Con le “Pillole di Jenus“Don Alemanno ci ha abituati a vedere Cristo con un occhio diverso. Senza nulla togliere alla sacralità del dogma cristiano-cattolico, Jenus di Nazareth, la parodia firmata dal fumettista sardo, mostra un Cristo dissacrante, che nelle parole e nei gesti sfoggia irriverenza e si colloca in antitesi rispetto all’immagine sacra a cui siamo abituati. Vilipendio alla religione? C’è chi ha rivolto questa accusa a Don Alemanno, ignorando forse che la scelta di trasporre in una parodia fumettistica la religione cristiana e i suoi riferimenti è nata proprio dal forte rispetto del suo creatore per le Sacre Scritture.
Tra un attacco schivato a colpi di vignette e una fiera con assalto d’obbligo da parte dei lettori affezionati, Don Alemanno ha trasformato un passatempo in un mestiere e il passo da 0 a oltre 170.000 fan su Facebook è stato breve.
Ne parliamo con lui, rigorosamente senza vesti all’altro capo del telefono, in un’intervista esclusiva.
Come è cominciata la tua carriera di fumettista?
Don Alemanno: “Nella vita ho fatto tante cose. Il programmatore informatico è il lavoro che ho condotto più a lungo, ma ho fatto anche l’aiuto-cuoco per quattro anni. Nulla che fosse attinente a quello che faccio adesso. Ad Agosto 2013 è nato Don Alemanno. Non ho nessuna scuola di fumettismo alle spalle, il che non vuol dire che ho iniziato a disegnare un anno fa. In realtà io disegno sin da quando ero piccolo: era per me un passatempo farlo. A scuola capitava di disegnare le caricature dei compagni, dei professori, dei parenti, creando delle storie sulla base delle vicissitudini di chi mi stava intorno. Crescendo ho iniziato a disegnare cartoni animati, spesso sotto commissione: a scuola i miei compagni mi chiedevano durante la creazione di fargli dei disegni. Certo, ho letto anche fumetti. Non i classici, tipo Dylan Dog o Tex, ma altri generi, soprattutto quando mi trovavo in bagno a casa di qualcuno. Ho letto molti manga giapponesi, come Dragon Ball, Ranma, ma non ho mai avuto una passione sfegatata per i fumetti”.
Continua Don Alemanno:
“Vado totalmente ad istinto in qualsiasi cosa faccia in quest’ambito. Nel 2012 ho iniziato a pubblicare delle vignette su Facebook che hanno avuto un gran successo. Da allora il numero di fan è cresciuto esponenzialmente, sino a diventare appetibile – il marchio e la storia – per le case editrici. La versione cartacea di Jenus esiste da neppure un anno infatti, luglio dello scorso anno. Mi sono ritrovato a scegliere il fumetto come mezzo di comunicazione perché non scrivo nè disegno particolarmente bene: il fumetto è il compromesso perfetto per esprimere le mie idee”.
L’idea di creare una parodia di Gesù da dove è nata?
Don Alemanno: “Dal fatto che oltre al mio interesse per il disegno e i fumetti, mi interesso molto alle Sacre Scritture, la loro storia e le ripercussioni che la religione ha avuto sulla nostra cultura cristiano-cattolica. Cercando una storia da raccontare, mi sono subito rivolto a questo ambito. Diciamo in realtà che prima è nata la storia da raccontare e solo dopo è venuta la scelta di usare il fumetto per raccontarla”.
Hai scelto una tematica delicata. Come risponde il pubblico alle tematiche religiose, in particolare il pubblico più sensibile e suscettibile?
Don Alemanno: “Si tratta di un tema che ti costringe a prendere una posizione, o pro o contro. In questo caso però la situazione è delicata perché anche dire di essere contro non ha significato. Come si fa a dire di essere contrari ai principi del cristianesimo? Se noi potessimo tornare indietro ai tempi in cui Gesu’ e’ esistito – cosa che io credo – trovandoci di fronte a lui che parla agli apostoli come potremmo dire che è sbagliato dire “diamo da bere agli assetati” o “diamo da mangiare agli affamati”? Si tratta di concetti ormai talmente radicati nella nostra civiltà che non possiamo dichiararci contro. Il problema è l’infarcitura di roba che ruota attorno a questi principi sacrosanti e che con il messaggio di Cristo non hanno alcun nesso: la Chiesa e i vertici Vaticani. La natura dell’attacco che ricevo per quello che faccio, quindi, non sta nel dogma cristiano, ma nel fatto che io metta in dubbio la validità dell’istituzione ecclesiastica. Su questo si basa la maggior parte degli attacchi”.

Tra i messaggi negativi che hai ricevuto dal web, qual è il peggiore che ti sia stato mai rivolto?
Don Alemanno: “Sono talmente liberale che non mi arrabbio mai. L’attacco più convinto – che però poi non ha avuto seguito o reali ripercussioni – mi ha minacciato di denuncia per vilipendio alla religione da persone che mi dicevano l’avessero già depositata. Erano solo chiacchiere senza fondamento per intimorirmi”.
Dal web sei passato alla carta con Magic Press. Com’è avvenuto questo passaggio e quanto questo incide – se incide – nelle tue scelte creative?
Don Alemanno: “Nel Febbraio-Marzo 2013 mi hanno contattato delle case editrici minori. Da lì ho capito che Jenus piaceva e non era vero che i contenuti erano troppo pesanti per essere pubblicati. Con altri due soci che curano la pagina Facebook e il sito web abbiamo creato una brochure per spiegare cosa fosse Jenus. Abbiamo inviato la brochure a una decina di case editrici. Hanno risposto tutte: con un ‘no’o con un ‘si’ ma a certe condizioni. Solo una ha risposto ‘si’ senza se: Magic Press, l’unica ad accettare Jenus senza cambiare nulla. Dopo essere andato a Roma e aver capito di avere a che fare con persone che mi davano totale carta bianca, ho accettato e da lì è nato tutto. Loro pubblicano tanta roba, da Sin City a 300, titoli che non hanno bisogno di presentazioni e non hanno mai subito censura. Con loro mi sono sentito libero, ma ho voluto procedere per gradi, inizialmente con una lieve irriverenza, poi ho elaborato trama e sceneggiatura, arricchendo il mio fumetto grazie a quello che ho imparato dai professionisti che ho incontrato lungo il percorso”.
Sei mai stato segnalato su Facebook? Se sì, quante volte?
Don Alemanno: “Sì, è successo, ma il sistema di segnalazione di Facebook è ipocrita. Finché la pagina ha pochi fan, non sei nessuno, è facile che Facebook dietro segnalazione ti tolga i contenuti, ti banni. Quando il numero di fan è elevato è difficile che Facebook ti banni. Ti assicuro che quando avevo da 0 a 10.000 fan ricevevo anche due ban al mese, con chiusure dell’account fino a un mese. Ora che i fan sono 178.000 è quasi impossibile che accada. Può succedere una volta ogni sei mesi o una volta l’anno. A loro (Facebook) fa comodo una pagina come la mia, ecco perché non eliminano i contenuti”.
Quando alle fiere sei assalito da una marea di fan qual è la tua sensazione? Ti fa piacere o ti disturba?
Don Alemanno: “Non mi disturba. Non sono nuovo a queste cose perché da 14 anni suono e canto in una band heavy metal, facendo vari tour in Europa e avendo un bel seguito di supporter, per cui ho dimestichezza con queste cose. Adesso, nel mondo del fumetto, chi viene non vuole una foto, vuole una dedica: il disegno e una frase personalizzata. Io odio queste cose: “Ciao, come ti chiami? Con affetto, Ciao”. Non mi piace la falsità di questi gesti. Ecco perché quando vengono i fan da me voglio che si divertano. Li coinvolgo in modo che quando tornano a casa gli è rimasto qualcosa. Spesso mi vesto da sacerdote, do le benedizioni, simulo una Messa con i miei soci, distribuendo il pane e vino sardi. Faccio cose che non si vedono negli stand dei fumettisti perché mi piace andare oltre, quasi offrendo un cabaret. D’altronde quello che sono lo devo ai miei fan. Chi si infastidisce cambi mestiere”.

Ti piacerebbe una collaborazione con una nota firma dei fumetti per un personaggio a quattro mani? Se sì, con chi in particolare e perché.
Don Alemanno: “Un personaggio a quattro mani no. A malapena riesco ad accettare che le mie cose siano sceneggiate da altri. Concepisco che ci siano dei collaboratori, quando il materiale da fare è troppo io abbozzo le tavole, ma queste poi vengono inchiostrate da altri. Per Mondadori è successo così. Quello che mi piacerebbe è un cross-over: un incontro tra due mondi, il mio e quello di Ratman, per esempio. Forse perché è uno dei pochissimi fumetti che leggo da anni. Conosco Leo (Ortolani), persona eccezionale che dimostra come nel mondo del fumetto coloro che contano e potrebbero snobbarti sono le persone più disponibili ad ascoltare le tue idee e raccontarti il loro percorso professionale. Lui è colui a cui sono più affezionato ed è l’emblema di questa realtà”.
Cosa direbbe Ortolani leggendo le tue parole?
Don Alemanno: “Posso dirti quello che ha dichiarato ultimamente sulla sua pagina Facebook, e cioè che dato che la più piccola delle sue figlie, Lucy, si è innamorata di me, Leo ha detto ‘sono fiero che Don Alemanno tenga testa a Lucy, ma ne riparliamo quando avrà otto anni’. Lucy è un osso duro”.
L’ultima novità è Jenus – Apocalypse Rome? Di cosa tratta?
Don Alemanno: “Una graphic novel che non appartiene alla storia seriale, nè al filone delle ‘Pillole’. Si tratta di un fumetto unico che chiunque può leggere e comprendere, anche non conoscendo Jenus. Racconta la storia di uno squarcio tra due universi paralleli – la nostra dimensione e l’universo demoniaco – che si apre a Montecitorio. Gli spiriti demoniaci dell’universo si impossessano dei nostri deputati e sarà compito di Dio, la Madonna e Gesù, guidato negli inferi da Dante, ricucire questa faglia. Caratteristica del libro è che tutti i personaggi – non di fantasia – sono politici realmente esistenti, con nomi e cognomi reali, e quello che dicono lo hanno realmente pronunciato, seppur romanzato”.
Se dovessi un giorno creare un nuovo soggetto, quale ti piacerebbe rendere ironico attraverso una parodia?
Don Alemanno: “Tutti i miei progetti futuri rimangono nell’ambito attuale. Se dovessi cambiare ambito, sceglierei il cinema e sicuramente mi piacerebbe trasporre in fumetto Bud Spencer e Terence Hill. Le loro atmosfere – da Spaghetti Western ai film di Sergio Leone – sono presenti nel mio approccio al fumetto. Forse mi ispiro più al cinema che al mondo dei fumetti. Un giorno mi piacerebbe fare un fumetto su di loro”.