Se fossimo stati in una nazione con la N maiuscola, molto probabilmente, l’elezione del presidente della Federazione Italia Giuoco Calcio non sarebbe diventato un caso troppo importante. In un Paese nel quale la disoccupazione giovanile dilaga e i suicidi di persone innocenti, dovuti alla crisi economica, aumentano sempre più, qualcuno ha trovato il tempo per generare polemiche su polemiche. Sarà la stanchezza, la stagione estiva, ma la querelle Macalli-Agnelli ha assunto i contorni di una barzelletta che, siamo sicuri, non finirà qui, anche perché a noi italiani piace trasformare un banalissimo problema in un caso di stato. Ha iniziato il presidente della Juventus, che ha attaccato senza mezzi termini i cosiddetti “vecchi” con alcune dichiarazioni al veleno, ma anche condivise dalla maggior parte dei tifosi “tricolori”: “Tavecchio (Capo della Lega Nazionale Dilettanti ndr) si è candidato ufficialmente per la presidenza della Figc, anche perché è supportato da Carraro. Ciò significa che è appoggiato da un sistema che viene da lontano. Al nostro calcio – afferma Agnelli- serve una persona che riformi tutto come Albertini, Cannavaro, Vialli e Costacurta, ma anche altri calciatori, che hanno esperienze dirigenziali e manageriali, possono andare bene. All’interno dell’Eca e dell’Uefa, ci sono personaggi come Rumenigge e Platinì rispettati da tutti. Non credo che a Tavecchio la gente possa riservare lo stesso trattamento”.
Non è tardata ad arrivare, poche ore dopo, l’immediata risposta di Mario Macalli, numero uno della Lega Pro e sostenitore di Carlo Tavecchio, un’autentica furia nei confronti del rampollo di casa Agnelli: “Nessuno può offendere nessuno. Non sono unti da Dio, hanno solo il cognome e senza quello, molto probabilmente, andrebbero in un tornio ogni mattina e poi vediamo quanti pezzi producono. Personalmente non mangio con i soldi del governo italiano, ma con i miei. La sua famiglia –dice Macalli- ha spolpato l’Italia”. Parole pesanti nei confronti dell’attuale presidente della Juventus che escono fuori dai contorni calcistici e di questo, onestamente, ne avremmo fatto a meno. Macalli, dall’alto della sua esperienza, dovrebbe sapere che la Fiat, dunque l’azienda più importante della famiglia Agnelli, sponsorizza con soldi freschi-freschi la Figc e il Coni, dunque perché questo attacco gratuito e privo di senso? L’11 agosto si eleggerà il presidente della Federcalcio, non il Premier italiano insieme ai suoi ministri, quindi il calcio, tra le quattro mura di Via Allegri, dovrebbe essere l’argomento principe. Dopo il flop del Mondiale da parte dell’Italia di Cesare Prandelli, tutti i vertici, o chi per loro, hanno auspicato, almeno a parole, una rivoluzione dal gradino più basso a quello più alto, per il calcio nostrano.
Per adesso, comunque, nessun fatto, ma parole che, si sa, volano via con il vento. Bisogna anche ricordare che Macalli ha guidato la crociata contro le cosiddette “Squadre B” delle compagini di A che, con un valido progetto, avrebbero potuto giocare in Lega Pro per la valorizzazione dei giovani. Lo stesso navigato dirigente ha sposato la riforma della terza serie calcistica italiana che, nei prossimi anni, causerà un altro bagno di sangue, con molti club che diranno addio per problemi economici. Alla guida della Figc, così come anche gli altri settori che non riguardano il mondo pallonaro, servono i giovani dalle idee nuove, altrimenti saremo destinati a perdere sempre, non solo ai Mondiali e agli Europei di calcio.
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