È una tappa obbligatoria della vita, l’infanzia. Ci passano tutti di lì, con l’innocenza e la spensieratezza che si rimpiange una volta cresciuti. Quell’innocenza e quella spensieratezza che da sempre, in svariate parti del mondo sono negate, sono menomate, sono armate, sono sfruttate.
A un quarto di secolo dall’approvazione della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, siamo ancora una volta qui, tutti insieme, a rifare una promessa nei confronti dei più piccoli. Una promessa che necessita di duro lavoro, condivisione e solidarietà. A New York, il 20 novembre 1989, il mondo si è impegnato a garantire ai bambini i diritti più indispensabili, come quello alla vita e a una crescita sana, come quello all’istruzione, come quello alla realizzazione personale.
E ogni anno, nel tempo dei bilanci, si fanno i conti su dove si è arrivati e quanta strada manca affinché i piccoli, che sono la speranza e il futuro, possano venire al mondo e vivere in esso come un bambino deve fare. In venticinque anni i passi avanti sono stati tangibili soprattutto sotto l’aspetto della mortalità infantile, drasticamente diminuita, ma anche sotto l’aspetto dell’istruzione. Miglioramenti che anno per anno devono essere portati alla luce dai 193 stati aderenti, proprio perché la Convenzione abbia un valore, degli obiettivi e un cammino.
Così, partendo dalla realtà sotto i nostri piedi, qual è l’attuale situazione in Italia?
L’Italia si colloca al 33° posto su 41 Stati nella classifica sulla povertà infantile. Tra il 2012 e il 2013, più di 300.000 minori sono diventati poveri, tenendo conto di fattori territoriali, ceto sociale e istruzione della famiglia di provenienza. Per quanto riguarda il lavoro minorile, i dati sono ancora allarmanti: i minorenni impiegati oggi, risultano essere per due terzi maschi, il 7% della popolazione è straniero e l’11% è coinvolto in un’attività a “rischio sfruttamento”. Inoltre il rischio di abbandono degli studi è molto elevato tra i minori impegnati in attività lavorative.
E come non toccare tasti dolenti come la pedo-pornografia, la pedofilia e la prostituzione minorile? Il Centro Nazionale per il contrasto della pedo-pornografia è operativo, ma i numerosi tagli che prevedono la chiusura delle sezioni della Polizia Postale e la diminuzione del numero degli uffici sul territorio, preoccupano circa la lotta al problema. Numerosi casi sono di “baby-squillo”, sono stati sventati nell’ultimo anno nella penisola, ma non vi è ancora un reale controllo concreto sul numero delle adolescenti straniere scese in strada. Nonostante l’attenzione, il fenomeno è talmente strisciante, nelle piccole e grandi realtà cittadine, che un totale controllo sarebbe a dir poco impossibile.
Secondo le stime, resta dunque incisivo l’impoverimento delle famiglie con minorenni a carico, un fattore questo, che ci colloca in un posto relativamente basso per uno stato occidentale sviluppato, all’interno della classifica degli stati aderenti. Ma i numeri sono numeri e se ne prende atto affinché si abbia un trampolino da cui ripartire, ogni anno, ancora e ancora. Perché l’obiettivo sarà raggiunto quando l’ultimo bambino presente sul globo sarà felice, non quando lo sarà la maggior parte. Fino ad allora bisogna continuare a fare, ognuno nel suo piccolo, il proprio lavoro.
Abbiamo il dovere di far vivere la magia dei bambini nel mondo. Ne abbiamo il bisogno. Solo loro possono ancora crearla.