Ci sono donne che hanno rivoluzionato il mondo.
E lo hanno fatto con classe ed eleganza indossando abiti memorabili, restando sempre in equilibrio su tacchi vertiginosi e portando al braccio la propria borsa con l’austerità di chi ha il potere tra le mani e un posto nel mondo dove lasciare il segno. E ci sono riuscite. Ognuna nel suo settore, queste donne, oggi sono una storia da raccontare oltre che un’icona di stile.
Quanto conta la moda nella carriera di una donna?
È questa la domanda alla quale ha cercato di rispondere Zaha Hadid progettando e allestendo “Women Fashion Power”, la mostra in corso al Design Museum di Londra fino al 26 aprile 2015. Le donne protagoniste di questa mostra sono venticinque e sono tutte donne di fama mondiale, ma nessuna può essere ritenuta una fashion victim. La loro reputazione è il risultato di tenacia e costanza per il raggiungimento dei propri obbiettivi lavorativi, ma esse sono anche la dimostrazione di quanto sia importante costruirsi un’immagine per affermare la propria autorità. Quella tra le donne e la moda è una storia d’amore che non conosce eguali e che, come ogni innamoramento che si rispetti, è stata vittima di compromessi, cambiamenti, tira e molla continui e lunghe lotte per il raggiungimento della propria affermazione.
Siamo nel 1985 quando a Milano giungono in passerella abiti dalle ampie spalline e pantaloni a vita alta. Sono gli anni in cui le donne decidono di rivoluzionare il proprio guardaroba per mandare un unico messaggio all’universo maschile: nascondiamo ciò che siamo per mettere in mostra ciò che sappiamo. Nel 900, poi, da Parigi arriva il tailleur: la donna è adesso figura affermata nel mondo del lavoro. Nel 2000 così si tenta di riprendere in mano quella femminilità accantonata per dare spazio alla carriera e da New York arriva l’estro in ogni sua forma e colore. Fino ad arrivare ad oggi, epoca in cui regna lo smarrimento più assoluto dato da un forte senso di incertezza nei confronti del futuro, la donna si appropria letteralmente del guardaroba maschile e, partendo dai colori che spaziano tra le tonalità del blu, del grigio o del total black, passando per gli ampi tagli degli abiti ormai destrutturati e finendo con l’abbandono degli amati tacchi alti che lasciano spazio ad anfibi e francesine stringate, torna in auge l’icona della donna garçonne, ma curata nei dettagli. La donna si mostra, quindi, combattiva ma volenterosa di attirare l’attenzione su se stessa.
Il paradosso vuole che i testimoni più lampanti di questo incantesimo d’amore tra la donna e la moda siano proprio gli uomini. Ad alcuni di loro bisogna essere eternamente grate per aver dedicato la loro vita a disegnare e tessere creazioni dal carattere unico e deciso. Proprio quello di cui hanno bisogno figure come Vivienne Westwood, Natalie Massenet, Lady Diana, Anne Hidalgo, Margaret Thatcher, Coco Chanel, Charlene di Monaco o Hillary Clinton, solo alcune delle protagoniste di “Women Fashion Power” la cui storia sarà raccontata grazie ai loro abiti, alle interviste esclusive e a prodotti multimediali. Attraverso i loro nomi sembra di intraprendere un viaggio. Un cammino che inizia nel passato, giunge nel presente e che, senz’altro, arriverà anche nel nostro futuro. E non solo perché le passerelle dell’alta moda dimostrano di essere un continuo andare e venire di tendenze perse e poi ritrovate, ma, soprattutto, perché la moda non potrebbe esistere senza determinate impronte. La moda dovrebbe essere riconosciuta come il sesto senso di chi ce l’ha, perché esattamente come un profumo, è in grado di rievocare sensazioni e ricordi. La stessa Zaha Hadid ha dichiarato: “Ho una mantella che Prada ha realizzato per me in occasione dell’apertura del MAXXI a Roma e ogni volta che la indosso mi tornano in mente le emozioni che ho provato in quella giornata” (ndr).
[Fonte Cover: www.domusweb.it]