Interpreta Rachele Ragno: un nome che in Squadra Antimafia 6 risuona come una minaccia. Dall’esordio al cinema in Baciami ancora di Gabriele Muccino, Francesca Valtorta di strada ne ha fatta e il suo curriculum attoriale vanta svariati successi. Da Immaturi – Il viaggio di Paolo Genovese alle varie esperienze televisive in fiction di successo, da R.I.S – Delitti Imperfetti al recente fenomeno social oltre che televisivo Braccialetti rossi, Francesca Valtorta è oggi la nuova bad girl di Squadra Antimafia, scomoda erede di Rosy Abate, difficile da detroneggiare dal cuore dei fan della serie. Ci sta riuscendo, Francesca, e il suo personaggio dalle imprevedibili evoluzioni nella sesta edizione della fortunata fiction Mediaset riserva sorprese.
In queste settimane a Catania per girare alcune scene della settima stagione della fiction firmata Valsecchi, dal 7 Novembre Francesca lascerà la Sicilia per continuare le riprese a Roma fino al ciak finale ad Aprile. L’abbiamo raggiunta telefonicamente al termine di una faticosa giornata di riprese nella bella Catania e Francesca si è raccontata così.
All’inizio della serie dichiaravi: “Spero che Rachele entri nel cuore dei fan“. C’è riuscita?
Francesca: Pian piano sì. All’inizio ho sentito molta aggressività. Leggevo molti commenti che mettevano a paragone il mio personaggio a quello di Rosy. Ovviamente il pubblico è affezionato a lei, quindi il mio personaggio veniva visto negativamente. Dalla 5^ puntata, in cui Rachele ha iniziato a mostrare sensibilità nel rapporto con i fratelli e sta prendendo più spazio nell’operatività della storia, secondo me sto iniziando a vedere uno spazio per lei.
Se dovessi citare un messaggio particolarmente forte ricevuto, nel bene e nel male, quale sarebbe?
Francesca: Mi ha molto colpito quando un giorno, girando a Catania e bevendo il caffè fuori dai camper, una ragazza dalla macchina, abbassato il finestrino, mi ha urlato “P*****a, tu sei la rivale di Rosy Abate“. Io sono rimasta basita. Non ho osato replicare. Da una parte è bello vedere come la fiction entri nel cuore, dall’altra ho detto “Oh ragazzi, calma eh” (ride). La gente mi chiama Rachele e quasi mi lusinga che mi identifichino con questo personaggio che amo, ma c’è un limite. L’antipatia che suscita Rachele mi fa anche piacere. All’inizio si vedeva solo il lato arrogante e cattivo di Rachele, mentre poi c’è stata un’evoluzione ed è emerso il lato umano di questa ragazza, a partire dalla relazione con Calcaterra. Mi auguro che prima o poi ci si affezioni.
In altre interviste hai citato Marco Bocci come colui che ti ha accompagnato ad inserirti al meglio sul set. Come e quanto ti ha aiutato o continua ancora a farlo?
Francesca: Aiutato magari no. Marco, così come quest’anno Paolo Pierobon, avendo più esperienza soprattutto sul set, magari dà dei suggerimenti e consigli. Questa non va vissuta come una prevaricazione, bensì l’opportunità per ricavare dritte preziose da chi si muove da più tempo in un ambiente per me nuovo. In questo senso con Marco c’è uno scambio su come costruire scene o dire delle battute. Un dialogo coadiuvato dai due registi con cui, soprattutto nel periodo catanese in cui si sta tutti nello stesso hotel, ci si vede la sera prima di girare e si provano le scene. C’è uno scambio continuo. Con Marco è stato così.
Tu e Marco Bocci siete protagonisti di scene hot. Gli scatti di queste scene al tempo delle riprese sono stati rubati e buttati sui giornali. La cosa ti imbarazzò all’epoca. A distanza di tempo c’è stato un risvolto positivo in termini di notorietà?
Francesca: No, per carità. Sono arrivate già delle proposte positive e spero ne arriveranno ancora, ma per la messa in onda della serie dove spero si veda che ho fatto un buon lavoro. Le foto possono dare popolarità, ma è diverso dalla notorietà che deriva dal tuo lavoro. Almeno per me.
Che proposte hai ricevuto? Ci sono progetti in partenza?
Francesca: Purtroppo insieme a Squadra Antimafia è difficile dedicarsi ad altri progetti, perché è un impegno che dura parecchi mesi. Già devo incastrare le riprese di Braccialetti Rossi 2, ma non c’è il tempo per altro. Avevo in ballo un progetto teatrale con Marco Bocci su Modigliani a cui ho dovuto purtroppo rinunciare. Poi sono giunte proposte per interpretare certi ruoli, ma ho dovuto rifiutare per lo stesso motivo di prima. Un tempo era l’agente che mi proponeva come attrice, adesso – grazie a Squadra Antimafia – sono gli altri a cercare me. Un ottimo segnale.
Nella settima stagione di Squadra Antimafia ci sarà una tua evoluzione buona o…? C’è qualche dettaglio svelabile?
Francesca: Il mio personaggio non diventerà buono. Non posso dare altri dettagli perché anticiperei sviluppi della serie in corso. Gli aspetti più duri di Rachele si acuiranno, anzi, e non viceversa.
Più stimolante un ruolo da bad girl oppure preferisci vestire i panni della ragazza che trasmette un messaggio positivo, più soft?
Francesca: Decisamente bad girl. C’è la parte divertente dell’action-movie. Poche fiction ti permettono di giocare con pistole e sparatorie. Poi è stimolante per un attore interpretare un personaggio che è l’opposto di come si è. Fare sempre personaggi che ti assomigliano diventa sterile. Interpretare qualcosa che richiede un lavoro sull’attore è molto più stimolante.
Quest’anno si è parlato tanto di Gomorra. Tra Gomorra e Squadra Antimafia ci sono similitudini, ma anche discrepanze evidenti. Cosa rende Gomorra un prodotto d’interesse internazionale e, invece, Squadra Antimafia un prodotto dall’eco forte, ma solo nazionale?
Francesca: Io Gomorra non l’ho visto. Credo che Gomorra, anche da un punto di vista economico e di tempistiche, ha potuto creare un prodotto internazionale. Ha elementi più aderenti alla realtà. Quel neorealismo che all’estero piace molto. Squadra Antimafia, invece, ha una componente romanzata. Non ha la pretesa di raccontare la realtà. E’ fatto molto bene, prende dalla realtà delle cose, ma le amplifica. Forse questo elemento le differenzia e fa sì che Gomorra possa essere più vendibile all’estero.
Se ti contattasse adesso Stefano Sollima e ti proponesse un ruolo da camorrista accanto a Pietro Savastano e Genny di Gomorra?
Francesca: Morirei dalla gioia. Magari!
Nei tuoi sogni, con chi vorresti recitare e quale ruolo vorresti interpretare?
Francesca: Già il fatto di poter continuare a lavorare sarebbe un grande sogno. Noi attori viviamo sul filo del rasoio e sappiamo che da un momento all’altro possiamo non essere più chiamati. Non ho un’idea di un ruolo in particolare, i personaggi li scopri quando li leggi e ti appassioni solo dopo. Sicuramente mi piacerebbe un film in costume.
Come partner sul set chi vorresti?
Francesca: Elio Germano, che ha una carica ed energia molto forte. Potrebbe insegnarmi qualcosa. Come regista, invece, mi incuriosisce Paolo Virzì. Non lo conosco, ma mi piacciono i suoi film e tutti dicono che sa lavorare molto bene con gli attori, tirando fuori il meglio anche da quelli meno bravi. Sarei curiosa di vedere cosa sarebbe capace di tirar fuori da me.
Tu sei molto modesta
Francesca: Sì, lo ammetto. per vari motivi. Per la fortuna che ho a fare questo lavoro e perché so che può finire da un momento all’altro. Poi perché sono molto insicura. Non sono mai contenta e vivo tutto come un regalo. A volte è frustrante non godere del lavoro fatto. Bisognerebbe essere un po’ più rilassati.
Grazie a Francesca Valtorta da Ilgiornaledigitale.it
[Credits photo: Gentile concessione dell’artista]