“Video killed the radio star…” cantavano i Buggles nel 1979 inaugurando l’era della “musica da vedere”. È proprio il videoclip di questa semi sconosciuta band inglese a dare “ufficialmente” inizio alle trasmissioni della neonata MTV, il 1° luglio 1981. Oggi la Tv musicale per eccellenza non esiste più, ma in compenso c’è YouTube, il social network dove perfetti sconosciuti possono diventare web star. A patto di avere un video potenzialmente virale. Che si tratti di un’artista emergente o di uno più navigato, ogni strategia discografica che si rispetti non può prescindere dal confezionare un videoclip che accompagni una canzone. Eppure uno strumento di promozione musicale così importante ancora non ha fatto il suo ingresso trionfale in quello che è l’evento musicale più atteso e importante d’Italia: il Festival della Canzone Italiana. Nessuno ha mai pensato di premiare ufficialmente anche i videoclip oltre ai brani degli artisti in gara al Festival di Sanremo. Nessuno, fino ad oggi. Tra gli eventi collaterali di Casa Sanremo, l’hospitality della kermesse, infatti, ci saranno i Soundies Awards, un contest destinato alle case discografiche che premierà proprio il miglior videoclip tra le canzoni presentate al Festival di Sanremo. In giuria, personalità qualificate appartenenti al mondo dello spettacolo, della musica e del cinema, come Elio Cipri, Beppe Cuva e Mauro Marino, il Segretario Generale dell’Accademia del Cinema Italiano che assegna i David di Donatello, Manuela Pinesky, e il Presidente del Sindacato Giornalisti Cinematografici, Laura Delli Colli. E il vincitore si porterà a casa un voucher di 2.500 euro messo a disposizione dalla Lucania Film Commission, per realizzare un videoclip in Basilicata entro l’anno, proseguendo su quella strada che ha portato grandi personalità del cinema nostrano e internazionale ad utilizzare location lucane. Direttore artistico della prima edizione del premio è Giuseppe Marco Albano. Per il giovane regista lucano, classe 1985, questo è l’ennesimo traguardo, dopo il David di Donatello 2015 conquistato per Thriller, un cortometraggio dai toni sociali forti (è la storia di un ragazzino che insegue un sogno di celebrità sullo sfondo dei giorni caldi della vertenza Ilva di Taranto, N.d.R.) che si ispira proprio al celebre videoclip della di Michael Jackson, girato da John Landis. Un lavoro che unisce due delle sue più grandi passioni la musica e il cinema. Quello stesso connubio che in fondo ritroviamo anche nel videoclip musicale. Di questo, dei Soundies e del suo lavoro da regista cinematografico, Il Giornale Digitale ne ha parlato con Giuseppe Marco Albano.

Tra le novità di quest’anno a Casa Sanremo ci sono i Soundies Awards. Di cosa si tratta e come è nata l’idea di istituire questo premio?
L’idea nasce dalla mente del Direttore di Casa Sanremo, Vincenzo Russolillo che ringrazio. Lui ha pensato di coinvolgermi dopo un confronto avuto circa un anno fa sull’importanza sempre maggiore del videoclip. Si tratta di un premio che indicherà il miglior videoclip delle canzoni in concorso al 66° Festival della canzone Italiana sia per la categoria Campioni che per le Nuove proposte.
Che criterio si userà per premiare il “migliore” e cosa si aggiudicherà il vincitore?
Una giuria di esperti ed addetti ai lavori giudicherà i due Migliori videoclip esclusivamente sulla base della qualità del video, esprimendosi con una votazione da 1 a 5 sull’originalità del contenuto e sulla coerenza di regia, ritmo e montaggio. In palio c’è una scultura realizzata dall’artista Gaetano Russo che si ispira appunto ai “soundies” degli anni 40, inoltre un voucher offerto dalla Lucana Film Commission che permetterà alle etichette vincitrici di produrre un nuovo videoclip da girare ovviamente in Basilicata.
Tu come stai vivendo questa tua prima esperienza da Direttore artistico dei Soundies e cosa ti porterai dietro una volta conclusa?
Sto vivendo questa esperienza con estremo entusiasmo, con tanta dedizione e voglia di ampliare la mia rete di contatti. Stando infatti a contatto con un mondo che non è propriamente il mio, lavoro sodo per imparare nuovi meccanismi, metodo e confronto sviluppando conoscenze che sicuramente tanto potranno dare al mio percorso generale. Dietro mi porterò la determinazione a migliorare la seconda edizione dei “Soundies Awards”.
Il videoclip è uno strumento fondamentale nella promozione musicale. Secondo te, quali sono i requisiti che deve avere un video nell’era dei social network?
Condivido la premessa e proprio nell’ottica dell’era dei social network il video diventa la faccia indivisibile della stessa medaglia del brano musicale. Le caratteristiche più importanti a mio modo di vedere sono l’originalità, il ritmo e i colori, scelte scenografiche, di costumi e di fotografia e soprattutto, il coraggio di sperimentare nuove soluzioni. Su questo in Italia, dobbiamo ancora migliorare.

Il Festival di Sanremo rappresenta l’emblema della musica italiana eppure non esiste ancora “ufficialmente” un premio per i videoclip. C’è la possibilità di fare arrivare i Soundies Awards sul palco dell’Ariston in futuro?
È il nostro primo obiettivo, un sogno per il momento ma è meglio puntare in alto. Sicuramente qualcosa si muoverà, sento molte sensazioni positive nell’aria. Sarà Casa Sanremo, spazio ormai necessario al Festival, che fa questo effetto ed è evidenziando l’importanza dello strumento videoclip che riusciremo sempre più a condividere questo obiettivo con etichette discografiche e le radio di punta.
Da spettatore, come vedi l’edizione di quest’anno del Festival di Sanremo?
C’è un buon mix di artisti tutti di gran livello. Non conosco tanti meccanismi e ragionamenti del festival, quindi il mio sarebbe un parere incompleto. L’augurio è che tutto vada per il meglio e che si riesca ad avere un ottimo coinvolgimento di pubblico.
Leggendo i nomi che fanno parte della giuria dei Soundies si nota la presenza anche di nomi legati al mondo del cinema: perché questa scelta?
“Il cinema è più vicino alla musica che alla pittura, perché è fatto non di immagini ma di inquadrature, dove dentro scorre il tempo come nella musica”. Il mio socio e compagno di viaggio Angelo Troiano mi ha fatto notare questa affermazione di Eric Rohmer che credo racchiuda il succo della mia risposta. Ad oggi i videoclip hanno raggiunto un ottimo livello di narrazione ed immagine che tende alla qualità del cinema ed era giusto far esprimere degli esperti da questo punto di vista.
Dal connubio cinema-musica, in un certo senso è nato anche Thriller, il cortometraggio con cui hai vinto il David Di Donatello.
Assolutamente sì. Michael Jackson è l’esempio principe di artista a tutto tondo che meglio di tutti, e in tempi non sospetti, ha interpretato il connubio cinema-musica. La sua personalità ha ispirato tantissimo il mio cortometraggio e fortunatamente ha portato tanti successi.

Sia in Thriller che in altri tuoi lavori precedenti c’è sempre una tematica sociale di base coniugata però nel linguaggio della commedia. Dove nasce questa esigenza?
È un’ esigenza e una caratteristica del cinema che amo. Sono cresciuto con la commedia all’italiana che strappava sorrisi a tutti pur trattando allo stesso tempo di tematiche profonde e di estrema attualità. Questo logicamente mi ha influenzato mantenendo però delle mie caratteristiche e stili che, abbinate alla sensibilità, mi fa essere molto attento al mondo del sociale, facendo in qualche modo “partorire naturalmente” le mie opere.
Sei nato in Puglia ma sei cresciuto a Bernalda, in Basilicata, lo stesso paese di Francis Ford Coppola: il cinema era già un po’ nel tuo destino forse, ma nella realtà come e perché hai intrapreso questo percorso ?
Francis l’ho conosciuto a 13 anni, ma lui non c’entra nulla nella mia vita e nel percorso scelto. Il cinema ce l’ho avuto sempre nelle vene, fin da bambino ho sempre abusato della settima arte e fortunatamente è stata l’unica vera droga di cui ancora oggi, non posso fare a meno.
Il fatto di aver vinto, giovanissimo, un premio prestigioso come il David di Donatello è più uno sprone o una responsabilità che pesa?
Assolutamente uno sprone a mantenere alto il livello di qualità raggiunta. Anche al netto della paura della responsabilità che sento, ho soltanto tanta voglia di andare avanti, migliorandomi passo dopo passo. L’obiettivo è quello di fare buoni film, premi e prestigio se arrivano bene ma non sono un ossessione.
A cosa stai lavorando ora?
Al momento ho in ballo alcuni progetti grandi e meno grandi ma sicuramente il lavoro a cui mi sto dedicando di più è l’opera seconda di lungometraggio, una commedia ambientata a Napoli con un forte tratto dedicato alla figura degli anziani.
A proposito della terra in cui sei cresciuto. Da futura capitale europea della Cultura, nel 2019 a set di produzioni cinematografiche anche internazionali. Sempre più riflettori sono puntati sulla Basilicata, segno che la cultura può ancora fare rima con crescita e opportunità.
Certo che può far rima con crescita ed opportunità, ma spesso la rima non è sempre “baciata”.