Ogni giorno un tifoso romano si alza e sa che due volte all’anno, o forse un pò di più, dovrà soffrire per 90 minuti. Ogni metà agosto, all’uscita dei calendari, un tifoso romano dovrà fare i conti con le ferie, meglio lavorare un giorno festivo che perdersi quei 90 minuti. Questa sera allo stadio Olimpico andrà in scena Lazio-Sampdoria, una sfida importantissima per la classifica e la corsa al terzo posto, un vero e proprio scontro diretto. Di certo non da meno sarà la partita del Friuli di domani, che vedrà fronteggiarsi la Roma a caccia della Juventus, e la pazza Udinese di Stramaccioni. Due sfide non da poco sicuramente, ma a Roma già da tempo si respira un’aria diversa, un’aria di tensione, di ansia, fervono i preparativi, manca davvero poco, e il conto alla rovescia è iniziato già da parecchio. Nella capitale domenica c’è il derby, e il derby si sa, non è mai una partita come le altre. Nel derby non esistono le disparità di tasso tecnico della squadra, nel derby conta la testa, vince chi tiene i nervi più saldi.

Roma-Lazio vale la supremazia cittadina, non importa se una squadra vincerà il campionato e l’altra finirà in fondo alla classifica, io ho vinto il derby e questo mi basta e avanza. Il derby della Capitale è anche questo, è il dito di Chinaglia verso la Sud, il gesto di Totti del pollice verso, è la corsa di Di Canio 16 anni dopo dietro la stessa porta, è l’aeroplanino di Montella per quattro volte nella stessa partita, è il goal di Lulic al 71esimo nella finale di Coppa Italia, è la corsa liberatoria in lacrime di Balzaretti sotto la Sud, e ancora il goal allo scadere di Klose e la corsa di uno scatenato Mazzone. Un mix di emozioni che solo in pochi possono capire e provare, una partita che vale la gloria o la sconfitta.

Ogni maledetta domenica, e due volte all’anno un pò di più ci verrebbe da dire. Lo Stadio Olimpico diventa il Colosseo, i giocatori in campo i leoni, gli allenatori e gli arbitri i domatori. Insomma un continuum col passato, un qualcosa di drammaturgico che è difficile da spiegare, perchè il derby del Cupolone lo può capire davvero solo chi lo vive. Non esiste Juventus-Torino, Milan-Inter, Chievo-Verona, Sampdoria-Genoa che tenga, a Roma di derby ne esiste solo uno e lo si vive 365 giorni all’anno. Ogni particolare può diventare importante. Per fare qualche esempio: “Perchè la copertina del libro che voglio comprare è giallorossa? Signorina che libro può consigliarmi? Questo non lo prendo più”. “Perchè la metro B è bianca e azzurra, non poteva essere verde, viola, gialla? Mi viene il voltastomaco”. Mi direte che sto esagerando, ma di queste frasi ne ho sentite a centinaia e potrei scriverci un libro sopra.

La Lazio è nata prima, la Roma si chiama come la Capitale, la Lazio ha vinto in Europa, la Roma ha vinto uno scudetto in più, la Lazio ha il simbolo delle antiche legioni romane dell’impero, la Roma la Lupa Capitolina. Frasi sentite e risentite, a cui entrambe le sponde del Tevere sanno bene come rispondere e controbattere. Come difendersi. Perchè guai ad avvicinare un laziale ed un romanista, potrebbero stare per ore e ore a sfottersi a vicenda, e avvicinarli diventerebbe impossibile. Insomma il derby è tutto questo, e tanto altro ancora, è l’onore e il rispetto, è lo “sfottò”, la rabbia, la gioia, la tensione e la liberazione. A volte però anche scenario deprecabile di brutti scontri, di tanti feriti e della morte di Vincenzo Paparelli, ma questa è un’altra storia, e l’augurio è che possa dominare lo spettacolo, sul campo e sugli spalti, perchè Roma-Lazio non può essere una partita come tutte le altre.