L’Esposizione Universale di Milano era già nel mirino dell’opinione pubblica da mesi: molte erano state le critiche, molti i cantieri e le infrastrutture a cui la città ha dovuto rinunciare per garantire un allestimento decoroso seppur minimo per i milioni di visitatori che affolleranno il capoluogo lombardo dal 1 maggio al 31 ottobre del prossimo anno. In tutto questo fervore di preparativi e lavori è bastata una mattina per distruggere la reputazione della grande macchina organizzativa che lavora all’evento: più precisamente la mattina di giovedì scorso, l’8 maggio.
Quattro giorni fa infatti sono scattati gli ordini d’arresto per molti degli organizzatori di Expo, addirittura è stata disposta la custodia cautelare per il direttore Angelo Paris. Le accuse sono molteplici: si va dalla turbativa d’asta alla frode in gara d’appalto. Tutti reati compiuti al fine di favorire le aziende “amiche” per quanto concerne l’aggiudicarsi delle grandi opere. A Milano non ci si poteva credere, da quel giorno sembra di essere tornati negli anni di tangentopoli e dell’inchiesta Mani Pulite, e certi nomi si ripresentano in maniera a dir poco inquietante.
I nomi dell’inchiesta
Antonio Rognoni è stato il primo ad essere arrestato: ex direttore di Infrastrutture Lombarde, tramite l’azienda affidatagli avrebbe favorito infiltrazione di aziende a stampo mafioso nei cantieri dell’Esposizione Universale.
Angelo Paris è il primo per cui sono scattate le manette, e non ci stupisce vista l’ulteriore accusa per turbativa d’asta. Sapeva esattamente quanti soldi ci volevano per vincere (o far perdere) le gare.
Primo Greganti era il braccio destro del direttore Paris, insieme organizzavano gare d’appalto fasulle ed informavano le loro aziende “amiche” su come vincerle.
Luigi Grillo è un ex militante berlusconiano dei tempi del Pdl: ora in custodia cautelare per aver favorito i rapporti tra aziende e capicantiere che non potevano avere rapporti con coloro i quali partecipavano alle gare.
Per completezza di cronaca va detto che nella rete clientelare scoperchiata dalla magistratura milanese trovano spazio anche Silvio Berlusconi e Gianni Letta, in qualità di persone informate sui fatti.
Fatto sta che ora la situazione è più incerta che mai e le infiltrazioni criminali nei cantieri di Expo non sono più la minaccia da tenere lontano, ma la gramigna da strappare. Non è più praticabile la soluzione ventilata qualche settimana fa da alcuni esponenti politici regionali: ossia l’idea folle e scriteriata di ridurre i controlli antimafia sulle gare d’appalto al fine di velocizzare i tempi: quest’idea poteva venire solo ed esclusivamente da Palazzo Lombardia, dove per eccellenza governano gli imprenditori e le mafie. I controlli c’erano e ci sono già state infiltrazioni, e proposte come questa non si possono tollerare.
Si pensi solo al fatto che alcuni abitanti del nord Italia sono sempre stati restii all’ammettere che i loro territori erano stati invasi dalla criminalità organizzata, eppure è così e non ci si può più fare niente, l’unica soluzione plausibile è quella di continuare a lavorare controllando meglio, anche se molte fantasiose soluzioni sono state portate all’opinione pubblica dai cittadini. Quella che ha destato più scalpore tra il perbenismo meneghino è stata suggerita al free press Metro da una lettrice qualche giorno fa:
“E se mettessimo un extracomunitario a guidare Expo?”
La soluzione prospettata è si scritta in maniera eccessivamente semplicistica, ma racchiude davvero tutto ciò di cui l’esposizione avrebbe bisogno, ossia di una guida che non abbia alcun interesse, né in Lombardia, né in Italia, bacini d’utenza principali per aziende appaltatrici. Far arrivare una guida seria e forte dall’estero sarebbe davvero una svolta epocale, ma questo non succedeà mai purtroppo. Gia, perché i milanesi e i lombardi sono troppo orgogliosi per alzare bandiera bianca e dire “la nostra terra è invasa dalla mafia e noi da soli non ce la facciamo”, si andrà quindi avanti con i vertici ai quali è stato risparmiato il carcere e amen.
L’intervento di Renzi
Oggi è invece arrivata un’altra notizia: il premier Matteo Renzi ha inviato a Milano Raffaele Cantone, ex pubblico ministero e attualmente capo del pool governativo anticorruzione, Cantone d’ora in poi ricoprirà un ruolo chiave per Expo.
E mentre Cantone è già al lavoro il ministro per le Politiche Agricole Martina vuole vederci chiaro ed ha chiesto ai vertici Expo un dettagliato resoconto sul procedere dei lavori e sulla linea da seguire in futuro. In tutto ciò il commissario unico di Expo Giuseppe Sala ha richiesto qualche giorno di pausa per riflettere sul suo ruolo e sulla possibilità di abbandonarlo, proprio per aver fallito dove non si poteva fallire: nelle infiltrazioni criminali.
Allo stato attuale delle cose ci sono vari progetti a rischio, perché ogni tanto le cose vanno dette come stanno e se, già senza intoppi particolari, a Milano i cantieri arrancavano e alcuni progetti (come la metropolitana 4) sono stati archiviati, figuriamoci in tempo di crisi ai vertici come possa essere recepita la titubanza del capoluogo lombardo. La priorità verrà ora data al progetto vie d’acqua per il quale il comune ha stoppato più volte i cantieri ricevendo anche fatture molto salate dalle ditte appaltatrici. Nei parchi i canali non saranno all’aperto ma verranno realizzati con talpe sotterranee, per la gioia di tutti quelli che hanno manifestato per tenere decorosamente in vita i parchi a sud di Milano.
Ulteriormente bisognerà finire moltissimi lavori stradali, che coinvolgono sia la nuova rete di teleriscaldamento, sia il rinnovo di alcuni snodi cittadini come quello di Piazza XXIV Maggio. Certo è che il comune ha peccato leggermente di superbia: innanzitutto la giunta Moratti pensava di avere valanghe di soldi a disposizione e ha finanziato indistintamente progetti su progetti, all’arrivo di Pisapia le casse comunali erano vuote e l’attuale giunta ha fatto tutto ciò che poteva per mantenere le enormi promesse fatte su Expo.
A Milano per ora rimangono i famosi mille cantieri per la città, speriamo solo che si riescano a finire almeno quelli senza troppi disagi. Milano torna ad essere una città che ce la deve fare nonostante tutto, nonostante tutti quegli amministratori delegati che seduti in poltrona pensano solo a loro stessi e alle cosche a cui devono gonfiare le tasche, disinteressandosi completamente della città; solo i cittadini si interessano davvero della loro Milano e, finché non ci sarà qualcuno che dovrà combattere per ripulirne i piani alti, ci troveremo sempre di più a scrivere notizie di questo genere, sconfortati dal fatto che a Milano non governa nessuno, tranne le gare d’appalto.