Nel mondo del calcio da qualche anno è stato introdotto il fair play finanziario, uno strumento che si prefigge di evitare che le differenze tra le società siano dovute a fattori economici e non sportivi, come dovrebbe essere. Inoltre, i dirigenti UEFA si erano accorti del notevole indebitamento che le società dovevano fronteggiare per le ingenti spese durante le campagne di calciomercato. Molto probabilmente i dirigenti UEFA hanno capito che era giunto il momento di agire in seguito alla campagna acquisti del 2009 del Real Madrid. Durante quel periodo il presidente del Real Madrid, Florentino Pérez, si rese protagonista di una spesa senza precedenti con l’acquisto di Cristiano Ronaldo per 94 milioni di euro. Questo acquisto costituiva anche il simbolo dello strapotere delle grandi società verso una concorrenza più limitata dal punto di vista economico.
Il fair play finanziario era stato descritto dall’UEFA come uno degli 11 valori promossi da questa federazione. Michel Platini ne divenne subito uno dei fautori principali e sin dalla nascita lo ha considerato molto importante per la salute del calcio:
« …un obiettivo con implicazioni di ampia portata come il benessere generale del calcio, purché tutti i club giochino secondo le regole, soddisfino i criteri di fair play finanziario e raggiungano un bilancio sostenibile, in modo che passione faccia rima con ragione.»
(Michel Platini)
Obiettivi
Cerchiamo di capire nel dettaglio quali obiettivi vuole raggiungere il piano di fair play finanziario:
ordinare in modo razionale il sistema finanziario delle società;
generare auto-sostenibilità delle società, soprattutto a lungo termine;
provocare la crescita delle infrastrutture
favorire la crescita dei settori giovanili
Incoraggiare le società a competere soltanto entro i propri introiti
assicurare che le società rispettino gli impegni finanziari nei tempi prestabiliti
ridure le pressioni sulle richieste salariali e sui trasferimenti
diminuire gli effetti dell’inflazione nel mondo calcistico
È stato anche scritto il manuale ufficiale UEFA del fair play finanziario che illustra il tutto in modo più preciso. Per avere la certezza di ottenere tutti gli obiettivi, è stato creato il Panel di controllo finanziario, composto da 8 esperti indipendenti e 1 presidente, che monitora la corretta applicazione dei criteri di Licenza UEFA Pro.
Monitoraggio delle società
Le società sono controllate dalla UEFA dal 2011 fino all’inizio della stagione 2014, sulla base di tre punti principali:
1) nessuna presenza di debiti arretrati verso altre società, dipendenti e/o autorità
2) fornitura di informazioni finanziarie sul futuro
3) obbligo di pareggio del bilancio
Le società che non avranno raggiunto gli obiettivi nel 2014 rischieranno di non poter più partecipare alle competizioni UEFA. Michel Platini e altri dirigenti UEFA si sono più volte concentrati sul punto 3, considerando molto importante che le società non investano più di quanto non consentano gli introiti. Tuttavia, la normativa lascia ancora un margine di tolleranza nella gestione di eventuali perdite di esercizio, permettendo un deficit fino a 5 milioni di euro più altre deroghe speciali fino al 2018 per perdite da 45 a 30 milioni, se ripianate in modo tempestivo dagli azionisti di riferimento.
A questo proposito ecco due delle tante dichiarazioni fatte da Platini e da un importante dirigente dell’UEFA: « Ci sono sempre state società più ricche di altre e indubbiamente ce ne saranno sempre. Tutto quello che vogliamo è che i club, più o meno ricchi, non spendano più di quanto guadagnano e che raggiungano la parità di bilancio, unico metodo certo affinché sopravvivano. »
(Michel Platini)
« Il problema non è l’aumento degli incassi, ma quello dei costi, che finiscono per superare i primi. Per questo abbiamo sviluppato le regole di fair play finanziario, che premiano le società gestite in modo corretto. Sostanzialmente, tali regole dicono: ‘Non puoi spendere più di quanto guadagni’. Ridaranno una maggiore razionalità al calcio e premieranno coloro che rispettano le regole e adottano un modello di impresa sostenibile. »
(Gianni Infantino, segretario generale UEFA)
Conseguenze del fair play finanziario
Nei primi mesi del 2012, molteplici sono state le risposte delle società europee al fair play finanziario. I dati segnalano che il debito calcistico ammonta a circa 1,6 miliardi di euro e che è in aumento del 36%, mentre il 75% delle società non riesce a raggiungere il pareggio di bilancio .
Società che hanno ricevuto sanzioni
Per il 2013, a causa dei pagamenti di stipendi arretrati, sono state escluse della competizioni UEFA Malaga (Spagna), Hajduk Spalato e Osijek (Croazia), Rapid Bucarest e Dinamo Bucarest (Romania) e Partizan Belgrado (Serbia).
Società indebitate
Sebbene non abbia debiti scaduti, La maggior parte delle società non riesce a far quadrare il proprio bilancio annuale. Per fare un esempio, il Manchester City ha terminato il 2011 con una perdita di 225 milioni di euro, ma ciononostante i suoi dirigenti hanno proseguito a compiere notevoli investimenti sul mercato.
Oltre a queste, altre società fortemente indebitate il Barcellona, con un debito di 98 milioni di euro, mentre il debito complessivo del calcio spagnolo si aggirerebbe sui 5 miliardi di euro.
E il calcio inglese non è certamente in condizioni migiori: Chelsea e Manchester United sono in passivo di diversi milioni di euro, e con loro il Liverpool e la società francese Paris Saint-Germain, che negli ultimi anni ha effettuato ingenti operazioni di mercato.
Agli inizi del 2012, le squadre più rappresentative del calcio italiano hanno deficit superiori ai 60 milioni di euro all’anno. Nonostante Inter e Milan abbiano scelto, un po’ forzatamente, di risparmiare nelle varie campagne acquisti e cedere giocatori con alti ingaggi per abbassare i costi, non sono ancora riusciti ad azzerarli. Per la Juventus, grazie alla costruzione dello Juventus Stadium, i ricavi sono aumentati. Nel bilancio 2012-13 la Juventus ha dichiarato perdite in calo a 15,9 milioni di euro, rispetto al rosso di 48,6 milioni dell’anno precedente mentre nel bilancio 2013-14 la Juventus dichiarava una perdita contenuta a 6,7 milioni con lieve utile ante imposte(+0,1 milioni).
Società in regola
Sembrerebbe di capire che non si salva nessuno; perfortuna non è così anche se le società in regola sono davvero poche; tra queste, il Bayern Monaco e l’Arsenal, che terminano l’annata in positivo.
Venendo ai casi più recenti, qualche dubbio sull’operato di alcune società sorge spontaneo. Per esempio, è palese che in questa sessione di mercato qualche soldino il patron dell’Inter, Erick Thohir, soprannominato Et, l’abbia speso. Ha scelto di migliorare la squadra con la speranza che Mancini giunga davvero in Champions League, dove in palio ci sono decine di milioni.
Di sicuro sul piano del fair play finanziario dell’Uefa è sceso da tempo uno strano alone di mistero. Già le sanzioni finora sono state a dir poco ridicole (Platini non è d’accordo), ma c’è il fondato sospetto che in futuro ci sia una sorta di “sanatoria” che potrebbe interessare soprattutto il Paris Saint Germain. Che intenzioni ha il presidente dell’Uefa? Qualche risultato sinora è stato conseguito, va riconosciuto, ma si vuole davvero chiudere un occhio? Che senso avrebbe dopo i lodevoli discorsi degli anni passati? Sarebbero curiosi di saperlo anche i club italiani, in primis Inter e Roma che sono sotto esame. L’Inter è quella messo peggio ma entrambe rischiano (o rischiavano?) una sanzione, il blocco dei ricavi di Europa League, per l’Inter, e Champions League, per la Roma. Da Nyon devono dare precisazioni, e anche in fretta, considerato che il mercato ormai si fa tutto l’anno. E i club, giustamente, desiderano sapere se possono investire.
La speranza è che l’UEFA proceda con l’attuazione del piano di fair play finanziario senza cedere alle pressioni delle grandi società.