Era il marzo del 1963 quando le sorelle Angela e Luciana Giussani diedero vita ad uno dei personaggi più amati dei fumetti: l’affascinante, bionda e “diabolika” Eva Kant.

Lady Kant appare per la prima volta nel terzo numero della testata (L’arresto di Diabolik), momento in cui conoscerà il suo compagno ideale e ladro per eccellenza, il misterioso Diabolik, padrone di un personale e preciso codice morale. Lontani dalla categoria dei ladri gentiluomini, l’avvincente accoppiata uccide per impossessarsi delle fortune altrui o narcotizzando le vittime di turno con l’ausilio di qualche diavoleria partorita dalla mente controversa di Diabolik, il protagonista della serie.

Bellissima, docile e innamorata, inizialmente Eva viene relegata ad un ruolo subalterno. Un personaggio secondario che non suscitò particolare interesse fino a quando la sua presenza diventò indispensabile per quel pubblico di lettori che si mostrava attento e incuriosito dalla costante presenza di una figura femminile così determinata.

Fu così che il rapporto uomo-donna e di partnership tra Diabolik ed Eva, divenne via via di perfetta uguaglianza, seppur con qualche difficoltà iniziale. Erano tempi duri per le sorelle Giussani, che agli albori degli anni sessanta si ritrovarono ancora ad affrontare una società perbenista, pronta a giudicare una scelta come quella di concentrare tanta carica e forza persuasiva nel personaggio inedito di Eva Kant. Indipendente e determinata, la sensualissima criminale si ritrovò quindi ad avere a che a fare con un pubblico inizialmente restio nell’accettarla. D’altronde, Angela Giussani sapeva bene cosa significasse. Lei che aveva sfidato la società praticando uno stile di vita “spericolato” per le donne della sua generazione. Fotomodella, sportiva e una delle prime ad ottenere il brevetto di pilota fu bersaglio di critiche che le hanno riservato non poche difficoltà lungo la sua carriera lavorativa.

Eva Kant, la diabolika del fumetto e i suoi 50 anni

In un periodo in cui le figure femminili del fumetto (e non solo) risultavano per lo più essere capaci solo di mettersi nei guai per dar modo al titolare di testata di salvarle eroicamente e virilmente accoglierle tra le braccia muscolose, Eva entra in scena salvando Diabolik dalla ghigliottina: un capovolgimento di ruoli che non aveva precedenti e che solo due donne avrebbero potuto inventare. Si presentava quindi l’occasione per vincere una volta per tutte il perbenismo borghese che tanto si imponeva al “cattivo costume”. E quale miglior personaggio femminile avrebbe potuto contribuire a lanciare questo messaggio: certamente la misteriosa Eva aveva tutte le carte in regola. Divenuta compagna di vita ma soprattutto complice del Re del Terrore, il lettore si è lasciato subito conquistare dalla sua personalità con un potenziale studiato sapientemente a tavolino dalle due autrici.
Senza mai fare ombra al titolare della serie, ma sfruttandone la luce riflessa, lady kant ben presto diventa protagonista, raggiungendo un’autonomia anche editoriale, visto che oggi il logo Eva Kant è una testata e un marchio registrato.

Oggi sono trascorsi più di 50 anni dall’esordio del personaggio “diaboliko” firmato Giussani, ma la bionda e sexy criminale continua ad affascinare diverse generazioni. Un concentrato di bellezza e caparbietà che, nonostante la scelta di parteggiare per il “male”, la rende tutt’ora unica e insostituibile nella storia dei personaggi femminili del fumetto.