Domenica prossima, alle 15, ci sentiremo tutti un po’ spaesati. Molto di più quanto già ci siamo sentiti domenica scorsa, con solo 4 partite di Serie A in palinsesto. Domenica 22 marzo andrà in scena soltanto Juventus – Genoa, e la maggior parte delle gare in programma andranno in onda la sera, in contemporanea con El Clasico della Liga: Barcellona – Real Madrid. Il campionato spezzatino piace alle TV, piace alle società che incassano i diritti televisivi, non piace ai tifosi che spesso protestano e attribuiscono anche a questo fattore il calo degli spettatori negli stadi. Eppure accade in tutta Europa, da anni. In paesi meno radicati alle abitudini domenicali, ai pranzi di famiglia, alle partite in contemporanea. Fattori che vanno sì salvaguardati, ma non difesi ad oltranza, anche contro la logica.

È lo scenario social del Paese che è cambiato, rispetto agli anni dei nostri rimpianti. Le domeniche stesse non sono più quelle di una volta. Negli anni ’70 e ’80 difficilmente si lavorava nel fine settimana. La domenica era il giorno del riposo, per tutti; il pomeriggio l’occasione migliore per andare allo stadio. Perché la mattina si andava a messa e la sera, magari, al cinema o al teatro. Poi sono arrivati i centri commerciali, e con essi i sabato e domenica lavorativi. Oggi, nel nostro Paese, è molto facile trovare persone che lavorano nel week end, soprattutto al Nord Italia, o nei grandi centri urbani. Per loro, e per molti altri tifosi, le partite della domenica non sono più accessibili.

Non è solo una questione di diritti televisivi, non si tratta soltanto della possibilità di garantire, agli abbonati, una copertura delle partite a tutte le ore. Le gare più importanti del campionato di Serie A si sono giocate di lunedì (su tutte il big match Roma – Juventus) in onore del Monday Night che da un decennio spopola in Inghilterra e da tempo immemore in America, in NFL. Il lunedì sera è il giorno in cui l’italiano medio sta a casa, oggi. Molto più facile che il tifoso stia comodamente seduto sul divano il lunedì sera che il sabato o la domenica. Resta da capire se è altrettanto semplice andare allo stadio il lunedì sera, in Italia, in un paese dove chi lavora fa orari sfiancanti e spesso esce dall’azienda ben oltre le 19, diversamente dall’Inghilterra dove alle 17 la gente inizia a dirigersi verso casa. Questi particolari fanno la differenza tra Paese e Paese, tra una Spagna che preferisce il posticipo delle 22 e la Germania che predilige il sabato pomeriggio ai Monday Night.

Di certo indietro non si torna. L’immaginario popolare, che vede l’italiano con la radiolina che di domenica ascolta tutte le partite contemporaneamente, fa parte del passato. È storia, cinema, immagine vintage, in una società che (ci piaccia o meno) non è più quella di dieci anni fa. Siamo altrettanto sicuri che, se oggi si tornasse a giocare tutti di domenica alle 15, molti solleverebbero un polverone. Nostalgici a parte, sono tanti quelli che, grazie alla distribuzione delle partite su tutto il week end, e oltre, hanno la possibilità di seguire la propria squadra del cuore in TV o allo stadio. Un consiglio possiamo darvelo per riempire le vostre domeniche: se siete appassionati di calcio ci sono tantissime partite di campionati dilettantistici che meritano la vostra attenzione. A partire da domenica prossima, quando per la prima volta ci sentiremo davvero orfani del campionato: il calcio non è solo in TV. Alziamoci dal divano.

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