In un clima di instabilità politica generale nel panorama italiano, il Partito Democratico uscito in modo trionfale dalle Elezioni Europee, forte dei consensi nei sondaggi e della leadership di Matteo Renzi, sembra non riuscire comunque ad avere pace, e la forte spaccatura interna dovuta alle correnti ostili al Segretario rischia quanto mai adesso di portare ad una scissione in vista di tappe parlamentari fondamentali, in primis l’elezioni del Presidente della Repubblica.
Facilmente individuabili sono i tre motivi che hanno fin ora bloccato ogni possibile reazione da parte del Presidente del Consiglio:
La maggioranza parlamentare del Partito Democratico di area bersaniana
Gran parte dell’elettorato vicino a Renzi chiede da tempo una prova di forza al Presidente del Consiglio, prova di forza che in teoria coinciderebbe con lo sfidare apertamente l’area dei dissidenti con nuove Elezioni Politiche. Ma sembra tardi ormai, con le imminenti dimissioni di Napolitano ( tra l’altro mai vicino all’idea di sciogliere le Camere ) e con la conseguente impossibilità di andare ad elezioni anticipate. Occasione persa per Matteo Renzi per dimostrare di meritare il ruolo di Premier, ed eliminare dubbi e perplessità dei più critici passando per le urne.
Il pericolo che il candidato Presidente della Repubblica scelto da Renzi non riesca a farcela per l’ostracismo dell’opposizione interna è più che concreta. L’ex Sindaco di Firenze cerca di convergere su nomi che possano piacere a Bersani, Fassina e Civati, ma la paura che possa ripetersi il caso Prodi è concreta.
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La sofferenza dei renziani nel consolidarsi sul territorio
Recente l’affermazione della renziana Paita alle Primarie in Liguria, ma dietro si nascondono non poche domande; a partire dall’identificare la giovane spezzina realmente con la corrente del Presidente del Consiglio. Molti i dubbi infatti legati all’assessore regionale accusata da molti di essersi agganciata al carro vincente solo recentemente, aggravati poi dalle accuse di Cofferati che ha denunciato la vittoria della collega di Partito accusando irregolarità nelle votazioni. Non è un segreto che la Paita abbia ricevuto il benestare di parte della destra ligure, che avrebbe così rafforzato la sua vittoria per scongiurare il trionfo del “rosso” Cofferati.
Soltanto uno dei molti esempi delle difficoltà oggettive dei renziani nell’affermarsi sul territorio e nel riuscire così a poter creare quella classe dirigente che potrebbe assicurare sia affermazioni a livello locale, sia competitività nelle Primarie. Scottano ancora poi le polemiche legate alla scelta del candidato in Emilia- Romagna, con l’esclusione dalla corsa di Richetti, e con gran parte degli elettori che non hanno gradito Bonaccini. Non riuscire a solidificare le basi è un limite non da poco che Matteo Renzi può contrastare soltanto affidandosi a persone di fiducia, ma ad oggi sembrano non essere abbastanza numerose e capaci.
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La necessità di fare riforme con il più ampio consenso parlamentare possibile aprendo alla destra
Che il “Patto del Nazareno” non sia piaciuto a molti nel Pd, Renzi lo sa, così come è consapevole che le polemiche legate alla cosiddetta “norma salva Berlusconi” sono utili strumenti per Grillo e Salvini per catturare voti al Centro Sinistra. Ma Renzi è stato scelto da Napolitano per portare avanti quelle riforme istituzionali necessarie dalle quali perciò non può sottrarsi, e che per passare in Parlamento hanno bisogno dell’aiuto della Destra. Questo porta a contraddizioni, e le sue scelte spesso non coincidono con il programma col quale nel Dicembre 2013 diventato Segretario del Partito Democratico.
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Quanto ancora dunque per la resa dei conti (inevitabile) nel Partito Democratico?
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