“Ho pensato fosse necessario proporre al grande pubblico una storia che raccontasse cosa può succedere nella vita di una normale coppia di omosessuali quando, all’improvviso, un bambino arriva a turbare il loro tran tran. E di come i meccanismi che regolino la vita di coppia e i potenziali pericoli che minano la stessa, siano sostanzialmente i medesimi a prescindere dalla etero- o omo–sessualità. Il tutto filtrato attraverso le lenti della commedia“. Con queste parole Massimo Cappelli commenta Non c’è 2 senza te, la commedia al cinema dal 5 febbraio di cui firma la regia e condivide la sceneggiatura insieme a Fabio Troiano.
Fabio Troiano per la prima volta ideatore di un progetto cinematografico, oltre che interprete: “Un sogno che si avvera“, ha dichiarato ai nostri microfoni. Sul set protagonista con Dino Abbrescia, partner consolidato dopo il successo in Cado dalle nubi, Fabio interpreta Moreno, giovane arredatore gay in coppia con Alfonso (Dino Abbrescia), disturbato dall’acida vicina (Tosca D’Aquino) e inaspettatamente invaghito della sexy Laura (Belen Rodriguez), giunta a turbare la sua serenità di coppia, già inconsapevolmente minata dalla presenza del piccolo Niccolò (Samuel Troiano), trasferitosi in casa con la coppia omosessuale in segreto.
Non c’è 2 senza te, la cui uscita in sala è preceduta il 3 Febbraio dal lancio dell’omonimo libro edito da Sperling & Kupfer, ripropone Fabio Troiano in veste comica: “Quella che mi stimola maggiormente“, ha dichiarato nell’intervista esclusiva rilasciata a Il Giornale Digitale.
Non c’è 2 senza te ti vede nei panni di attore, ma prima di tutto firmi soggetto e sceneggiatura. Più impegnativo è stato ideare o interpretare questa pellicola?
Sicuramente ideare. L’abbiamo scritta insieme io e il regista e, quindi, ci siamo dati una mano reciproca. Scrivere un progetto ho capito che è molto più complicato.
In libreria esce l’omonimo libro. Un progetto a tuttotondo. Intendi ripetere questa esperienza, magari ridandoti alla scrittura?
Sicuramente sì se tutto funzionerà. Sarebbe un grande punto di partenza: scrivere, fare le cose che scrivo sarebbe un mio sogno. Se questo film andrà bene ci sarà la possibilità di farne un altro che io e Massimo abbiamo già scritto.
Come e quando hai sentito la curiosità di metterti alla prova in altro, non solo la recitazione? Ti ha ispirato qualcosa o qualcuno?
Scrivere un film per me non significa che la recitazione non mi basti più. Adoro recitare e spero di continuarlo a fare. Mi sono trovato con il regista. Abbiamo sempre pensato che sarebbe stato bello scrivere una sceneggiatura. Avuta l’idea, l’abbiamo scritta. Non volevamo necessariamente raccontare qualcosa che nessuno avesse raccontato prima. Il mio punto di partenza non è questo.
Nel film interpreti un giovane gay che perde la testa per Laura, Belen Rodriguez. L’omosessualità al cinema come in TV oggi è ampiamente trattata, anche con sana leggerezza. Pensi se ne parli sempre nella maniera appropriata o troppo poco?
Non ritengo sia un tabù, quindi se ne parla come si parla di altre cose. Se in questa storia cambi i personaggi e metti un uomo e una donna, la storia funziona lo stesso. Non vogliamo ghettizzare o lanciare messaggi particolari. E’ una commedia che vuole far ridere e non parlare dell’omosessualità in una maniera particolare.

Nell’interpretare Moreno hai incontrato qualche difficoltà? Nelle sfumature del personaggio, per esempio?
No, non è difficile o semplice interpretare un omosessuale più o meno di un qualsiasi altro personaggio. Studi il personaggio, cerchi di capire alcune cose e usare esperienze vissute o viste rispetto al mondo che ti circonda, e le metti nel personaggio.
Nel film reciti con tuo nipote Samuel, giovanissimo. Com’è stato recitare ‘in famiglia’? Hai fatto un po’ da fratello maggiore?
Beh, sì. Lui si fidava molto di me. Si è creato però un bel rapporto sia con Dino che con Tosca. Hanno interagito molto e questo è servito per farlo sentire a proprio agio.
Com’è stato lavorare con Belen come partner di scena? Si è creata la giusta sinergia attoriale sul set?
Sì, assolutamente sì. Lei è stata molto disponibile e si è messa in gioco. Si è creato un bel rapporto professionale. Ascoltava molto i consigli, ma essendo entrata bene nella parte dava lei stessa dei suggerimenti. Una bella esperienza.
Se potessi identificare un aspetto che hai particolarmente apprezzato nella sua prova da attrice e un punto di debolezza in lei, quali sarebbero?
Il punto di debolezza che ha non dipende da lei. L’essere identificata sempre nell’immaginario collettivo come una bellissima donna la penalizza. Se la vai a vedere al cinema, dopo il primo scetticismo, vedi che funziona. Appena la vedi nei primi minuti nel film dici “Ah, sì, c’è Belen…“, ma poi dopo la vedi talmente bene nel personaggio che interpreta che ti dimentichi quello che rappresenta.

Tornando a te, ti senti più stimolato da ruoli comici o drammatici?
Sinceramente mi preferisco in veste comica. Fare l’attore vuol dire lavorare a 360°, però. Ovviamente bisogna essere consapevoli di quali ruoli sono più congeniali e saper dire: ‘Questo riesco a farlo e questo, invece, no‘.
Perché andare a vedere Non c’è 2 senza te il 5 febbraio al cinema?
Una commedia nuova e fresca. Tolto me, c’è un cast ottimo. Ci sono degli elementi unici. Tosca è prorompente ed ha una comicità incredibile. Belen, oltre che bellissima, si è rivelata una brava attrice. E poi Dino, beh, non ha bisogno di presentazioni.
Prossimi progetti in cui sarai impegnato al cinema o in TV?
Sto finendo di girare Squadra Antimafia che andrà in onda il prossimo anno. Per il momento va bene così. Speriamo poi in un prossimo film.
Prima di lasciarci, svelaci qual è il ruolo che vorresti interpretare un domani, magari con un copione pronto a bussare alla tua porta
Batman [ride, ndr] Se uno deve sognare, sogna in grande. Per il momento mi ci posso vestire per il Carnevale alle porte. Poi, chissà.
E con una risata salutiamo Fabio Troiano e lo ringraziamo da parte de Il Giornale Digitale.