Per fortuna la fantascienza ci ha abituato da tempo alle più impensate innovazioni tecnologiche. E anche se ancora non indossiamo indumenti ispirati esattamente alla moda dei Jetsons, le prospettive nel fashion saranno certamente influenzate dalle nuove tecnologie.
Basta pensare al recente accordo tra Google e Luxottica per domandarsi se alla fine sarà le tecnologia ad entrare nello splendido design made in Italy o se piuttosto saranno le montature a doversi adattare alle esigenze di spazio di microchip e sensori.

Recentemente, in una intervista a Dezeen, Mark Newson, uno dei designer industriali più rinomati al mondo, ha affermato che i Google Glass “fanno sembrare un’idiota chi li indossa”. Il designer ha anche sottolineato che quasi tutti i produttori di tecnologie, ad eccezione di Apple, hanno scarsissima attenzione per la moda e per il design, aspetti a cui invece dovrebbero dedicare maggiore cura perché “Se prendessero atto di come funziona il mondo della moda, di come il mondo della moda modo porta le cose sul mercato, con straordinaria efficienza, potrebbero imparare tantissimo”.

Ma Google l’ha finalmente capito ed ecco l’accordo con Luxottica. Un colpaccio anche per l’Italia, a volerla dire tutta.

La rivoluzione che ha scatenato la rincorsa tecnologica

I Glass di Google assicurano di essere sul punto di rivoluzionare il mondo o almeno il nostro modo di vedere e di interagire. Eppure per il momento, nella versione rilasciata per gli sviluppatori, questi occhiali magici non fanno molto più che filmare, scattare foto, fornire informazioni meteo o sulle mappe stradali, accedere al web. In più, devono essere collegati ad uno smartphone per poter rendere al massimo.

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Un fatto è innegabile: gli esperimenti di Google sulla tecnologia indossabile stanno suscitando un rincorrersi di prodotti e di ricerche ad una velocità probabilmente mai sperimentata prima. Oltre ai Google Glass infatti, in prossima uscita ci saranno gli occhiali di Epson, che una loro destinazione preferenziale però già ce l’hanno: le applicazioni migliori saranno certamente nel gaming. Anche i Moverio non brillano per bellezza estetica e tra le altre pecche, devono essere collegati tramite cavo ad un controller esterno. Ci saranno poi gli Smart Glasses di Samsung, per ora solo brevettati.

Foto: Epson.com
Foto: Epson.com

E certamente con calma e solo quando saranno davvero all’altezza usciranno anche gli occhiali di Apple, che potrebbero essere già delle lenti a contatto, quindi invisibili e assolutamente non invasive, sfruttando magari la tecnologia iOptik di Innovega, presentata al CES 2014 di Las Vegas.

Al CES di quest’anno, neanche a dirlo, è arrivato per cercare finanziatori un altro pezzetto di Italia, chiaramente in linea con le innovazioni tecnologiche, ma che vuole sfruttare innanzitutto il valore aggiunto del made in Italy. Si tratta di GlassUp, una startup modenese, che sembra averci visto lungo e ha messo insieme un team di sviluppatori italiani per tentare di arrivare primi nella corsa verso la migliore applicazione di questo nuovo tipo di tecnologia.

Foto: Glassup.net
Foto: Glassup.net

Se puoi immaginarlo, con i Glass potrai farlo

In sostanza si possono immaginare infiniti usi per questi dispositivi e dunque Google sta solo facendo da apripista anche per tutti gli altri modelli che certamente saranno sul mercato, ma gli utilizzi più interessanti sono probabilmente quelli che riguardano la medicina e l’informazione.

Se i Google glass sono già stati sperimentati in alcune corsie ospedaliere, come al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, per permettere ai medici di avere sotto controllo a colpo d’occhio tutti i dati relativi ai pazienti, semplicemente puntando lo sguardo sul braccialetto identificativo della persona in cura, l’utilizzo nei reportage e nella diffusione di notizie live, genereranno sicuramente una nuova rivoluzione anche nel mondo del giornalismo, dopo quella già abbastanza significativa portata dai social network. Un’accelerazione sempre maggiore nella diffusione delle notizie, a cui sarà davvero difficile stare dietro, ma che potrebbe rendere sempre più diretto il rapporto con la verità verso cui l’informazione dovrebbe puntare.

I Google Glass saranno il nuovo salto evolutivo, ma solo se saranno belli

I limiti tecnici verso l’Homo technologicus

Per ora tutte queste possibilità sono comunque ancorate a limiti tecnici oggettivi: la necessità di collegarsi a uno smartphone, la durata forse ancora troppo limitata delle batterie (al massimo 6 ore con un uso moderato), la memoria disponibile sul device e più semplicisticamente la possibilità di connettersi effettivamente alla rete o al gps laddove non vi sia copertura. In questo senso Zuckerberg è quello che forse ci ha visto meglio di tutti i concorrenti, acquistando Whatsapp.

Il salto evolutivo, insomma, il passaggio dall’Homo sapiens sapiens all’Homo technologicus, nonostante i nativi digitali, deve ancora aspettare. E probabilmente dovrà passare attraverso almeno un lustro di utilizzo dei nuovi supporti per arrivare ad una forma definitiva e stabile. Il consiglio, prima di acquistare i Google glass – di cui peraltro non si conosce ancora il prezzo e che secondo indiscrezioni potrebbe oscillare dai 299 agli 850 dollari – è di aspettare almeno la terza versione. Basta confrontare il primo iPad con l’ultima versione mini di Apple, per capirne velocemente il motivo.