Archiviato il capitolo Elezioni Regionali quello che si evince come primo grande risultato è la straordinaria disaffezione che l’elettorato continua a nutrire nei confronti della politica, con una percentuale di astensione tanto allarmante quanto senza precedenti. Lo spirito “anti casta” che ha visto l’ascesa di Grillo e del suo Movimento continua a premiare le forze di opposizione con un calo dei consensi per il Governo Renzi che frena dopo la trionfale ascesa del Maggio scorso. Si apre uno scenario che vede la conferma (con fatica) per un Partito Democratico lacerato al suo interno, che dimostra che Berlusconi per l’ennesima volta non è finito come i cronisti si apprestavano frettolosamente a scrivere, e che Grillo e Salvini sono davanti ad un bivio per capire se la forza elettorale conquistata può essere trasformata in qualcosa di concreto anche a livello di elezioni Politiche.
Renzi tiene ma non controlla il Pd
Se si vanno ad osservare i numeri il Pd resta comunque il perno di ogni possibile Governo, il Partito più solido e meglio organizzato che riesce a conquistare voti al Sud laddove prima prendeva batoste dalla destra, e a tenere tutto sommato discretamente nelle Regioni in cui già governava. Ma scendendo nel dettaglio non si può non riflettere sulla difficoltà oggettiva che ha Matteo Renzi nel controllare il Pd sul territorio, con la permanenza di correnti e candidatura avverse alla linea del Nazareno. Il Partito Democratico vince ma non con i renziani; se il caso Paita poteva in un certo senso starci vista l’uscita di Cofferati, diversa è la sofferenza che in Umbria la Marini ha dovuto passare per riuscire a trionfare. Scontata la vittoria in Toscana e nelle Marche, il grosso del successo del Pd è nelle vittorie di De Luca ed Emiliano, non propriamente due renziani, entrambi anche se per motivi diversi non amatissimi dal Presidente del Consiglio.
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Berlusconi non è finito
Berlusconi non è finito, ma per vincere ha bisogno di ricompattare attorno a sè l’intero centrodestra. Non una sorpresa assoluta, ma la consacrazione di Toti in Liguria apre a scenari che prima soprattutto per il tentennamento di Salvini, sembravano molto più lontani. Laddove invece prova a correre da solo i numeri non sono soltanto sconfortanti, ma addirittura critici. I fattori che potrebbero portare all’ennesima risalita della destra sono determinati sia dall’insuccesso dell’Area Popolare che la costringe a guardare di nuovo all’ex Cavaliere per poter essere competitiva, sia alla Lega che pur stravincendo con Zaia e aumentando di molto i suoi consensi deve decidere se fare un salto definitivo verso la possibilità di governare stavolta però da Partito maggiore con Salvini leader naturale della nuova alleanza. L’incompatibilità tra Casini, Alfano e il leader del Carroccio resta il grosso ostacolo che starebbe proprio a Berlusconi eliminare facendosi carico di quel ruolo di “padre fondatore” della destra che da tanto decanta ma che soltanto adesso potrebbe davvero assumere.
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Salvini e Grillo vincenti ma con riserva
In delle Elezioni Regionali in cui praticamente ogni Partito maggiore ha allo stesso tempo motivo per sorridere e per riflettere, un dato importante è quello della tenuta di Grillo e del suo Movimento, e la confermata ascesa di Salvini e della sua Lega, entrambi candidati ad essere la prima forza di opposizione al Pd di Renzi. Resta però il dubbio che il potenziale enorme che hanno possa restare tale se non decidano di alleggerire la linea di intransigenza nei confronti delle altre forze politiche. Se per Salvini il discorso è più semplice e la prova di Toti potrebbe convincerlo ad aprire a Berlusconi e ai suoi, con i forzisti che in ogni talk politico sono pronti in queste ore a sottolineare la forza di un centrodestra unito e compatto, dall’altra parte per Grillo è molto più difficile cambiare idea potendosi aprire a quegli accordi politici che ha sempre rifiutato. La sua è stata una prova di forza eccezionale, soprattutto in Liguria, ma sembra che sia destinata a restare tale, senza potersi trasformare in un effettivo peso nelle prossime Elezioni se continua a correre da solo. E alcuni attivisti iniziano anche a chiedere il perchè della scelta di restare eterni incompiuti pur di non trovare soluzioni fattibili con altre forze.
Le Elezioni Regionali consegnano dunque un panorama partitico molto più frastagliato e complesso; resta da vedere se le opposizioni riusciranno ad approfittarne o se il Partito Democratico continuerà seppur con più difficoltà a non avere rivali consistenti nei prossimi mesi.
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