In un mondo dove sembriamo costretti a correre per non perdere il passo, chi può concedersi il lusso della lentezza? Tutti ci saremo posti almeno una volta questa domanda facendo l’associazione mentale lentezza uguale perdita di tempo, pensando che rallentare significhi rimanere indietro, avere la sensazione di perdersi qualcosa. Eppure il nostro cervello sembra andare controcorrente e preferire ritmi lenti alla frenesia della routine quotidiana.

“Contro il logorio della vita moderna.” Così recitava la pubblicità di un famoso amaro ai tempi del Carosello. E non sbagliava. Ce lo conferma il professore Lamberto Maffei, presidente dell’Accademia dei Lincei ed ex direttore dell’Istituto di Neuroscienza del CNR, che nel suo ultimo libro (Elogio della lentezza, edizione Il Mulino) ci guida attraverso i meccanismi del nostro cervello analizzando gli effetti dell’eccessiva velocità e portando alla luce i risultati benefici del pensiero lento che andrebbe ad assecondare proprio i tempi naturali delle funzioni cerebrali.

Maffei esorta alla lentezza: “Il desiderio di emulare le macchine rapide create da noi stessi, a differenza del cervello che invece è una macchina lenta, diventa fonte di angoscia e di frustrazione.” E continua: “La netta prevalenza del pensiero rapido, a partire da quello che esprimiamo attraverso l’uso degli strumenti digitali, può comportare soluzioni sbagliate, danni all’educazione e perfino al vivere civile.”

Seguendo, dunque, la strada tracciata dal professor Maffei, rallentare e riscoprire il valore intrinseco della lentezza risulterebbe un ottima cura allo stress digitale cui siamo sottoposti costantemente, che ci richiede di essere sempre reperibili e operativi grazie (o a causa) delle e-mail, di Whatsapp, di Twitter, di Facebook, ecc. Studi recenti hanno rivelato che a causa di tutte queste nuove tecnologie dormiamo un’ora in meno rispetto a qualche anno fa, il che è fonte ulteriore di stress ed irritabilità nel corso della giornata. Giornata che sembra non bastare mai. Eppure la nostra mente rischia sempre più spesso il black out, specie quando si tenta di accavallare decisioni da prendere in tempi troppo rapidi. Il rischio che ne consegue è quello di fare le scelte sbagliate.

Nella favola Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, Luis Sepúlveda afferma che la lentezza è un comportamento controcorrente, di rottura e addirittura un gesto rivoluzionario. “E’ una nuova forma di resistenza – scrive lo scrittore cileno – in un mondo dove tutto è troppo veloce. E dove il potere più grande è quello di decidere che cosa fare del proprio tempo.”

Per riconoscere il valore della lentezza e riscoprirne il piacere, basterebbe con il cominciare a darsi delle semplici regole quotidiane:

1. non riempire mai la giornata con troppi impegni in posti diversi, per evitare di arrabbiarci se rimaniamo imbottigliati nel traffico;
2. godersi i momenti conviviali mettendo da parte smartphone e tablet, e scambiando due chiacchiere con le persone che abbiamo intorno;
3. consumare i pasti principali della giornata comodamente seduti , gustando ciò che mangiamo e utilizzando tutti i nostri sensi per godere dei singoli ingredienti;
4. evitare di fare due o più cose contemporaneamente;
5. imparare a dire qualche no in più, anche ad appuntamenti piacevoli, e ad avere dei momenti di vuoto da dedicare a noi stessi.

La regola principale rimane, però, smettere di continuare a ripetere: “Non ho tempo”. Anche perché il continuare a farlo non ci farà certo sembrare più importanti e, da oggi, sapremo che non fa bene neanche al nostro cervello.

[Cover source: 12ky.com]