Due mesi e pochi giorni all’apertura di Expo 2015, l’evento globale che si tiene ogni 5 anni in una città del mondo e ha una durata media di 6 mesi. Più di 140 Paesi si daranno appuntamento dal primo maggio per riflettere su temi con cui ci troviamo a vivere/convivere ogni giorno: alimentazione, produzione, cibo, ambiente, innovazione e molto altro ancora. Un edizione segnata dalla comunicazione digitale, da nuovi modi di conoscere, di seguire e avvicinarsi all’evento in tutte le sue fasi. Ne abbiamo parlato con Giacomo Biraghi, coordinatore dei Tavoli tematici e Digital PR di Expo 2015. Il re degli #expottimisti, perché l’esposizione universale rappresenta un’occasione di visibilità e sviluppo per Milano e per l’Italia che non si ripeterà per molto tempo e non può esistere altra direzione se non quella di operare per viverla nel migliore dei modi.
Giacomo, partiamo da una tua considerazione. A poco più di due mesi dall’apertura di Expo 2015 sei ancora #expottimista? E perché è lecito ora più che mai esserlo?
Lo sono e lo sono non per partito preso ma per le cose che sono accadute e che continuano ad accadere. Expo è un evento senza vincitori né vinti, una democrazia, una polifonia di voci, un condominio di attori autonomi che da tutto il mondo interpretano il tema ragionando insieme sul futuro del mondo.
Expo non è un evento all’italiana dove serve avere l’amichetto, dove tanto tutto è già deciso, dove contano solo in pochi. In realtà l’Italia per sei mesi ha ceduto parte del suo territorio al mondo così che tutti possano dire ciò che vogliono come vogliono. La grande forza che ha avuto e continua ad avere un evento come questo è la capacità di far lavorare assieme attori ed istituzioni diverse che grazie ad Expo 2015 si sono trovati allo stesso tavolo a realizzare cose belle e utili. Alcuni esempi: Expo in città, Explora, E015, Expobusinessmatching, il catalogo partecipanti… Strumenti di sistema che mai si sono realizzati in Italia ma che oggi grazie a questo evento sono in campo e costituiranno la vera legacy di Expo Milano 2015. Per questo sono expottimista e per le molte persone che incontro che si sono sbattute, che hanno fatto e continuano a fare per prendersi Expo e farla propria.
Da coordinatore dei Tavoli tematici di Expo 2015, il cui evento conclusivo avrà luogo il 10 marzo, qual è il resoconto finale?
I Tavoli tematici nascono da un’idea di Camera di Commercio nel 2010. Una iniziativa che ha dato un’opportunità a singoli professionisti, a piccoli e grandi imprese; una vetrina di visibilità, networking e comunicazione che ha contribuito allo sviluppo di un senso di collettività e concretamente alla visibilità e accelerazione di progetti di successo. Ecco alcuni dati.
- Incontri singoli con imprenditori (Help Desk Expo): 4100
- Eventi realizzati in partnership con i Tavoli: 57
- Tavoli convocati: 90
- Progetti presentati ai tavoli: 1200
- Progetti supportati nella crescita d’impresa: 120
- Progetti supportati ricerca finanziamenti e business plan: 35
- Articoli stampa su quotidiani e canali nazionali e locali: >170
Expo 2015 ha rappresentato e continuerà ad essere fino alla sua chiusura una sfida anche nell’ambito comunicativo. Quali quelle vinte fino ad ora e quali quelle in cui si potrebbe fare ancora meglio?
Questa Expo sarà la prima Expo social, interagiamo tutti i giorni con molte persone. Abbiamo avviato nel luglio scorso il progetto Expo in viaggio: andiamo in giro per l’Italia a raccontare che cos’è Expo in un’ottica opposta rispetto alla classica, ovvero non decidiamo dove andare, ma raggiungiamo chi ci chiama e raccontiamo che cos’è Expo. Tutte queste richieste sono frutto di contatti attraverso i social e il nostro sito. Siamo arrivati alle 100 tappe (chiuderemo il progetto ad aprile). Possiamo ritenerci più che soddisfatti direi da questo punto di vista.
La comunicazione di prodotto sta procedendo “a manetta” adesso e sono convinto che va bene così, che abbiamo avuto il giusto tempismo. Expo è un parco tematico. Compreresti mai un biglietto per Disneyland o per vedere un film più di sei mesi prima?
La comunicazione con le èlite è più problematica certo, fin dagli inizi di Expo Milano nel 2008, ma sono sicuro che all’apertura delle porte tutto sarà chiaro, trasparente, divertente, popolare e apprezzato da tutti.

I paesi di tutto il mondo si danno appuntamento a Milano. L’obiettivo, come annuncia lo slogan dell’Expo 2015, è “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Com’è possibile comunicare un tema così vasto e, soprattutto, perché fino ad ora se n’è parlato così poco?
Expo è un grande evento anomalo: a differenza delle olimpiadi o dei campionati di calcio non c’è un torneo, non ci sono finali, non c’è un vincitore. E soprattutto non c’è un organizzatore forte, che sovraintende a tutti i contenuti e coordina tutta la comunicazione. È infatti un format di grande evento a condominio, l’unico che si struttura di fatto costruendo una piattaforma democratica e orizzontale dove i vari condomini (stati, ONG, aziende, territori, …) ragionano senza un coordinamento contenutistico. Come amministratori di questo condominio, come società Expo 2015 Spa, è possibile quindi solo costruire una tramatura, un racconto di contenuti generati da soggetti terzi. Il bello di Expo è che è di tutti, vincono tutti la medaglia d’oro e non viene lasciato nessun singolo messaggio, nessun protocollo, nessuna dichiarazione, ma si celebrerà per 6 mesi una pacifica polifonia di voci. Ogni visitatore costruirà il proprio Expo e la propria idea sul futuro del mondo.
I social network ad oggi hanno quasi sostituito le agenzie di stampa, fornendo ancora più immediatezza ma soprattutto aprendo a un dibattito pubblico cui tutti possono intervenire. In questo contesto, per la comunicazione di Expo 2015 vi sono più vantaggi o svantaggi?
Penso che rappresentino sicuramente un vantaggio. Parlare direttamente in modo giocoso e diretto è la strada migliore. D’altronde Expo è un evento popolare, diretto, non intermediato, polifonico si diceva. Quindi di fatto sono un social network fisico, dove 20 milioni di visitatori in carne ed ossa daranno vita per 6 mesi alle stessi conversazioni che accadono sulle reti sociali. Che occasione straordinaria quella di unire magicamente per un certo periodo i network sociali e l’Expo!
Uno dei momenti più complicati a livello social è stato sicuramente la decisione di Frankie Hi Nrg di rifiutare l’investitura di ambassador di Expo 2015 con la volontà di non sostenere un’iniziativa che non lo rappresenta perché “migliaia di ragazzi vengono fatti lavorare gratuitamente a fronte del muro di miliardi che l’operazione genera.” Quali danni, secondo te, ha causato all’immagine di tutta l’organizzazione e come l’hai affrontata a livello comunicativo?
Non mi sono occupato della questione perché non mi occupo del progetto Ambassador. Detto questo non credo sia stato un momento complicato più di tanti altri. Di fatto noi siamo in attività 24 ore al giorno sette giorni su sette. E siamo al centro di un discorso globale che ci porta a una visibilità e al confronto con opinioni diverse ogni secondo. In particolare sul caso Frankie la mia personale opinione è che nel merito della sua decisione riporta una serie di inesattezze (dalla questione volontari in giù): come gli ho anche scritto su Twitter se vuole ci prendiamo un caffè e gli racconto come stanno i fatti. In ogni caso amici come prima.
Per chi voglia seguire, raccontare e condividere l’evento, quali sono i social e le piattaforme virtuali dove poterlo fare? E quali sono gli strumenti utili per trasformare l’esposizione in un’opportunità di crescita?
Se andate su www.socialmediaexpo2015.com noi del social media team di Expo mettiamo tutte le nostre attività e segnaliamo le piattaforme più interessanti per seguire e monitorare quello che accadrà nei 6 mesi dell’evento. Per una volta si fa tutto in totale trasparenza. Figata!
Grazie a Giacomo Biraghi da Il Giornale Digitale
[Cover credits: key4biz.it]