Un occhio ai fornelli e uno al pc, uno sguardo all’ultima ricetta e poi la macchina fotografica pronta sul tavolo: è il food blogger, la professione più in vista del momento. A dimostrarlo è il web, che negli ultimi anni si è popolato di amanti della cucina, alcuni last minute, altri di vecchia data, pronti a diffondere sui social – Facebook e Instagram in primis – profumi e sapori a colpi di foto e ricette. I food blog sono sempre più amati, lo testimoniano le community di appassionati, in cui scambiarsi consigli perché si prova quel piatto e allora bisogna confrontarsi sul campo.
Insomma, la food experience del momento parla il linguaggio social, è virtuale nella ricerca di un’idea per il pranzo/cena e quindi nella propensione a seguire uno o l’altro food blogger fino poi a spostarsi nella propria cucina, tra pentole e padelle.
Una cosa è certa: tutto parte dalla scelta del food blog “di fiducia”, quello in cui sentirsi a casa. Le possibilità sono davvero tante, perché tanti sono i modi di “fare cucina”: scegliere il food blog da seguire spesso significa condividere una cultura del cibo e degli ingredienti, significa appassionarsi a un certo tipo di tradizione, captare le ultime tendenze.
Per capire qualcosa in più del mondo dei food blogger per questa Food Experience abbiamo fatto un salto nella Juls’ Kitchen, una cucina dal nome inglese ma dalle origini tutte italiane, guidata da Giulia Scarpaleggia. La cucina di Giulia è cresciuta di anno in anno, grazie alle sue esperienze e a una gavetta che ha visto maturare nuove consapevolezze. Piace, diverte, incuriosisce il food blog di Giulia perché esprime a pieno l’idea che la cucina possa allo stesso tempo parlare di un territorio ma aprirsi al mondo, a tavola non esistono sapori che non si possono sperimentare. C’è sempre da provare.
Giulia, nella tua Juls’ Kitchen si sente l’amore per la cucina: un colpo di fulmine o una passione nata giorno per giorno?
Sicuramente una passione nata quando ero piccola, che nel tempo è andata rafforzandosi. Direi che è esplosa in tarda adolescenza: la cucina era il mio rifugio, dove mi sentivo sicura. Poi quando è arrivato il tempo dell’università e del lavoro ne ho capito la vera importanza nella mia vita, e ora è una passione che continua a crescere.

Il tuo blog parte dalla Toscana nel 2009, fino ad abbracciare sapori diversi che hanno un filo comune: il racconto del territorio. Ci dai qualche dettaglio della tua cucina “virtuale”? Come si svolge una giornata tipo nella Juls’ Kitchen?
Mi alzo, sempre troppo tardi rispetto a quando vorrei, faccio colazione e poi entro in cucina. Sul tavolo c’è sempre il mio computer, è lì che lavoro: posso cucinare, scrivere, fotografare, insegnare un corso di cucina. Faccio tutto lì. Vorrei togliere un po’ di romanticismo alla cosa, però: in tutto questo c’è anche tantissimo tempo passato a pulire il caos creativo che lascio in cucina, ad esempio. Lavoro fino all’ora di cena, qualche volta anche dopo. Non sono bravissima ad organizzarmi con tempi e scadenze, ma tutto questo mi piace e non mi pesa. Oltre ai giorni di cucina, ci sono anche momenti di esplorazione, tra mercati, produttori e paesaggio toscani.
Come ti approcci alla creazione di un nuovo piatto?
Non sono una cuoca che spicca per innovazione, io mi appoggio sempre alla tradizione, a quello che mi ha insegnato mia nonna, alle ricette di famiglia. Quello che mi guida è però la stagionalità, cerco di esprimere il meglio di quello che si trova al mercato nelle mie ricette.

Oltre i confini della tua Toscana, quale cucina ti attira di più e dove trai ispirazione per le tue ricette?
Sono una golosa di sushi, portarmi a cena in un ristorante giapponese potrebbe richiedere un mutuo! A parte questa evidente passione, mi piace molto la cucina libanese e medio-orientale e ho un debole anche per l’Inghilterra e la sua cucina, spesso bistrattata ma veramente affascinante.
Si è da poca conclusa l’esposizione universale che ha puntato i riflettori sul cibo, ed è emerso come la cucina insieme al fashion e alla forniture sia tra i settori trainanti del Made in Italy nel mondo. Tu che sei spesso protagonista di tanti eventi, come viene vista la cucina italiana fuori dai confini?
Gli stranieri amano la cucina italiana e sono sempre più curiosi, approfondiscono e chiedono, sanno distinguere anche tra le nostre cucine regionali. Quello che amano è la nostra attenzione alla stagionalità, alla genuinità, al nostro modo di cucinare che rispetta gli ingredienti e non tende a complicare ma a semplificare. Abbiamo una bella responsabilità perché non dobbiamo deludere le loro giuste aspettative, e lo dobbiamo anche alla nostra!
Sui tuoi social ti rivolgi soprattutto a un pubblico straniero, fornendo ricette, post, foto in inglese. Un modo per distinguerti dal mondo oramai affollato dei food blogger, o la scelta precisa di “posizionare” il tuo blog in aree di maggiore interesse?
Ammetto che è stato un po’ un caso e un po’ uno sbocco naturale per l’altra mia grande passione, quella per la lingue inglese. Ho molti amici stranieri e volevo parlare anche a loro con le mie ricette toscane, ecco come a poco a poco ho cominciato a tradurre in inglese ogni post. Adesso riconosco che è stata una scelta fondamentale per lo sviluppo del blog e della carriera come blogger, food writer e insegnante di corsi di cucina.

Ti vediamo impegnata in diversi progetti, tra questi un corso di food writing. Ci racconti di cosa si tratta? Che differenza c’è tra cucinare e scrivere di cibo?
I corsi di food writing sono un progetto nuovo che mi entusiasma tanto. Sono fin dall’inizio del blog un’avida lettrice dei più importanti food writer internazionali, e sto pian piano cercando di tradurre i loro insegnamenti anche per un pubblico italiano. Sappiamo cucinare bene, e mangiare benissimo, ma dobbiamo ancora imparare a parlarne e scriverne in maniera adeguata. Guardare come fanno all’estero può stimolarci a fare ancora meglio, anzi, a trovare un modo tutto nostro per farlo. Essenzialmente non c’è differenza tra cucinare e parlare di cibo: ci sono termini, strategie, approcci, cambia solo la materia alla quale applichiamo le nostre conoscenze.
Tra le tue ricette troviamo anche uno spazio per quelle senza glutine e le vegetariane. Come sta cambiando il mondo del food negli ultimi anni? E come pensi che cambierà ancora?
Il mondo del cibo sta cambiando perché ci rendiamo sempre più conto di quanto l’attenzione agli ingredienti sia fondamentale, e di come non tutti abbiano le stesse esigenze. Credo che si stia andando sempre di più verso l’attenzione al prodotto come elemento per raccontare un territorio. Riscopriamo i piccoli produttori, quelli locali, e diventano sempre più spesso la nostra prima scelta.
Per concludere, qual è il piatto forte di questa stagione che non può mancare sulle nostre tavole?
Vado di pasta fresca, i tortelli di zucca e patate, per esempio!