Da molto tempo si parla dei forti cambiamenti ambientali che stanno avvenendo negli ultimi anni. Prima si riteneva ingenuamente che il riscaldamento della Terra non fosse altro che un normale aumento della sua temperatura, con la logica conseguenza dello scioglimento dei ghiacci e del lieve innalzamento del livello del mare. Oggi sappiamo che la questione è decisamente più complessa delle blande informazioni che costituivano la pubblica opinione fino allo scorso decennio, e che le conseguenze di certi fenomeni sono molto più serie di quanto contenuto in ogni prospetto. Il cambiamento del clima terrestre diviene sempre più palpabile: dopo un 2015 da record in termini di temperature medie, molto più alte di quelle registrate nel recente passato, anche il 2016 sembra essere nato sotto il segno di questa nuova pericolosa tendenza.
Secondo i rilievi della NASA il mese di gennaio appena trascorso ha registrato +1,13°C rispetto alle medie del periodo 1951-1980, adoperate dall’agenzia come parametro di riferimento. Il rapporto sostiene che gennaio 2016 sia stato il mese più caldo mai misurato dal lontano 1880. Questo andamento non è certo una sorpresa dal momento che già il 2015 aveva riportato un aumento di temperatura di almeno un grado nella maggior parte dei mesi dell’anno.
Gli studiosi attribuiscono una piccola parte del fenomeno a El Niño, una corrente climatica naturale che si verifica nell’Oceano Pacifico nei mesi di dicembre e gennaio e che provoca inondazioni, siccità e perturbazioni preoccupanti. L’aumento della temperatura che ne conseguirebbe è dello 0,2 °C: dato da non trascurare ma sicuramente non determinante.
I più grandi esperti di clima a livello mondiale ritengono che le attività dell’uomo rappresentino quasi certamente la causa principale dell’aumento delle temperature osservato dalla metà del secolo scorso.
Un aumento di quasi 2ºC rispetto alla temperatura registrata nell’era preindustriale viene considerato dagli scienziati oltre la soglia consentita per scongiurare mutamenti ambientali pericolosi e potenzialmente catastrofici a livello globale. Proprio per questa ragione la comunità internazionale ha stabilito una serie di parametri entro cui contenere la temperatura della Terra: ma ciò avviene?
Nonostante nella comunità scientifica ci sia profonda assonanza sulla consapevolezza che le mutazioni del clima derivino prevalentemente dalle emissioni di gas serra provocate dalle attività umane, i governi e le multinazionali stanno rispondendo a questi avvisi con criminale indolenza, come se il cambiamento climatico non rappresentasse una reale minaccia per la vita dell’uomo.
Alcuni gas presenti nell’atmosfera terrestre si comportano come il vetro di una serra: catturano il calore derivante dai raggi solari e impediscono loro di far ritorno nello spazio; assorbono quasi completamente la radiazione infrarossa mantenendo il calore in prossimità della Terra, surriscaldandola.
Molti di questi gas sono presenti in natura, ma le attività antropiche aumentano considerevolmente la loro concentrazione nell’atmosfera. Questo capita per l’anidride carbonica, responsabile del 63% dell’aumento delle temperature e la cui concentrazione supera del 40% il livello registrato agli inizi dell’era industriale.
Gli altri gas serra vengono emessi in quantità minori rispetto alla CO2, ma catturano il calore quasi mille volte di più. Il metano è responsabile del 19% del surriscaldamento terrestre mentre l’ossido di azoto, prodotto assieme alla CO2 dalla combustione di carbone, petrolio e gas, di una percentuale del 6%. Tutto ciò va considerato in relazione all’abbattimento delle grandi foreste, sempre a scopi meramente economici, che elimina di fatto l’unico elemento che potrebbe tamponare i danni provocati dall’uomo.
A dispetto di quanto riconosciuto dall’opinione pubblica una delle cause che, più delle altre, si è resa responsabile dell’inquinamento dell’ambiente, è l’allevamento del bestiame. A partire dalla seconda metà del secolo scorso il consumo di carne da parte dell’uomo ha avuto una crescita sconvolgente, passando da 45 milioni di tonnellate all’anno (1950) a 233 milioni di tonnellate nel 2000.
Recenti rapporti stilati dalla FAO hanno affermato che entro il 2050 si arriverà a un consumo di carne animale pari a 465 milioni di tonnellate. Il cambiamento repentino delle esigenze umane, ovviamente acuito dall’aumento della popolazione terrestre e dal consumismo tipico dell’epoca recente, ha comportato un accrescimento fisiologico del numero degli animali allevati: nel 2007 la FAO ha stabilito che ogni anno venivano macellati quasi 56 miliardi di animali, escludendo nel rapporto le specie ittiche. Da allora sono passati 9 anni e la situazione non può che essere peggiorata.
Gli scienziati hanno analizzato 11 diverse specie di animali da allevamento in 237 diverse nazioni: dal 1961 al 2010 le emissioni derivanti dal bestiame sono aumentate del 51%. Le razze che più di tutte le altre sono responsabili di ingenti danni all’ambiente sono, prevedibilmente, quelle bovine.
La quantità di metano e CO2 prodotti dai loro processi digestivi sembra avere un impatto ambientale maggiore persino del trasporto aereo, di per se già altamente inquinante. La tematica viene analizzata nel dettaglio da un documentario molto interessante, disponibile online su piattaforme come Netflix. ‘Cowspiracy: The Sustainability Secret‘ è stato realizzato nel 2014 da Kip Andersen e Keegan Kuhn, con il supporto alla produzione di Leonardo DiCaprio, da sempre grande attivista ambientale.
Tra le organizzazioni coinvolte nel documentario troviamo giganti come Greenpeace, Sierra Club, Surfrider Foundation e Rainforest Action Network, tutti uniti contro il cinico mercato della carne.
Oggi più che mai è necessario che una tematica simile cessi di essere estranea alla pubblica opinione e diventi parte integrante della coscienza collettiva e del processo evolutivo dell’uomo.
Si è molto distanti da una ‘bonifica’ dell’ambiente terrestre ma l’auspicio è che la attuale corrente di veganismo investa quante più persone possibile: la sola riduzione del consumo di carne sarebbe in grado di ripulire il pianeta e donare speranza alle generazioni che verranno.