Il mondo intero avrà vissuto un deja-vu: una finale allo Stade de France di Parigi, i padroni di casa favoriti, e un altro Ronaldo acciaccato, anzi qui proprio fatto fuori da un guaio al ginocchio. Siccome però la storia si prende gioco di noi comuni mortali, qui i pronostici sono ribaltati: se nel 1998 fu un trionfo bleu, propiziato dai problemi mai del tutto chiariti di Luis Nazário da Lima, qui è la Francia a piangere. Nonostante l’infortunio di Cristiano, leader assoluto e trascinatore della squadra fino alla finale, è il Portogallo a trionfare, grazie a un improvviso siluro dalla distanza dell’uomo che non ti aspetti: Éderzito António Macedo Lopes, sulla maglia Éder, spilungone d’ebano nato in Guinea-Bissau nel 1987.

Godot è finalmente arrivato: lo aspettavamo da una vita il Portogallo, eterna promessa, fucina dai tempi di Eusebio di una miriade di talenti. Nel mondiale inglese del 1966, nel pieno della dittatura di Salazar, la Seleção das Quinas si era fermata in semifinale, superata dai padroni di casa. Dopodiché, in coincidenza della fine del regime (1974), l’inizio di una crisi apparentemente senza fine, da cui i portoghesi riescono a tirarsi fuori a metà anni ’80, quando disputano un buon europeo in Francia, battuti tuttavia nuovamente dai padroni di casa al termine di un’epica semifinale, risolta ai tempi supplementari da Le Roi Platini. A metà anni ’90 è poi il turno della generazione di fenomeni: Luis Figo, Rui Costa, Paulo Sousa, Joao Pinto. I risultati saranno però ampiamente sotto le aspettative e a Euro 2000 arriva puntuale l’ennesima eliminazione in semifinale, ancora per mano della Francia. L’uomo della provvidenza si manifesta ancora teenager nel 2003: in un’amichevole di agosto contro il Kazakistan fa il suo esordio in nazionale il diciottenne Cristiano Ronaldo, stellina appena venduta dallo Sporting Lisbona al Manchester United di sir Alex Ferguson. Certo, ci sarà tempo per altre cocenti delusioni come l’ennesima eliminazione in semifinale nel 2006 di nuovo per colpa della Francia e soprattutto la sconfitta in finale con la Grecia nell’europeo casalingo del 2004, ma la sensazione è che Godot stia arrivando. E arriva quando nessuno se lo aspettava, in un torneo partito malissimo, e con una squadra che pareva Ronaldo-dipendente. Ronaldo che dopo la prima tremenda fitta al ginocchio ha provato stoicamente a restare in campo giocando la finale con una gamba sola, per poi arrendersi al dolore e seguendo i compagni per tutti i minuti restanti dalla panchina, ma con la mente e i nervi ancora in partita. Lui che solleva al cielo il primo trofeo vinto dalla Nazionale portoghese è una splendida favola a lieto fine.

E di favole Euro 2016 ne ha avute parecchie: sì, la Nazionale di Antonio Conte ha fatto un’ottima figura, superando alla grande i giganti Belgio e Spagna e sfiorando il colpaccio coi campioni del mondo in carica, ma siamo l’Italia e non possiamo permetterci di parlare di sorpresa. Quelle dell’Islanda e del Galles, sì che invece sono piccole grandi imprese. Un fuoriclasse, Bale, un ottimo giocatore, Ramsey, e una squadra di mestieranti con tanta corsa e tanta grinta: questo aveva a disposizione il tecnico Chris Coleman e con questo è riuscito a portare una nazionale piccolissima tra le prime quattro d’Europa, permettendosi persino di umiliare gli stra-favoriti belgi in un match che tutto il popolo gallese – finora abituato al rugby – ricorderà per sempre.

Così come lo ricorderà per sempre questo europeo Antoine Griezmann, capocannoniere col broncio, e con lui l’intero popolo francese, che per un mese ha dimenticato le preoccupazioni di due anni terribili. È mancata giusto la ciliegina sulla torta, ma grazie al Portogallo abbiamo scoperto che la Francia in casa propria può anche non vincere.