E poi il Capitano, se vuole, si leva l’ancora dai pantaloni e la getta nelle onde.
Il Capitano è Gerrard. Il Capitano è Alex Del Piero. Il Capitano è Javier Zanetti, anche se per poco ancora. Il Capitano è Francesco Totti, ora che è diventato adulto. Il Capitano è Paolo Maldini, anche se qualcuno in curva non l’ha mai riconosciuto come tale. Quando gli inglesi inventarono questa figura gli assegnarono formalmente oneri e onori all’interno di una squadra. Il capitano era il giocatore più talentuoso, il più rappresentativo, quello dotato di autocontrollo e disciplina. Quello dotato di più cultura, aggiungo io. Ma a memoria d’uomo ricordo pochi giocatori in grado di possedere contemporaneamente queste caratteristiche: talento, disciplina (almeno in campo), leadership e cultura: Johan Cruijff, Franz Beckenbauer e Paolo Maldini appunto.
Aggiungete voi altri nomi, il discorso non cambia. Se la cultura era una dote importante negli anni ’70 (quelli della rivoluzione e della beat generation) fuguriamoci oggi che l’informazione corre velocemente e il rischio di incorrere in incidenti diplomatici è altissimo. Sia chiaro, non chiedo la luna. Chiedo solo Capitani coraggiosi, anche in Serie A. Se le curve vogliono comandare, che ci provino. Se le forze di Polizia hanno problemi a gestire l’ordine pubblico, non posso essere io a suggerire soluzioni o a criticare il loro operato. Se le Società sono assenti, silenziose e assertive nei confronti dei leader del tifo, posso solo storcere la bocca. Ma sui giocatori ho qualcosa (molto) da ridire.
Non posso accettare che il Capitano di una squadra di Serie A non sappia cosa vuol dire la scritta “Speziale Libero” su una maglietta. Se il giocatore in questione è straniero e non si interessa di cose che non riguardino il calcio, mi spiace. Ma il problema è alla radice. Nel calcio moderno ci vogliono Capitani moderni. Sono necessari. Uomini che, se proprio devono confrontarsi con un Capo Ultras, possano farlo con consapevolezza e non in maniera passiva. Credete che Paolo Maldini sarebbe andato a parlare con Genny a’Carogna (che ieri ha preso 5 anni di Daspo, ndr) o con persone affini? Magari gli avrebbe prima chiesto, gentilmente, di cambiare maglietta. Ne sono sicuro.
E infatti, Maldini, nella sua partita di addio è stato incredibilmente fischiato dai suoi stessi tifosi. Quelli che avrebbero dovuto tributargli un applauso di 90 minuti. Sono sempre del parere che chi paga il biglietto non ha il diritto di fare tutto ciò che vuole. L’etica del rispetto dovrebbe esistere anche negli stadi. Non ce l’ho con le curve. Ce l’ho con chi pretende di rappresentarmi a tutti i costi. Con striscioni vergognosi come quello di Torino, o cori beceri e razzisti. Dove sono i capitani in tutto questo? Davvero pensano che basta un selfie su Twitter con una banana in mano? Dove sono i grandi leader? Ora che Zanetti si ritira, che Totti sta per chiudere, chi prenderà il loro posto? Lo so, Totti andò a parlare con De Santis dieci anni fa. Ma sono sicuro che oggi, a 37 anni, non lo farebbe.
Invito le Società a riconsiderare il ruolo del capitano. Non solo in campo, ma anche fuori. Il Capitano moderno deve conoscere il regolamento (vi consiglio, a tal proposito la rubrica Regoliamoci di Lorenzo Fontani su Sky), avere doti comunicative e, almeno, una buona cultura generale. Non si scappa. Che poi, ogni tanto, si potrebbe anche andare a parlare con la tribuna est, con la curva avversaria o con i bambini a bordocampo. Chiedere a loro cosa ne pensano. Non ne possiamo più di sentirci dire “non avevo idea di chi fosse, non sapevo cosa voleva dire, non conosco la storia“. Se necessario rimandiamo i capitani a scuola. Paolo Maldini potrebbe essere un buon professore, magari.
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