Poche ore lo separano dai primi vagiti del suo secondo figlio. Si chiamerà Alessandro il maschietto che Wilma Helena Faissol donerà a Francesco Facchinetti, papà bis felice dopo la piccola Mia avuta dalla relazione con Alessia Marcuzzi. Francesco si prepara a destreggiarsi tra pappe e pannolini forte delle soddisfazioni che sta ricevendo dai suoi successi professionali. Su Radio Kiss Kiss conduce tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00 “I corrieri della sera”, programma da lui ideato, che rinnova il suo successo d’ascolti di puntata in puntata. Accanto alla sempre viva passione per la musica, Francesco Facchinetti segna importanti traguardi anche con il suo business nell’universo digitale e gira il mondo aprendo sedi della sua società di talenti: Frank Matano, Selvaggia Lucarelli e Francesco Sole sono solo alcune delle Ferrari che Francesco vanta in “scuderia”. Chi è Francesco Facchinetti oggi e quanto è cambiato dai tempi di “Bella di padella“? Lo abbiamo chiesto a lui in questa intervista esclusiva.

Fra pochi giorni nascerà il tuo secondo figlio, un maschietto. Come ti senti e come hai preparato Mia all’arrivo della cicogna?

Francesco: Mi sento come tanti altri padri, spero. Ho cercato di rifare pratica con le varie cose qualunque padre dovrebbe fare, cioè tutto quello che fa una mamma tranne le pappe. Quelle sono un casino: se sbagli gli ingredienti fai dei danni seri. Quando nasce un figlio l’uomo di casa diventa l’ultima ruota del carro. Tutto quello che fai è sbagliato, quindi, so già che nonostante i miei 15 secondi per cambiare il pannolino con tanto di regalino dentro, sarà tutto sbagliato, ma l’uomo deve subire con gioia anche questo. Attendiamo con gioia questo grande momento. La mia è una famiglia allargata: pensa che siamo 28 cugini. Circa Mia, è una cosa molto personale. Posso dirti che l’arrivo di un nuovo figlio è una gioia e deve esserlo per tutti coloro che compongono la mia grande famiglia allargata.

Ti senti lontano caratterialmente dai tempi di DJ Francesco?

Francesco: Le prospettive nel tempo cambiano, come tu guardi il mondo e come lui guarda te. L’adrenalina con cui affronto le cose, l’essere leggero e scanzonato mi accompagnerà però tutta la vita. La grande forza di DJ Francesco – parlo in terza persona come Alberto Tomba (ride) – era che affrontava le cose senza curarsi del giudizio delle persone. Inseguiva la sua mira fino in fondo. Quando mi sono accorto di non essere più credibile come DJ Francesco ho cercato di virare per non distruggere quello che lui aveva fatto. DJ Francesco faceva divertire la gente trattando la musica in maniera leggera. Un personaggio che serve nel panorama artistico dove gli artisti non esistono più da 100 anni. La gente mi vede in maniera diversa, ma io dentro cerco di mantenere le caratteristiche positive di DJ Francesco.

Qual è la soddisfazione più grande che ti da la conduzione radiofonica? Tra TV e radio le emozioni cambiano. In che modo?

Francesco: La televisione è un mezzo invasivo, se la accendi in casa occupa tutti gli spazi. La radio, invece, sei quasi tu a doverla cercare per ascoltarla. La radio è un mezzo di comunicazione che preferisco molto di più: ti permette di andare in onda tutti i giorni senza rompere le scatole a nessuno. Se facessi lo stesso in tv sarei invasivo. Fatta ferma la differenza tra i due mezzi, la soddisfazione più grande è fare un programma e costruirlo da zero – come I corrieri della sera. Ho sempre lavorato in radio ed ereditato grandi programmi, come Password a Rtl, ma I corrieri della sera l’ho creato io. Siamo riusciti in pochi anni a portarlo a un buon livello, a fare un buon ascolto, a vincere gli unici premi disponibili per la radio per due anni e mezzo di fila. Siamo molto contenti: quello che abbiamo costruito è arrivato alla gente.

C’è un aneddoto simpatico che ti è capitato nel fuori onda?

Francesco: Un aneddoto in parte fuori onda e in parte in onda è stato quando io e Pippo Pelo abbiamo invitato un’imitatrice della valletta di Sanremo di tre anni fa – Ivana Mrazova – che fu sul palco con Belen e la Canalis insieme a Morandi. Il primo giorno questa valletta non salì sul palco. Noi il giorno dopo siamo andati in onda facendo dire ad un’imitatrice che lei non era salita sul palco perché era stata vittima di mobbing da parte della Canalis e di Belen che l’avevano fatta piangere. Dopo 1 ora il nostro scherzo è finito al TG5, che ha aperto l’edizione serale dando questa notizia. In due ore questo scherzo era diventato realtà. E’ successa altre due-tre volte una cosa simile e per chi fa uno scherzo quando accade una roba così è una grande goduria. Allora ci siamo davvero divertiti.

Credits: NewCo Management
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Sui social hai un pubblico enorme. Qual è la forza del tuo personaggio in rete? C’è un approccio a tuo avviso vincente nel rapportarsi con i propri fan e follower?

Francesco: Onestà. Raccontare la verità. Essere schietto e diretto, nel bene e nel male. Questo attrae. I fan si sentono parte di una grande famiglia, dove a volte si discute, poi si fa pace, poi si ride e si scherza. Nel corso del tempo mi accorgo che questo mi ha dato degli ottimi risultati, anche con la mia agenzia di talenti del web nativi.

C’è una rammarico che serbi rispetto al tuo passato professionale? qualcosa che non avresti voluto fare o avresti voluto fare diversamente?

Francesco: Ogni tanto penso che sono un irrequieto. Mi ricordo la terza puntata di X Factor del primo anno, guardo l’autore e gli dico: “non so se lo rifaccio l’anno prossimo“. Capisci la follia? Lo faccio perché sono adrenalinico, perché per me non è importante la meta, ma il viaggio che si fa per raggiungere il risultato. Questo a volte mi penalizza. Oggi si tende ad essere conservativi. Io tendo, invece, a essere “espansivo” e fare altro. Ogni tanto mi chiedo perché, ma c’è poco da fare: se uno nasce tondo non può morire quadrato. Vivo più dei momenti critici che dei momenti di felicità. I primi sono più costruttivi. I miei amici mi chiamano “l’uomo dell’impossibile”. Mi getto nelle avventure impossibili, ma poi se raggiungo il risultato godo ancor di più.

Hai nominato X Factor. Guardando oggi Cattelan, la proposta a Sky la accetteresti?

Francesco: X Factor è un programma che ho amato e sempre amerò. Se mi dicessero oggi di condurlo sarei molto felice. Questo X Factor di Sky, però, non è fatto per me. Il mio era molto diverso. Era televisivo, all’italiana. C’era ciccia, era sanguigno e irrequieto. Questo è più english, lineare, politically correct. Io sono più disordinato. Cattelan per questo X Factor è più adatto.

E al posto di Federico Russo a The Voice, invece? Perché lui e non tu?

Francesco: Penso sia stato un momento particolare. Dei giornalisti mi hanno definito il Mario Balotelli della situazione: il ragazzo prodigio e combinaguai. Penso che con me e The Voice è successo quello che è accaduto tra l’Inter e Balotelli. C’era un bravo giocatore in casa, ma a un certo punto non sono andati d’accordo tra loro. Penso che per me sia accaduto lo stesso. Detto ciò, la fortuna ha voluto che nel momento in cui si è deciso di ricominciare da zero e “tornare in cantina” – come definisco io il momento in cui si torna a essere in tre perché le cose vanno male e tutti spariscono – ho detto “ok, concentriamoci sugli altri“. Questa cosa nell’ultimo anno e mezzo mi ha fatto togliere grandissime soddisfazioni. Vedere Frank Matano a Italia’s Got Talent o Francesco Sole a Tu sì che Vales è una grande soddisfazione. Escono dalla mia agenzia di talenti, tra cui molti del fashion che lavorano in tutto il mondo, Chiara Biasi e Mariano Di Vaio sono tra questi. Mi sono concentrato sul mio business, ho viaggiato per il mondo, prima annusato e poi aperto sedi. Oggi penso di essere tra le due-tre agenzie digitali più grosse nel mondo. Pensare che questo è stato fatto in due anni ti rende felice.

Se ti proponessero adesso di condurre un programma tutto tuo in TV, cosa ti piacerebbe fare? Rimanere sempre in ambito musicale o variare?

Francesco: Casa mia è la musica, perché ho vissuto 23 anni in casa con mio padre, poi ho fatto musica con un maestro come Cecchetto, poi ho iniziato a presentare programmi di musica che hanno rivoluzionato la tv. Accanto a questo c’è da dire che amo tantissimo i programmi contenitore, dove c’è musica di qualità e c’è il confronto con i giovani, dove puoi passare dall’argomento importante all’ospite musicale. Mi piacciono molto dei programmi moderni dove il presentatore è messo di lato. Sono belli, ma non sono “presentocentrici”. Penso a MasterChef o Hell’s Kitchen. Se dovessi scegliere, mi piacerebbe uno di questi. O anche un programma come 21 dias, spagnolo, che prende spunto da “21 grammi”. Un programma molto forte dove il presentatore vive sulla propria pelle un problema d’attualità della propria nazione girandola per 21 giorni. In Spagna lo hanno fatto parlando di anoressia, barriere architettoniche, chirurgia, ecc. Per esempio, era appena morta una ragazza di anoressia e la presentatrice ha raccontato il fatto provando sulla sua pelle il digiuno per 21 giorni. In generale, la televisione è bellissima. Ringrazio i miei insegnanti: i fondatori di Magnolia e Antonio Marano, Vicedirettore Rai. La TV la conosco bene.

Credits: NewCo Management
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Progetti confermati che partiranno prossimamente?

Francesco: Per quest’anno il mio progetto è aprire sedi della mia società in vari punti del mondo dove il fashion – il nostro core business – vive. Parigi, Londra, Seoul, Tokyo, Tel Aviv. Alimentare le città dove siamo già stati: Mosca, New York, San Paolo. Questo è un lavoro che mi occuperà tantissimo tempo. Un mese e mezzo per città. Per artisti di lingua inglese come Frank Matano, l’impegno è anche costruirgli un futuro estero.

Più amici o nemici nel mondo dello spettacolo?

Francesco: Sono un bergamasco e mi ritengo per DNA un grande guerriero. Essendo un personaggio che non si è tirato mai indietro – molto polarizzato – non ho attirato proprio nemici, ma tanti commenti sì. La forza del detrattore è sempre stata la mia. Fin da piccolo, quando giocavo a 6 anni nei pulcini della mia squadra di calcio, non ero bravo ma ero alto 1,70 mentre loro 1,50. Segnavo sempre. Alla sesta partita avevo fatto 28 goal. Quando entravo in campo mi dicevano “tu giochi perché sei il figlio del Roby“. Da lì, “vendi dischi perché sei figlio del Roby” oppure “vai in tv perché sei figlio del Roby“. Magari 500.000 dischi li avranno comprati per questo, ma gli altri 800.000 li avranno comprati per altri fatti? Mi ha sempre fatto sorridere tutto ciò. E penso che una mia forza sia stata quella di non rendere mai completo il mio lavoro. I “nemici” sono tanti. Parecchi di questi magari erano in casa mia il giorno prima di dire quello che hanno detto e ci sono tornati il giorno dopo. Ma non sono uno che si incavola. Prima di più. Adesso sono easy, zen, blues. Un John Belushi per certi aspetti.

[Credits Cover: NewCo Management]