Il mondo virtuale e i social network in particolare sono diventati un pilastro fermo nella nostra vita. Tutto sembra passare attraverso il Big Data, che raccoglie i momenti più belli della nostra vita, filtra le nostre emozioni, pubblicando in mondo visione i contenuti più personali, su cui non abbiamo più alcun tipo di potere. Facebook è diventato in pochi anni un mondo parallelo, che corre indisturbato accanto a quello reale, in un continuo rapporto di incontro e scontro. Lasciamo che gli altri entrino nella nostra vita, appropriandosi di quei pezzi che pubblichiamo pur sempre coscienti di attraversare un tunnel senza ritorno, in cui tutto sembra perdersi, uscendo a galla nel momento meno opportuno. Essere coscienti del pericolo che si corre non sembra però aiutare gli utenti nella protezione della propria privacy. Non c’è coscienza che tenga, quando le azioni diventano meccaniche e l’abitudine prende il sopravvento. Ma la legge del web è chiara, nulla va perduto ed è proprio per questo che il futuro di tutti noi potrebbe essere compromesso da quei contenuti che oggi postiamo in rete inconsapevoli del fatto che un domani potrebbero trasformarsi nel nostro più grande ostacolo.

Sembra essere infatti proprio questa la grande preoccupazione di numerosi genitori, che decidono di non condividere più sul web informazioni riguardanti i propri figli. Secondo una ricerca condotta nel 2011 dall’University of Michigan’s Institute for Social Research, il 66% dei genitori americani nati tra gli anni ’60 e ’70 condivide senza remore la vita dei propri bambini online. Una fetta considerevole, anche se c’è un numero crescente di utenti che ha deciso di dire basta alla costante ed esagerata pubblicazione di foto e contenuti dei propri figli sui social network. La consapevolezza del pericolo sta ostacolando l’ostentazione dilagante di immagini e dati sensibili. Basta infatti scorrere la propria Home di Facebook per rendersi conto di come foto e video di bambini riempiano questo spazio in maniera decisamente esagerata. Non si tratta solo dell’ostentazione di genitori orgogliosi dei propri figli, che vogliono mostrare al mondo le azioni esilaranti dei propri piccoli e che non possono fare a meno di immortalare ogni loro gesto, con il desiderio di condividere con gli altri la propria esperienza di genitori. Non si tratta solo di questo, essendo l’ostentazione delle azioni un “male” comune, che caratterizza ciascuno di noi in maniera più o meno intensa. No. Qui si tratta della privacy di bambini incapaci ancora di esprimere un proprio parere riguardanti le tonnellate di contenuti che i genitori condividono su Facebook, senza pensarci troppo, in fondo.

Ma quali sono i motivi per cui sarebbe meglio limitare questa attitudine?

1) Le foto, i video e le informazioni riguardanti i propri figli, li espongono a qualsiasi genere di malintenzionato, che attraverso pochi click potrebbe sapere conoscere tutte le loro abitudini. L’esposizione al mondo reale è molto più vera ed estesa di quello che si potrebbe pensare.
2) Il web è un grande calderone in cui vengono buttate quotidianamente tonnellate di contenuti di qualsiasi tipo. Per questo, non è possibile sapere con esattezza in che modo il social network utilizzerà immagini e informazioni sensibili riguardanti i bambini.
3) Non è detto nemmeno che in futuro quelli che oggi sono i bambini ingenui e inconsapevoli di possedere già una vita virtuale, saranno entusiasti di sapere che frammenti della propria infanzia siano dispersi in rete, sotto gli occhi di tutti.

Un vero danno per il loro futuro, più o meno digitale. I contenuti immagazzinati dalla rete violano non solo la loro privacy, ma potrebbero addirittura compromettere le loro relazioni sociali una volta diventati adulti e persino la loro reputazione nel mondo del lavoro. Ad oggi è diventato infatti molto semplice scavare nel passato di una persona ed è abitudine di molte aziende ricercare nei social network informazioni riguardanti i futuri lavoratori. Facebook è per questo un vero e proprio biglietto da visita, da curare consapevolmente. È anche e soprattutto compito dei genitori limitare l’entusiasmo per la propria prole alla sfera strettamente personale e possibilmente reale.

“Non possiamo proteggere i nostri bambini da tutto. Più strette sono le mura che costruiamo attorno a loro, più fragili quelle mura diventeranno. E chissà, in un mondo dove la privacy è costantemente sotto attacco magari è meglio crescere i figli in pubblico, piuttosto che tentare di nasconderli” ha dichiarato il giornalista e padre Andrew Leonard sul magazine online Slate, in risposta all’articolo della giornalista americana Ann Webb, che ha aperto la questione Facebook e figli, con un articolo dal titolo: We post nothing about our daughter online. Le opinioni riguardanti questa tesi sono quindi differenti. Se da una parte c’è chi considera che proteggere i propri figli dal pericolo virtuale sia una precauzione necessaria, dall’altra c’è chi la considera invece una preoccupazione esagerata. Il mondo digitale riserva molti pericoli, esattamente come quello reale e tenere lontano i bambini da quello virtuale non li aiuterà a districarsi in futuro, anzi.

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