Siamo reduci da giorni di fuoco per la campagna a favore dei matrimoni gay. E per festeggiare la legalizzazione in tutti gli Stati Americani, abbiamo pensato bene tutti, o quasi, di manifestare il nostro supporto su Facebook, cambiando la nostra immagine del profilo con un’applicazione per farla diventare multi-color. Ventisei milioni di utenti, nel giro di poche ore, hanno inserito un filtro arcobaleno sulla loro fotografie. Un’ondata sincera di entusiasmo e supporto a favore del diritto delle coppie omosessuali di sposarsi, o un abile esperimento sociale, in cui milioni di persone si sono prestate, in buona fede, a fare la parte delle cavie di laboratorio?
L’ipotesi è venuta in mente a molti studiosi del campo, che non hanno esitato a esprimersi su Facebook, come la dottoranda in scienza delle comunicazioni dell’Illinois, Stacy Biasola che, al momento di cambiare il profilo ha scritto “questo è uno di quegli studi di Facebook a cui voglio partecipare!”.
La notizia è stata smentita dagli ingegneri del famoso Social Network, ma poco importa perché chi studia la rete sa benissimo che ogni singolo movimento, ogni singolo like, ogni singola condivisione che si fa su di un sito è statisticamente rilevante ai fini di uno studio, e verificabile e confrontabile anche a mesi o anni di distanza. E Facebook è maestro di marketing, non per altro ne siamo tutti dipendenti, coscientemente o meno. Magari Mark Zuckerberg e soci non avranno avuto intenzione, a priori, di sfruttare la cosa, ma riesce davvero difficile credere che possano resistere alla tentazione di analizzare a posteriori i dati prodotti. Anche perché sarebbe la logica continuazione di quanto fatto in un passato nemmeno troppo remoto.
Nel marzo di quest’anno, due ricercatori di Facebook, Bogdan State e Lada Adamic hanno pubblicato i risultati di uno studio da loro effettuato su come il sostegno verso argomenti “sensibili” si possa espandere all’interno della rete sociale. A fornire lo spunto, al tempo, era stata un’iniziativa del marzo 2013, anch’essa in supporto della possibilità di sposarsi fra persone dello stesso sesso. La scoperta più interessante di State e Adamic non riguardava tanto il numero di sostenitori, quanto il fatto che più un iscritto a Facebook vedeva crescere il numero di amici che avevano effettuato il cambio di simbolo, più era portato a fare lo stesso.
Il principio alla base è lo stesso delle foto virali di teneri gattini, animali e così via, che in poco tempo ci riempiono la bacheca e ci inducono a condividere a nostra volta. Molti utenti, forse tutti, non si rendono conto che, mentre credono di esercitare coraggiosamente una forma di libero arbitrio, forniscono al contempo informazioni preziose a chi le masse, un domani potrebbe volerle indirizzare con una mano invisibile. La libertà di pensiero e di azione per il momento, o almeno finchè morte non ci separi dai social network, sembra passare in secondo piano, sembra non interessare più di tanto. Finché fa fashion postare certe cose su Facebook, che si faccia e basta.
Sostenere che la foto arcobaleno sia stata un’indagine di mercato senza spiegare che Facebook è costantemente un’immensa indagine di mercato è piuttosto ridicolo e ingenuo. Chi studia la rete lo sa meglio di chiunque altro, tutto in rete è facilmente utilizzabile per ottenere studi e risposte dal povero popolo incosciente, utilizzato come una marionetta per scopi di mercato.
Ma non è nulla di nuovo, se pensiamo a quanto la rete, o più precisamente gli operatori della rete utilizzano questo potentissimo strumento per entrare in contatto con gli utenti finali. Si pensi a coloro che si occupano di informazione che, per rendere la notizia sempre più scandalistica rovinano l’informazione stessa, un caro, carissimo prezzo per qualche visualizzazione in più. Ma non ci si dovrebbe stupire, proprio per quanto detto finora. In fondo tutto fa parte di un più ampio progetto che mira a qualche scopo a noi, per il momento, ignoto.
Internet è indubbiamente lo strumento più potente di cui disponiamo, se solo fossimo capaci di utilizzarlo, e usufruirne, al meglio potrebbe diventare un mondo felice dove abbeverarsi di cultura, di sana e corretta informazione e di formazione, cibo per la mente, discreto, ma non troppo, sostituto di un buon libro. Se solo fossimo capaci di utilizzarlo al meglio.
[Fonte Cover: www.facebook.com]