Tu sì na cosa grande. Non è difficile immaginare Napoli esclamare questa frase estrapolata dalla celebre canzone di Domenico Modugno nel commentare ognuna delle soprendenti esibizioni di Francesco Cicchella il venerdì sera live a Tale e Quale Show su Rai1. Una Napoli inorgoglita da quello che oggi considera ‘Il lato bello della città’, come lui stesso racconta alla nostra testata in un’intervista esclusiva ricordando alcuni tra i calorosi messaggi che piovono dalla sua città a riflettori spenti.
Il via con Fedez in un climax raggiunto con Stash Fiordispino dei The Kolors, fino all’ultima esibizione del 9 ottobre nelle vesti e le note di Francesco Renga. Ogni personaggio una rivelazione, quella di un artista – Francesco Cicchella – che già in Made in Sud aveva convinto il pubblico con le sue riuscite imitazioni di Gigi D’Alessio, Kekko dei Modà e Michael Bublè, portando in TV un cabaret studiato e sedimentato sui palchi dei teatri, ieri di Napoli, domani chissà.
Alfiere della comicità e dell’imitazione in uno show che macina ascolti. Tale e Quale Show, infatti, conquista il pubblico e regala a Rai1 la vetta della classifica Auditel della prima serata del venerdì. La puntata del 9 ottobre dello show di Conti ha conquistato 5.227.000 di spettatori pari al 23.58% di share. Una percentuale in aumento che batte Mediaset e conferma che la qualità è l’ingrediente essenziale per un intrattenimento che tenga il pubblico davanti allo schermo. Dati Auditel a parte, lo show di Conti è entrato nelle case italiane con signorilità, proponendo uno spettacolo garbato e ben confezionato. Lo stesso garbo con cui Cicchella si è concesso ai nostri microfoni.

A Tale e Quale Show stai dimostrando quanto vali. Sei tu la rivelazione di questa edizione. Ti senti di vincere?
Non credo di meritare la vittoria più degli altri. Vivo il gruppo e il lavoro quotidiano che ognuno svolge. La vittoria la meritiamo tutti. Non penso alla classifica e i punteggi. Ci tengo a divertirmi, fare delle belle performance e dimostrare quello che so fare.
Delle tue performance, se dovessi fare autocritica, in cosa vorresti migliorarti?
È difficile che io mi piaccia rivedendomi. Mi è piaciuta molto l’esibizione su Tiziano Ferro. Mentre nella prima puntata ero teso, il personaggio – Fedez – era ostico, c’era la tensione della prima puntata ed ero molto concentrato sul testo, troppo veloce. Incartarsi sarebbe stata la fine, se avessi sbagliato una parola c’era solo da mandare la pubblicità (ride, ndr.). Non mi sono divertito come nelle altre puntate, dove ero più rilassato.
Nei panni di Tiziano Ferro sei stato impeccabile, però la rete si è lamentata del trucco. Cosa ne pensi?
Io e Tiziano siamo molto diversi. Lui ha il viso quadrato, io ovale. Lui ha occhi, naso e bocca piccoli, io l’opposto. I truccatori fanno un lavoro pazzesco. Nel caso del mio Tiziano si sono impegnati tantissimo. Poi ci sono dei limiti oggettivi legati alla fisionomia dell’attore. Non sempre, quindi, il trucco è riuscitissimo.
Dopo la tua prima performance insieme a Giulia Luzi, la rete ha scatenato una polemica circa l’infelice frase di Claudio Lippi verso Fedez. Ha esagerato la rete o Lippi ha fatto realmente uno scivolone?
Questo è un programma dove c’è un forte spirito goliardico, di entusiasmo e leggerezza. Ci lasciamo andare spesso tutti a battute simpatiche. Sono convinto che Lippi non avesse nessuna intenzione di offendere Fedez. Era una battuta che andava presa con leggerezza, ma capisco che il diretto interessato possa non averla presa come tale. Chi guarda da casa non ha la stessa percezione del clima in studio. Una battuta innocente e leggera in studio, può non apparire così da casa.
Sempre la rete, ma anche la stampa, accusa Claudio Lippi di troppo buonismo nelle sue vesti di giurato. Cosa ne pensi?
Credo che i giurati facciano semplicemente il loro lavoro, peraltro difficilissimo perché siamo tutti molto bravi e quindi è complesso giudicare. Ognuno di loro usa i suoi criteri, opinabili.
Da Stash Fiordispino hai ricevuto pubbliche congratulazioni attraverso la seguitissima pagina Facebook, meno entusiasta lo stuolo di fan nei vari gruppi FB a lui dedicati. Cosa ti responsabilizza di più nell’eseguire la tua performance, in generale, ma soprattutto quando dedicata a un soggetto così in voga tra le giovanissime e quindi sotto i riflettori del momento: il giudizio dei giudici, dell’artista imitato o delle sue fan?
Il giudizio di me stesso. Le fan è sempre difficile accontentarle. Soprattutto quando si tratta di adolescenti che, al di là dell’apprezzamento artistico del protagonista in questione, spesso ne sono ‘innamorate’. L’affetto che nutrono le porta a sottolineare l’unicità dell’artista che amano, non valutando obiettivamente. Mi è capitato di leggere però commenti in cui alcune hanno apprezzato, accanto a commenti opposti, perché ritenevano che il trucco mi avesse imbruttito mentre Stash è molto più bello. Fa parte gioco. Il pubblico delle fan percepisce l’imitazione in maniera differente. A volte se l’imitazione è ben fatta le fan possono addirittura indispettirsi se vedono che c’è qualcun altro bravo a fare le stesse cose che fa il loro idolo. Ci sono mille sfaccettature. Va benissimo così. Molte stashers, però, hanno iniziato a seguirmi sui miei profili. Se è vero che una parte ha espresso commenti non entusiasti, un’altra parte ha apprezzato me ed è entrata a far parte dei miei fan.
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Quale personaggio vorresti interpretare adesso e quale invece dici ‘Oddio, quello proprio no’
Sicuramente Michael Jackson. Uno dei miei idoli. Mi divertirei anche a ballare. Lo facevo già da piccolo quando guardavo i suoi concerti. Non c’è, invece, nessun personaggio che vorrei evitare. Mi piace molto mettermi alla prova dal punto di vista sia vocale che attoriale. Sarebbero tutti delle sfide interessanti, anche se difficili. Temo, forse, il momento in cui dovrò interpretare una donna, perché non immagino il risultato. Colgo tutto con spirito di divertimento, quindi sono aperto a tutto.
Il programma sta riscuotendo ottimi risultati in termini di ascolti. Quale pensi sia la chiave del successo di Tale e Quale Show e quale potrebbe essere l’ingrediente in più di questa edizione, se c’è?
Credo che la carta vincente sia la qualità, data dalla professionalità di tutte le persone che lavorano nei vari campi nello show. Da Carlo Conti che cura ogni minimo dettaglio, ai concorrenti che sono dei grandi professionisti, ai truccatori, alla redazione. Ogni cosa sta al posto giusto ed è un programma che non può non funzionare. L’imitazione poi ha sempre esercitato un effetto particolare sul pubblico. Nel momento in cui questa avviene sia fisicamente che vocalmente, è una trasformazione completa. Penso che questo abbia un fascino notevole sulle persone.

Ho letto di te su una testata napoletana ‘È una cosa dell’altro mondo’. Il calore della tua Napoli quanto lo stai sentendo? Quanto ti incoraggia e fa forza?
Tantissimo, perché i napoletani – quelli che mi conoscono meglio artisticamente perché Made in Sud è stato molto sentito a Napoli è lì a Napoli ho eseguito molti dei miei primi spettacoli – sono coloro che mi conoscono di più, avendomi visto dal vivo, ma mi stanno conoscendo adesso in altre vesti, in un contesto diverso dove avvertono di più il campanilismo. Adesso il pubblico napoletano mi ritrova in uno show dove c’è anche la componente della gara e sentono di voler supportare l’idolo di casa. Mi circonda molto affetto e ricevo spesso commenti che dicono io sia l’orgoglio della città e rappresenti ‘il lato bello di Napoli’. Questo è il punto di partenza per comunicare e portare la propria arte anche altrove.
Made in Sud, appunto. Facciamo un passo indietro alle tue parodie, da Kekko dei Modà a Gigi D’Alessio, qual è stata la più impegnativa, la più difficile?
La più laboriosa quella di D’Alessio, perché prevede che io scriva delle canzoni almeno parzialmente inedite. Sicuramente però dal punto di vista creativo è la più stimolante.
Qualcuno si è mai lamentato per non aver particolarmente apprezzato la sua imitazione o, al contrario, qualcuno si è congratulato con te?
Gigi D’Alessio mi ha fatto tantissimi complimenti, l’ha presa molto bene e ci ha tenuto a venire in puntata a trovare il suo sosia. Anzi, questa cosa ha fatto sì che nascesse un rapporto di amicizia e stima tra noi due. Kekko, invece, l’ha presa ironicamente. Mi ha mandato una volta un video in cui scherzosamente diceva che lui non è triste come lo rappresento io. Di Michael Bublè non ho notizie. Non so se oltreoceano sia arrivata la mia parodia (ride, ndr.)

Con Zelig, Colorado e Made in Sud c’è stata una rivalutazione della comicità in TV. Cosa servirebbe ancora per portare la comicità fuori dai teatri e dargli sempre più dignità propria anche sul piccolo schermo?
Diciamo che ciò che può aver inciso negativamente sulla comicità in TV è la rapidità dei tempi televisivi. Un riflesso della velocità dei ritmi quotidiani, anche a causa del web che ci tormenta con input vari, tutto in TV scorre molto velocemente e questo ha avuto ripercussioni anche sulla comicità, che prima era più respirata. Un ritorno a tempi più dilatati farebbe bene anche a noi comici, dando la possibilità di puntare non tanto sul tormentone, ma magari sullo sketch più costruito, come a teatro.
Cosa ne pensi dei comici che nascono da Youtube, che non hanno mai calcato il palco di un teatro ma la cui comicità diventa virale attraverso le clip sui social?
Oggi l’espressione artistica avviene attraverso innumerevoli linguaggi e vetrine. Il web è una di queste, ma il linguaggio è molto diverso da quello teatrale. Spesso il limite dei ragazzi che vengono fuori da YouTube è che sono abituati a creare cose efficaci solo sul web, ma non altrettanto in TV o nel live. Mantenere un pubblico davanti a sé non è cosa facile. Lo studio, l’esperienza di palco servirebbe a questi ragazzi a non rimanere solo dei fenomeni virali.
Prima di salutarci, dopo Tale e Quale Show cosa ti attende?
Riparte Made in Sud a Febbraio e ne farò parte. Occorre capire cosa fare da Dicembre a Febbraio. Non escludo che mi si possa vedere in giro in qualche teatro.
Grazie a Francesco Cicchella da Il Giornale Digitale .