“Ma come fa a far tutto?“. Non solo un libro, non solo un film. Sarah Jessica Parker al cinema impersonava lo stereotipo della donna in carriera, moglie e mamma, che tra appuntamenti di lavoro, to-do-list infinite, pappe da preparare, regali di compleanno da comprare e “doveri coniugali” da adempiere si barcamenava con qualche capello bianco sfuggito all’occhio laser, una manicure imperfetta, un tacco rotto e una lavatrice dimenticata. Immagine realistica? Forse a tratti esasperata, ma certamente umana.
Gwyneth Paltrow questa donna – quella con il tailleur da indossare la mattina, il badge da timbrare in ufficio, il bus da prendere in orario o la macchina da ritirare al parcheggio senza lo chauffeur pronto ad aprire la portiera, e la baby-sitter da chiamare solo in extremis, perché i conti a fine mese non sempre tornano e il lusso della “Tata” english style non è da tutte – la invidia.
L’attrice ha manifestato la sua “difficoltà” nel conciliare il ruolo di madre e star affermata nell’ecosistema cinematografico hollywoodiano in un’intervista rilasciata al magazine online E! News: “E’ diverso per voi che lavorate in ufficio perché è una routine, e avete tempo di fare tante cose la mattina e poi tornate a casa la sera” avrebbe dichiarato la Paltrow e ha aggiunto “se invece giri un film ti ordinano di andare in Wisconsin per due settimane e poi lavori 14 ore al giorno ed è tutto molto difficile”.
Una madre implicitamente indignata ma palesemente sarcastica ha risposto all’attrice con una lettera firmata “MacKenzie” in cui ha asserito: “Come madre di un bimbo di due anni non potrei essere più d’accordo! ‘Grazie a Dio che non faccio i milioni girando un film all’anno’ è quello che mi dico tutte le mattine mentre aspetto su una pensilina al vento e al freddo di cominciare i miei 45 minuti da pendolare verso la citta’. E’ diventato il mio mantra”. Come biasimarla? Sono poche le donne che avranno spontaneamente reagito con una smorfia compassionevole alla lettura delle dichiarazioni della Paltrow.
Se si guardano i dati Istat sul fenomeno maternità e lavoro, c’è un dato allarmante che preoccupa: in dieci anni, dal 2002 al 2012, le donne che hanno perso il lavoro a causa dell’inconciliabilità con la maternità sono aumentate del 40%. Nel 2012 una madre su quattro entro i due anni dalla nascita del figlio non ha più un lavoro, e il dato è stabile negli anni. Non è in fondo così brillante lo status delle madri privilegiate secondo la Paltrow: il lavoro d’ufficio ha delle criticità che non sempre sono superabili, non senza rischiarne la perdita. Ma la Paltrow questo non lo sa.
Nessuno colpevolizza l’attrice per un’esternazione infelice. Forse è più opportuno compatirla. La recente separazione da Chris Martins non le lascerà la dovuta lucidità per pesare le parole. Sarà questo che la priva del raziocinio necessario per comprendere quanto poco agio ci sia nell’incarnare il binomio “donna-lavoro” e farlo con successo e stile. Ancora, la Paltrow manca dell’umiltà minima ad ammettere quanti privilegi la agevolano nel vivere del ruolo di madre solo gli onori e non gli oneri; manca della sincerità nell’ammettere che delegare talvolta le fa pure comodo quando non vuole mancare il party glamour o presenziare alla cerimonia che può aggiungere smalto alla sua carriera patinata. Infine, l’attrice manca di furbizia: poteva mai aspettarsi un coro di applausi alla lettura delle sue parole azzardate?
Un incidente rimediabile. Gwyneth, ci tieni tanto a godere maggiormente del tuo ruolo materno? Cambiare lavoro si può. Le catene Hollywood non le mette. Piuttosto che nutrire invidia – sana certamente – per milioni di madri lontane dallo star system, scendi anche tu dall’Olimpo vip e unisciti a loro. I tuoi figli ringrazieranno.