Le pagine dei giornali sono piene di notizie che riguardano la Germanwings, compagnia aerea coinvolta nel primo disastro lowcost della storia e costola della irreprensibile Lufthansa. Il crash dell’Airbus 320, avvenuto la mattina del 24 marzo, ha scoperchiato un bollente vaso di Pandora e attirato l’attenzione sui sistemi di sicurezza degli aeroplani e sulle condizioni di lavoro dei piloti, peggiorate oltremodo dalle politiche lowcost di alcuni vettori. Nel caso dell’incidente di martedì scorso il sistema che blocca le porte della cabina di pilotaggio è stato fatale, permettendo al copilota Andreas Lubitz di portare il velivolo allo schianto contro le pareti rocciose delle alpi in Provenza. Stando alle indagini svolte fino ad ora e alle testimonianze audio rilevate dall’esame della prima scatola nera, ovvero la Cvr (Cockpit Voice Recorder), il copilota avrebbe bloccato la porta dall’interno, impedendo al comandante di riprendere i comandi.
I sistemi di sicurezza degli aerei sono cambiati oltremodo in seguito agli attentati dell’11 settembre, nei quali i dirottatori riuscirono a prendere i comandi dei velivoli senza troppe difficoltà. Da allora fu introdotto un sistema di sicurezza che consente di bloccare la porta della cabina, ormai blindata, ma al contempo permette di sbloccarla dall’esterno attraverso la digitazione di un codice di cui il personale di bordo ha conoscenza. La falla, in questo caso, è la presenza di un comando all’interno della cabina che, se azionato da chi si trova ai comandi, impedisce l’apertura delle porte in modo permanente. Basta spingere un semplice bottone per determinare la chiusura dell’ingresso, ed impostarla su ‘locked ‘ ogniqualvolta dall’esterno viene compiuto un tentativo per aprirla mediante il codice. Nel caso del disastro Germanwings il comandante Patrick Sonderheimer, ha provato più volte ad aprire la porta, ma il sistema ha permesso che dall’interno qualcuno potesse impedirne l’apertura. Quest’ultimo, progettato in caso di attentati, ha avuto in questo caso un peso fatale: se fosse stato possibile effettuare l’apertura attraverso una procedura alternativa, probabilmente non bisognerebbe piangere la morte di 150 persone. Negli ultimi giorni si apprende che molte compagnie hanno apportato modifiche agli attuali sistemi di sicurezza, disponendo la presenza necessaria in cabina di due soggetti diversi e promettendo un cambio strutturale delle procedure di sicurezza.
Ciò che preoccupa maggiormente l’opinione pubblica è senza dubbio la apparente semplicità con cui il copilota sia stato messo nella condizione di volare, nonostante, come viene confermano dalle indagini, avesse un problema alla vista, nutrisse disagi di ordine psicologico e fosse sottoposto a trattamenti medici regolari per risolverli. A quanto pare Lubitz soffriva di depressione, ed era stato lontano dagli aerei per un periodo piuttosto lungo. Quel giorno il ventottenne non poteva volare, come prova un certificato medico stracciato rinvenuto nella sua abitazione. Com’è possibile dunque, che una compagnia come Germanwings (parte della pluripremiata Lufthansa) possa essere stata così leggera? Pensare che una persona qualunque possa gabbare le normative in maniera così disinvolta non fa ben sperare sulla sicurezza del volo, così come anche le attuali condizioni di lavoro dei piloti, divenuti anch’essi delle creature low cost.
Come tutti ricorderanno qualche anno fa ci fu uno scandalo che interessò i piloti della Ryan Air, popolare compagnia irlandese leader dei trasporti low cost. All’epoca alcuni piloti anonimi riferirono di essere sottoposti a tour estenuanti, senza ore sufficienti per il riposo e costretti a volare con il carburante al minimo per ridurre i costi. La convenzione di Montreal, stipulata nel 1999, fa sorgere in capo alle compagnie l’obbligo di trasportare i passeggeri vivi fino alla destinazione; gli incidenti, come in qualsivoglia attività umana, sono possibili, ma la domanda è: ‘siamo a buon punto c’è bisogno di un duro intervento per garantire al meglio la nostra incolumità?’
[Fonte: en.wikipedia.org]