Il tormentone dell’estate 2015? Senza dubbio Baby George ti disprezza. No, non è una canzone, bensì una pagina Facebook, divertente e dissacrante parodia della royal family tramite i pensieri politicamente scorretti dell’adorabile figlioletto di William e Kate. Perché la ricerca del tormentone estivo, da cantare a squarciagola in acqua o sotto l’ombrellone, giunti a fine luglio, è ancora in alto mare (cit. Loredana Berté, 1980). In effetti, a differenza di estati decisamente trascorse (dobbiamo tornare alla fine del decennio precedente), le ultime belle stagioni sono state non certo avare di hit spacca-classifica, ma con una situazione all’insegna della concorrenza spietata, senza il campione indiscusso.

Prendete l’estate in corso. Molti potranno pensare che non c’è storia e che Cheerleader di Omi, uscita lo scorso febbraio e ancora sulla cresta dell’onda, sia l’assoluto tormentone estivo. Stando ai dati di giugno e luglio (prendendo come campione 50 Songs di Radio Deejay, una delle classifiche più affidabili e veritiere), la Top 10 delle canzoni più ascoltate (e, per traslato, cantate, per questo parliamo di tormentoni) è un via-vai di pezzi di vario genere e differente lingua. C’è il nutrito gruppo dei latinos: gli evergreen Enrique Iglesias, con El Perdòn, e Ricky Martin (in forma smagliante) con La Mordidita presentata ad Amici di Maria De Filippi. C’è la tamarrissima Perdoname di Deorro e c’è soprattutto El mismo sol, a firma Alvaro Soler, la novità più incisiva di quest’estate.

Non se la fanno alla larga nemmeno i nostri: tra il Buon Viaggio di Cremonini (in classifica già da inizio primavera) e L’estate addosso di Jovanotti, tra Io ti aspetto di Mengoni e Senza fare sul serio di Malika Ayane, spiccano due brani agli antipodi. Se Everytime dei The Kolors continua ad approfittare della scia lunga di Amici e dal fatto di essere diventato jingle estivo degli spot Vodafone, la Maria Salvador de Il Cile e J-Ax, sviolinata alla Maria già cantata da quest’ultimo nel 1994, è forse il brano che, più come ritmo che come contenuto, possiede tutte le carte in regola per ergersi al di sopra del gruppone. Non basta, tuttavia, per parlare di tormentone.

Stash & The Kolors (Ph. Credits: www.sorrisi.com)
Stash & The Kolors (Ph. Credits: www.sorrisi.com)

Anzi, ha davvero senso oggi parlare ancora di tormentone?
Stiamo assistendo, buon per noi, a un particolare periodo storico in cui la musica ha amplificato sensibilmente il proprio raggio d’azione. Lasciando da parte l’universo del download selvaggio e illegale, fino a dieci anni non esistevano né Youtube, né Spotify, e iTunes era ancora in fase startup. Le hit stagionali le eleggevamo in base a due fattori, preponderanti rispetto alla mera classifica vendite: i passaggi in radio (tutt’ora indicatori principali) e la televisione. MTV in precedenza non offriva l’attuale varietà di canali (MTV Rock, Hits, Classic e via dicendo) ma si forgiava di un peso maggiore rispetto a oggi nel decretare il successo di un pezzo piuttosto che di un altro. Per merito anche della concorrenza di Rete A, poi diventata All Music, e di frequenze minori ma con uno zoccolo duro importante: chi ricorda il mitologico The Box?

Prima dunque era più difficile arrivare a tutti ma per i pochi eletti, quando riuscivano in quest’impresa, la strada successiva era tutta in discesa: le Las Ketchup, quelle dell’intollerabile Asereje, non sono state che meteore, ma a differenza di una Waka Waka (Shakira, sponsorizzata dal Mondiale 2010) o di grandi produzioni come Get Lucky (2013, Daft Punk e Pharrell) la loro canzoncina aveva fatto tutto da sola, imponendosi in maniera spontanea. Conditio sine qua non per poter parlare di tormentone. Lo stesso dicasi per gli Aventura (Obsesion, 2003), La Mosca Tsè-Tsè (Para no verte mas, 1999) e Lou Bega (Mambo no.5, stesso anno). Decisamente altri tempi: il successo estivo, adesso, raramente viene dal basso.

[Cover Credits: videoclip Maria Salvador, fotografia di The Astronauts]