Nel 2007 ha conquistato la prima stella Michelin, a soli 24 anni: un ‘bambino prodigio’? Probabilmente si.
All’ epoca Francesco Sposito era lo chef stellato più giovane d’Europa, e solo qualche mese fa è arrivata la riconferma: una seconda stella alla sua Taverna Estia, riconoscimento che lo ha reso il ‘bistellato‘ più giovane del continente. Insomma, una vita fatta di primati.
La sua storia ha radici profonde, radicate in un piccolo paese attaccato al Vesuvio, Brusciano, che Francesco ha reso popolare in tutta Italia grazie al suo inimitabile talento.
Figlio di papà Armando, ristoratore già conosciuto in zona, si avvicina ai fornelli intorno ai 16 anni, dimostrando grande curiosità per le tecniche di cottura più innovative.
Oggi di anni ne ha appena 32, e le sue creazioni sono conosciute in tutto il paese. La ‘vocazione’ è arrivata quando era poco più che adolescente dal contatto con il maestro Igles Corelli, che ne ha notato subito il potenziale.
La sua cucina punta su sapori autentici, su una materia prima di altissima qualità e su una tecnica innovativa e sempre elegante. I suoi piatti hanno un eccellente rapporto qualità prezzo, e sono accompagnati dall’esperienza di Mario, suo fratello maggiore e sommelier, senza la cui esperienza sarebbe difficile immaginare la sala di Taverna Estia.
Osservando Francesco Sposito si rimane affascinati dalle sue qualità di artista del food, ma soprattutto dalla semplicità di qualcuno che, in fondo, è ancora un ragazzo.
Da bambino eri già un piccolo mago dei fornelli?
Ho sempre amato la buona cucina, e anche se non si vede, da bambino ero decisamente rotondetto.
Più che un mago dei fornelli ero un mago della tavola: qualunque cosa ci fosse sopra la facevo sparire in un attimo.
Qual è stata la tua prima ricetta?
Se non ricordo male si trattava di un uovo apparente.
Cosa non manca mai nella cucina di uno chef stellato?
Nella cucina di uno chef come me non possono mancare mai l’enstusiasmo e la voglia di mettersi in discussione. Sempre.
Hai solo 32 anni e all’attivo già due stelle Michelin. Ti senti appagato oppure punti alla terza?
Come ho detto prima bisogna mettersi in discussione, chiunque tu sia. Essere chef equivale ad avere sempre la mente attiva, e la parola ‘appagato’ non rientra proprio nel mio vocabolario.
Ogni artista che si rispetti ha le sue piccole manie: tu ne hai una in particolare?
Voglio confidarti una cosa che sicuramente ti farà sorridere: sono un maniaco dell’ordine e guai a chi mi tocca i coltelli. Ne sono davvero gelosissimo.
[Fonte: spumarche.com]