran, ha fatto scelte di dialogo e compromesso, all’opposto rispetto a quelle dei suoi predecessori: sarà la scelta giusta per aiutare questi Paesi a non vedere più gli Stati Uniti come conquistatori ma bensì come amici?

[Photo Credits: AP Photo/Pablo Martinez Monsivais]