Una donna vulcanica, piena di energia e con un sorriso gigante stampato sul volto: Federica Lisi si mostra così al mondo e alle persone che hanno la fortuna di incontrarla. E il suo sorriso acquista un valore più autentico, se si conosce la sua storia.

Vedova di un uomo, un atleta, un padre, un compagno che è stato grande, allo stesso modo, in ognuno di questi ruoli, Federica deve oggi essere ancora più grande, ancora più forte, ancora più consapevole.

Da poco più di due anni, Vigor Bovolenta non c’è più, ma ha lasciato a Federica cinque splendidi bambini, il ricordo del suo sorriso e la consapevolezza di non essere sola a proseguire nel complicato cammino della vita.

E lei ce la fa, riesce a dividersi tra mille impegni e persone, sempre con la stessa dedizione. Gli altri hanno acquisito un valore aggiunto per lei e, allo stesso modo, il tempo che agli altri dedica. Ne ha dedicato un po’, di prezioso, anche a Il Giornale Digitale, raccontando quella che è la sua vita oggi. Raccontando la persona che è oggi. Una persona che difende le proprie debolezze, il dolore e la nostalgia con tutta la forza che ha.

Sono passati poco più di due anni dalla notte in cui Vigor vi ha lasciati. Solo fisicamente. Com’è cambiata da allora Federica Lisi?

È cambiata molto, anche se poi alla fine l’animo è quello. È una persona che ha voglia di vivere, che ha voglia di amare e ha voglia di andare avanti. È inevitabile che la Federica di oggi colga l’attimo, sia molto più in grado di apprezzare il sole quando si sveglia la mattina, guardi i suoi figli e dica “io ci sono”, voglia stare con le persone a cui vuole bene e dimostrargli che gliene vuole a sua volta, che non dia più niente per scontato e sia consapevole che non l’ammazza più nessuno. È cambiata nel vivere Federica. È cambiata nel non guardare più solo casa sua, ma anche la casa del vicino, una cosa che si dovrebbe fare non solo quando si è scottati così tanto.

Hai presentato il tuo libro “Noi non ci lasceremo mai” a Novembre dello scorso anno. “Il tuo secondo viaggio di nozze con Bovo”, così l’hai definito. Cosa ha rappresentato e rappresenta questo libro per te?

Il libro rappresenta uno strumento che lui mi ha dato per arrivare da qualche parte. È un libro di unione, un libro di condivisione ed è un libro magico, perché la gente mi sta dimostrando questo. C’è un entusiasmo intorno che secondo me non è normale. Ma è un anormale bello. Sta unendo non perché sta unendo Federica e Bovo, sta unendo perché è vita là dentro e quindi è un libro di tutti. Per me è un secondo viaggio di nozze, è un percorso terapeutico che sto facendo insieme a tutte le persone che ci entrano dentro. È un “noi non ci lasceremo mai” che è veramente partito da me e Bovo, insieme ai miei figli, ma che adesso sta diventando una grande famiglia, perché di Bovo ce ne sono tantissimi, purtroppo, e di Fede altrettante. È questa la magia del libro: che è una storia così tanto scritta, che è inevitabile che quando tu lo apri ci entri dentro e ti ci rispecchi. Ognuno si dà il proprio messaggio e quello che voglio che arrivi è “ok, se lei va avanti, ci provo pure io”.

Il mondo del volley e non solo quello, ti descrive come una donna vulcanica, energia allo stato puro. Ed è assolutamente innegabile. Di cosa è fatta la tua quotidianità e come riesci a gestire tutto?

La mia quotidianità è fatta dalla normalità di una mamma che si sveglia la mattina alle sei, che veste i suoi figli, li porta a scuola, che ha dei lavori che deve fare per andare avanti e per mantenere la sua famiglia. È fatta di cene con gli amici e caffè con le altre mamme. È fatta da qualsiasi altra mamma. Io non sono nessuno, non mi sento né VIP, né autrice, né tanto meno la moglie del campione. Io mi sento mamma di cinque bambini, moglie di un uomo fantastico e amica di un gruppo di persone che mi vuole bene e a cui ne voglio.

Hai dato vita a più progetti, tra cui i Pensamore e gli eventi dedicati al tuo gigante del Polesine. Hai altri sogni e progetti, familiari o lavorativi, ancora da realizzare?

Sì, perché gli obiettivi e i sogni sono alla base della vita. Ho fatto anche un tatuaggio, “sogni e emozioni sempre”. Quando hai un sogno come quello del progetto dei Pensamore che sta partendo e che sarà sempre un sogno ogni volta che lo affronti, se va devi continuare ad andare con lui. Gli stimoli devono essere sempre presenti nella vita, quando uno si sveglia la mattina non può non avere i motivi per alzarsi e affrontare la giornata. Quindi sì, ce ne sono tanti, ma i sogni non vanno detti perché poi non si avverano.

“Io cerco di non avere paura, di essere forte. È da oltre un anno che mi sforzo di esserlo ogni giorno. Ci sono momenti in cui penso che cederò e manderò tutto all’aria. Altri in cui penso che sarò più forte di qualunque cosa che mi possa capitare”, questo scrivi nel tuo libro. A cosa ti affidi nei momenti di difficoltà? Qual è la tua forza?

La mia forza è mio marito. In tutti i sensi, in tutte le problematiche. Dalla giornata no dei bambini alla giornata no di Fede, alla voglia di condividere con un’altra persona la quotidianità, quella che condivido con lui, anche se purtroppo una telefonata non la posso fare. Quindi mi affido a 360° a lui, perché sono convinta che lui non mi molla, che io non mollo lui e non mollo questo filo che ci sta legando. Nella vita di Federica, l’ancora è sicuramente la sua presenza. E questa è la mia più grande forza, la mia convinzione di non essere sola, anche se poi con la solitudine faccio i conti parecchie volte, ma poi guardo il cielo e dico “va beh dai ma una persona mandamela” oppure “dammi una mano con Alessandro (il figlio ndr) che è in un momento di crisi”. La forza è quella che mi dà lui, ma è anche quella della mia famiglia, dai miei ai miei fratelli, agli amici più stretti. La mia forza è la consapevolezza di non essere da sola e il dolore più grande è quello di sentirsi così ed è un dolore che nessuno potrà togliermi.

Qual è il ricordo di Bovo a cui sei più affezionata?

Non ce n’è uno in particolare. È il suo modo di vivere, il fatto che lui non si alzava mai con il piede storto e se si alzava con il piede storto lo raddrizzava durante la giornata. Il suo ricordo quindi è il suo sorriso, l’immagine di lui che rientrava a casa e che aveva voglia di stare con noi. Seguiva il suo cuore e la sua passione: a trentasette anni aveva la voglia di giocare a pallavolo, come l’ha sempre avuta. Spero i miei figli facciano la stessa cosa. Se hai una passione devi portarla avanti con la voglia, con l’impegno, col sacrificio. Poi puoi arrivare o non arrivare, ma l’importante è che dai tutto quello che tu puoi dare. E se non arriva non ti sentirai insoddisfatto. Sentirsi insoddisfatti è la cosa più brutta che possa esserci nella vita, perché ne abbiamo solo una e devi essere soddisfatto di come stai al mondo.