Sono passati solo cinque mesi da quando Roberto Tajani, giovane designer, decise di andare a bussare alla porta della Cappella Sansevero, uno dei luoghi più incantevoli di Napoli. È qui che è custodito il Cristo Velato, un’opera che tra suggestione ed emozione, lascia poco spazio alle parole. Roberto aveva le idee chiare: riprodurre quest’opera, reinterpetarla, per rendere omaggio ad uno dei simboli della sua amata città. Nessun stravolgimento, quindi, ma una commistione tra tecniche tradizionali e un pizzico di modernità per dare vita ad una stampa d’autore, la prima ad essere mai realizzata per il Cristo Velato.

Credist photo Roberto Tajani
Credist photo Roberto Tajani

Fino ad allora, Fabrizio Masucci, presidente della Cappella, aveva sempre rifiutato le proposte che arrivavano soprattutto per il poco spazio disponibile. A Roberto ha detto sì, scopriamo insieme il perché in questa doppia intervista per Il Giornale Digitale.

Fabrizio Masucci, presidente della Cappella Sansevero, facciamo un passo indietro e parliamo di questo luogo che è ai vertici delle classifiche dei monumenti più apprezzati. Che cosa conquista i visitatori?

I numeri degli ultimi anni sono dalla nostra parte: nel 2014 è stato il terzo museo più gradito su Tripadvisor, nel 2013 fu il primo museo, ed è tuttora il primo a Napoli.
Io lo dico sempre: prima che bravi siamo belli, abbiamo il Cristo Velato che è una delle opere più suggestive al mondo quindi queste percentuali di gradimento sono motivo di grande soddisfazione, ma non sono mai abbastanza.
Cerco di fare sempre di più affinché sia conosciuto da più persone. Se devo individuare una spiegazione, prendendo in prestito una formula abusata per altre cose, direi che la Cappella di Sansevero è qualcosa di esclusivo per tutti, in un certo senso è un monumento particolare che devi anche cercare e trovare nei vicoli di Napoli, hai la percezione della scoperta.
Una scoperta condivisa da molte persone, il binomio esclusività e scoperta gioca a nostro favore.

Alle spalle della Cappella Sansevero l’affascinante storia del principe Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero. Un esoterista, un alchimista, un inventore che ha lasciato un’aurea di grande mistero, che legame c’è con l’animo dei napoletani?

Indubbiamente è un aspetto che attira moltissimo, oggi la cappella e Raimondo sono sempre più conosciuti lo erano già nel ‘700 ai tempi del Grand Tour. Per una questione di oblio e di cambiamenti di gusti nell’800 cade un po’ nel dimenticatoio, ma furono proprio i napoletani a tenerne vivo il ricordo, da lì si è ripartito per raggiungere una diffusione maggiore, per cui l’aspetto del mistero attira.
È chiaro che anche da parte nostra si sottolinea, andando a leggere documenti ci rendiamo conto che la realtà è ancora più affascinante, lui rimane un personaggio enigmatico.

Credits photo Massimo Velo © Archivio Museo Cappella Sansevero
Credits photo Massimo Velo
© Archivio Museo Cappella Sansevero

La Cappella è stata protagonista anche di eventi legati alla musica e al teatro, quanto è importante la commistione tra le arti?

L’anno spartiacque nella storia gestionale della Cappella è stato il 2010, in occasione del 300enario della nascita del principe. Facemmo un grande sforzo per commemorare la ricorrenza con mostre, presentazioni, eventi e da allora non ci siamo fermati.
Nel 2012 e nel 2013 si è tenuta Meravigliarti, una rassegna che ha declinato la meraviglia attraverso le diverse arti e anche quest’anno abbiamo in programma una serie di eventi interessanti che vi svelo in anteprima.

La rassegna parte il 19 maggio: il primo evento è uno spettacolo che si chiama light mistery fatto da tre ricercatori dell’Istituto di Fisica di Milano, che porteranno in scena la scienza in maniera divertente con reali esperimenti, un tipo di spettacolo che è pensato per i più piccoli.
Poi ci sarà Vittorio Sgarbi che farà una lezione proprio sulla Cappella di Sansevero, per cui avremo l’occhio di un critico importante; il 16 giugno ci sarà un’intervista impossibile al Principe di Sansevero scritta da Raffaele La Capria e portata in scena da Peppe Servillo e Andrea Renzi.
Per quanto riguarda l’arte contemporanea avremo un italiano di fama interazionale Giulio Paolini, con un’installazione all’interno della Cappella, il vernissage è previsto il 9 giugno. E ancora ci sarà il concerto degli Euphoria, un quartetto d’archi che porterà un tipo di repertorio che poco a che vedere con il rigore del luogo.

Veniamo alla stampa d’autore e al progetto di Roberto Tajani che ha eseguito quest’originale riproduzione del Cristo Velato. Come è nata la vostra collaborazione?

Mi sono appassionato al lavoro di Roberto anche se all’inizio ho avuto un po’ di resistenza legata soprattutto allo spazio. In passato ho rifiutato molte proposte per questo motivo. A Roberto ho deciso di dire sì perché è una proposta diversa, originale e di qualità. Lo spirito di questo museo è di mantenere un profilo alto offrendo ai turisti prodotti unici che possano incontrare il gusto di palati più raffinati.

Il Cristo Velato, l'emozione in una stampa d'autore (INTERVISTA)

Roberto, veniamo a te. Sei il primo artista ad aver riprodotto il Cristo Velato. Ci racconti come sei arrivato alla Cappella Sansevero? Com’è nata quest’opportunità?

Conoscevo già la Cappella e il Cristo Velato. Sono rimasto prima attratto dal mistero che si porta dietro la leggenda di aver marmorizzato un corpo vero e poi ne ho apprezzato la manifattura. Così mi sono avvicinato a quest’opera per apprezzare a fondo la tecnica usata e per coglierne quello che Giuseppe Sanmartino voleva trasmettere.

Quando ho maturato la mia idea di riprodurre il Cristo Velato ho ricevuto il sostegno da vari amici e un bel giorno di cinque mesi fa ho deciso di andare di persona alla Cappella Sansevero. Mi sono detto “almeno ci provo”, non è stato facile, ma poi ce l’ho fatta.

Una stampa d’autore che racchiude tecnica, modernità e tradizione: che tipo di percorso hai seguito per arrivare a questo risultato?

Le stampe vengono fatte una per volta, attraverso la tecnica del puntinato del disegno a mano libera. Prima si lavora l’immagine, poi viene incisa su ottone dopodiché si inchiostra la matrice e poi viene posta su foglio di carta d’Amalfi di altissima qualità, la cartiera Amatruda conserva le tecniche di manifattura che si usavano nel ‘600-‘700.
Il Cristo Velato, l’emozione in una stampa d’autore (INTERVISTA)

Il mio percorso per arrivare fin qui non è stato dei più accademici, è nato da una passione che ho sempre avuto di mettere penna su carta, un bisogno da esternare. Nel lavoro mi rifaccio alla tradizione attraverso tecniche antiche reinterpretate da me ma c’è anche un tocco di modernità data proprio dalla ricontestualizzazione dell’opera.

Il Cristo Velato, l’emozione in una stampa d’autore (INTERVISTA)

A quale tipo di location vedi adatta questa riproduzione?

Io ritengo che chiunque scelga un pezzo d’arte lo scelga prima di tutto per sé. Visto che la stampa è di fine manifattura, fatta a mano nell’interezza dei suoi processi, la vedrei davvero bene ovunque. L’importante è che sia un luogo che ricordi l’emozione legata all’opera.

Il Cristo Velato è indubbiamente un simbolo universalmente riconosciuto, dal tuo punto di vista che esperienza è stata poterlo riprodurre?

Lo scopo di questo puntinato è di ricordare un fine lavoro di un artista, il mio è un elogio, una riproduzione interpretata attraverso tecnica figurativa. Spero di rievocare e riportare le sensazioni ricevute all’interno della Cappella per chi è venuto a fare visita al Cristo Velato.

Napoli è ricca di suggestioni per un giovane designer come te. Quali sono le tue fonti di ispirazione? E dopo il Cristo Velato cosa ti piacerebbe immortalare?

La mia ispirazione viene dettata dalla necessità, e dalle carenze create da consuetudini errate o semplicemente poco pensate e Napoli, per essere ironici, è la mia fonte inesauribile di ispirazione.
Se parliamo di riprodurre un classico mi piacerebbe avvicinarmi allo studio geometrico del labirinto di Celebrano della Cappella Sansevero, sempre reintreprentandolo in chiave moderna. Ma anche la statua del Nilo, al centro storico, esposta all’esterno è soggetta ad incuria e vandalismo, mi preoccupa parecchio quindi mi piacerebbe approfondirla.
Sul fronte del design mi occuperei di altro: il mio desiderio è di valorizzare il lungomare, mi piacerebbe progettare una sorta di miniboat.

[Credit Photo Cover: Massimo Velo © Archivio Museo Cappella Sansevero]