Il consumo di bevande alcoliche è la nuova moda che distrugge e nei casi peggiori uccide i giovani d’oggi. A undici anni già si beve, come vecchi ubriaconi di paese, seguendo uno dei rituali, che ai loro occhi, risulta essere uno dei più trasgressivi. Una vera e propria regressione rispetto al passato, quando bere era sinonimo di degrado. Oggi invece tutto questo fa tendenza e il fenomeno dell’etilismo è sempre più sottovalutato. Facciamo finta di non vedere ragazzi e ragazze con zaini carichi di bottiglie comprate al supermercato sotto casa (per risparmiare). Un tempo questa scena avrebbe avuto come protagonista un vecchio barbone alcolizzato. Oggi invece si tratta di un adolescente, educato, di buona famiglia e con voti più che sufficienti a scuola.
I dati confermano, il consumo di alcol cresce a dismisura tra i giovani
I numeri poi parlano chiaro perché questo è quanto emerge dal rapporto “L’uso e l’abuso di alcol in Italia” dell’Istat, con dati che fanno riferimento al consumo d’alcol in Italia per la popolazione di 11 anni e più: altissimo il numero di adolescenti nella fascia d’età compresa tra gli 11 e i 15 anni che ha ammesso di aver consumato una o più bevande alcoliche almeno una volta nell’anno (il 18,5% tra i maschi e il 15,5% tra le femmine). Ma al di là delle ricerche effettuate sul territorio, basta anche solo fare una passeggiata nelle piazze delle città italiane, entrare nei bar e sostare qualche minuto ai banconi per rendersi conto di come giovani, soprattutto minorenni, passino il proprio tempo libero, con i propri amici e non solo. Sì, perché non si tratta più di una chiacchierata e una birretta in compagnia. Il sabato sera si arriva al pronto soccorso, con tanto di genitori ignari, disperati o increduli che i propri figli possano essere vittime di incidenti causati dall’alcol o che finiscano in coma etilico per un bicchiere di troppo.

Si giustificano i ragazzini, affermando di voler combattere la noia facendo dell’alcolismo un semplice gioco. Bevono quindi per bere, una volta tantum, fino ad arrivare a non poterne più fare a meno e di ritrovare nei drink, negli “shortini” o nei beveroni l’unico modo possibile per divertirsi. Si ricorre all’alcol molto più spesso di quello che si pensa e in età molto fragile, perdendo il piacere di bere e usando l’alcol come squallido mezzo per sballarsi, divertirsi e mostrare fieri il giorno seguente gli effetti della serata trascorsa. Sembrano aver perso la capacità di stare insieme con la lucidità che dovrebbe caratterizzare la mente di un quindicenne. Sembrano non avere più sogni, desideri e passioni, persi in un limbo adolescenziale vuoto, da riempire con litri di alcol. Un modo malato per emergere, per distinguersi, quando invece non ci si rende conto di andare incontro a un vero e proprio processo di omologazione. E poi, quando anche l’ultima goccia sarà finita, quando nemmeno l’alcol basterà a scacciare la noia che imperversa tra i nativi digitali, cosa succederà?
La sbronza passa attraverso i filtri del web
Non a caso parliamo di nativi digitali. Il mondo virtuale e i social network giocano un ruolo importante nella vita dei giovani d’oggi e la sbronza condivisa attraverso foto e video è un atto reso epico a furia di selfie. L’ostentazione del bicchiere fa da padrona sulle bacheche dei nostri amici, suscitando per qualche ignara ragione, che non trova giustificazione alcuna, ammirazione e prestigio. Una bottiglia, un bicchiere e un like per vedere salire l’autostima. E i pollici in su non bastano mai.
Ed è proprio sul web che si sono diffuse negli ultimi mesi pratiche per raggiungere livelli di ubriacatura più rapidi e potenti o la corsa allo sballo, come dimostrazione della propria resistenza. Al di là della conosciutissima nek nomination, stanno prendendo piede altre pratiche pericolose come l’Eye drinking e il Binge drinking. Nel primo caso si tratta di un rituale che consiste nel versarsi l’alcol (specialmente vodka o grappa) direttamente sugli occhi. Si infila l’occhio nel collo della bottiglia e si fa scendere l’alcol direttamente sul bulbo. Nel secondo caso invece si tratta del consumo compulsivo di bevande alcoliche (sei o più cicchetti) in un breve lasso di tempo. Inutile dire che i rischi in entrambi i casi sono molto elevati.
Veri e propri drinking games, dove l’obiettivo di perdere la testa si raggiunge sempre, spesso anche senza possibilità di ritorno. L’alcol può facilmente diventare una dipendenza, poiché in un’età così fragile, è molto semplice perdere il controllo e non saper più porsi un limite. Non sapere più fermarsi e dire basta. A quindici anni poi non si ha mai consapevolezza delle proprie azioni e la situazione degenera molto facilmente. È comprensibile il desiderio di voler deviare per una sera il percorso caratterizzato dalla routine in cui si è incastrati e che si deve percorrere. Eppure bisogna insegnare ai ragazzini a lasciare stare i liquori ai loro posti e non assumere le sembianze di vecchi ubriaconi, per pochi attimi di divertimento folle, che può essere fatale.
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