Le vicende di Fabrizio Corona sono state sempre molto seguite, complice il suo carattere un po’ spocchioso e arrogante, di qualcuno che si prende ciò che vuole, come l’attenzione dei media e la nostra, senza chiedere il permesso. Ed effettivamente a molti non era neanche poi così simpatico, visto il suo modo di vivere la vita, senza limiti, senza paura, senza valori, a volte. Varie accuse a suo carico, penali, di estorsione, aggressioni a pubblici ufficiali, guide senza patente, detenzione di armi, bancarotta fraudolenta ecc. Finchè è arrivato il momento di pagare il conto, salato, di quanto fatto. Ma anche questo lo fa in maniera plateale, scappando e trovando rifugio in Portogallo, dove, dopo giorni di latitanza si consegna alle forze dell’ordine che lo condurranno prima nel carcere di Busto Arsizio e poi all’Opera di Milano.
Inizia così il calvario di Fabrizio Corona, il re dei Paparazzi. Corona era stato condannato a una pena complessiva di 13 anni e due mesi di carcere per diversi reati tra cui quelli legati alla bancarotta della sua società Fenice e ai ricatti a colpi di foto compromettenti, come l’estorsione aggravata ai danni dell’ex calciatore della Juventus David Trezeguet che gli è costata la condanna a 5 anni.
A dicembre scorso, anche attraverso l’avvocato e parlamentare Ignazio La Russa, era stata presentata una domanda di grazia parziale a Giorgio Napolitano per chiedere la cancellazione dei due anni e mezzo che Corona deve ancora scontare per il caso Trezeguet.
“Sto male, ho seri problemi psicologici e vi chiedo di darmi un’opportunità”, aveva chiesto l’ex re dei paparazzi. I suoi legali, gli avvocati Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra, “ora è un uomo molto provato con problemi seri dal punto di visto psicologico e psichiatrico e che in carcere sta soffrendo di stati d’ansia, psicosi, depressione e attacchi di panico”
Quando tutto sembrava essere perso, ecco arrivare un barlume di speranza, ieri, 18 giugno 2015, la richiesta di scarcerazione è stata accolta dal giudice di sorveglianza di Milano Giovanna Di Rosa, che gli ha concesso di andare nella comunità di recupero di Don Mazzi per farsi curare. Inizia una nuova vita per Fabrizio, che non sprecherà certamente. Le sue prime parole sono state: “Sono felice e giuro che in carcere non ci tornerò mai più”. Lezione imparata. La giustizia italiana ne sarà fiera.

Fabrizio Corona ha pagato, forse anche troppo, o forse no. Perché il caso della giustizia italiana è un continuo, quotidiano, paradosso. Non si voglia in nessun modo giustificare qualcuno che commette dei reati per cui è giusto che paghi. Non si vuole in nessun modo accusare la giustizia di non aver ben svolto la sua funzione. No. Ma è facile farsi grandi dinanzi alle piccolezze. Perché vari assassini sono a piede libero, ma Fabrizio Corona era in carcere e doveva rimanerci per ben 13 anni, se non avesse avuto bisogno di cure. Perchè vari stupratori sono in giro nell’attesa di una condanna, che probabilmente arriverà solo quando la sentenza andrà in prescrizione, perché la giustizia italiana, un po’ come la nostra cucina, è famosa nel mondo, ma per essere estremamente lenta e complessa. E milioni di mamme piangono i propri figli uccisi da un guidatore ubriaco che la domenica mattina impazzava con la sua macchina per le strade della città, dopo una notte brava in discoteca, a cui è stata a mala pena tolta la patente. E si è anche discusso, decisamente troppo a lungo, per l’immissione o meno del reato di omicidio stradale, come scarna ricompensa ai parenti, come se questo facesse tornare in vita tutte le vittime morte fin’ora.
No, non si vuole in nessun modo giustificare Fabrizio Corona, perché ha sbagliato, ha commesso dei reati, e ha pagato. Come fosse giusto, o forse più di quanto fosse giusto. Ma se si ritiene che la giustizia italiana abbia funzionato, che sia stata dura abbastanza, come dovrebbe, per il suo caso, mentre là fuori, in mezzo ai nostri figli e ai nostri nonni camminano indisturbati criminali, stalker, assassini, uomini senza scrupoli, pedofili, stupratori, allora, forse c’è qualcosa che non quadra. Perché non è possibile che le grosse, immense falle del nostro sistema siano state colmate tutte da un’unica persona. O forse si?
[fonte cover: milano.repubblica.it]