I calciofili lo sanno molto bene, non c’è modo peggiore di subire una rete. Un calciatore che ha indossato in passato la maglia che ami, ora ne veste un’altra, magari anche una che non sopporti, e ti segna, proprio sotto il settore dove tempo prima ti faceva godere. È il famigerato “goal dell’ex”, termine calcistico ormai noto nel vocabolario giornalistico e non solo. Nella storia del calcio il “goal dell’ex” è diventato ormai un classico, tante volte ci è capitato di assistere a episodi del genere. Spesso queste marcature, sono caratterizzate da una non esultanza, o perlomeno da un’esultanza pacata, altre volte invece si assiste a manifestazioni di gioia rabbiose e anche smodate. Un dibattito che divide gli amanti del gioco più bello del mondo, e a cui purtroppo non si troverà mai una soluzione: è giusto esultare? Oppure sarebbe meglio evitare?
Partendo dal fatto che ci sono molte varianti in gioco che potrebbero influenzare la scelta di un calciatore di esultare o meno, quando segna ad una sua ex squadra, le reazioni più gettonate sono due e sono diametralmente opposte tra loro. La prima: se con i tifosi non ti sei lasciato in malo modo, se loro ti hanno sempre incitato e portato rispetto, tu devi portargliene a loro allo stesso modo. Se segni un goal nel tuo ex stadio, davanti ai tuoi ex tifosi è giusto essere pacati, come si dice: “non mangiare nel piatto dove si è mangiato”. La seconda invece: è giusto esultare sempre. Non farlo potrebbe sembrare ipocrita nei confronti di quelli che adesso sono i tuoi nuovi tifosi. Si è professionisti, e nel calcio il tuo mestiere è segnare e far divertire chi paga abbonamenti e biglietti.
Le due idee principali di fondo sono queste. Qualsiasi cosa tu faccia in questo caso potrebbe dare fastidio a qualcuno. L’ultimo in ordine di tempo a trovarsi in questa situazione è stato Hernanes, che ieri all’Olimpico con la maglia dell’Inter, ha steso la sua Lazio con una doppietta che ha ribaltato il risultato di una partita a dir poco rocambolesca. Un amore che era sbocciato subito tra i laziali ed Hernanes, forse l’acquisto migliore di Lotito in questi 11 anni di dirigenza. Hernanes aveva lasciato Formello tra le lacrime, e le manifestazioni di affetto dei tifosi biancocelesti erano state migliaia. È per questo che ieri, dopo il primo goal, l’esultanza con capriola del Profeta, non è andata giù ai supporters laziali. Cori e fischi per tutto l’arco della partita lo hanno accompagnato nella sua prestazione. A fine primo tempo il brasiliano risentito dai cori dei suoi ex tifosi, aveva in qualche modo cercato di chiedere scusa, a fine partita invece, ai microfoni di Sky, ha ritrattato affermando che la sua era una forma di protesta verso il presidente della Lazio che lo aveva sottovalutato. Molti però, non gli hanno creduto, ed Hernanes da idolo del popolo laziale, è diventato un traditore, un’ipocrita.
Prima di Hernanes tanti altri calciatori in tempi più o meno recenti hanno fatto male alle loro ex squadre, sfidando e mettendo alla prova i proprio ex tifosi. Tra i più famosi forse quello che più fece scalpore, fu il goal del “Fenomeno” Ronaldo all’Inter con la maglia del Milan. Un colpo al cuore per i tifosi nerazzurri che forse non potranno mandare mai giù. Dopo aver segnato Ronaldo si portò le mani dietro alle orecchie zittendo San Siro, un’esultanza che cancellò il brasiliano dal ricordo che sembrava indelebile, nella mente di ogni tifoso. Senza dimenticare quello di Altafini con la maglia della Juventus al Napoli in una sfida scudetto, che gli valse il nomignolo di “Josè core ngrato”. E poi ancora: Icardi contro la Sampdoria, Lichtsteiner e Nedved contro la Lazio, Osvaldo e Destro contro la Roma, Quagliarella e Inzaghi contro la Juventus, Ibrahimovic e Seedorf contro l’Inter e infine Adebayor contro l’Arsenal solo i più recenti.

C’è chi poi invece ha scelto la strada inversa, quella della non esultanza. Troppo forte l’attaccamento ai colori indossati in passato per dargli un doppio dispiacere. Avergli segnato contro basta e avanza. Batistuta con la maglia della Roma contro la sua Fiorentina, una promessa fatta e mantenuta, tra le lacrime di Firenze. A seguire, ma questa volta a maglie invertite, Pruzzo contro la Roma in maglia viola. Fu l’ultimo goal della sua carriera, quello che forse non avrebbe mai voluto segnare. E poi ancora: Lampard contro il Chelsea, Biava contro la Lazio, Quagliarella e Denis contro il Napoli, Matri contro il Cagliari, Romulo contro la Fiorentina, e tanti altri ancora che per elencare tutti servirebbero pagine e pagine di inchiostro.

A quanto pare quindi, il “goal dell’ex” sembra essere diventato una consuetudine. Esultare o non esultare invece un atteggiamento soggettivo. Le motivazioni che spingono un giocatore a festeggiare o meno sono svariate, ma il calcio è fatto anche di questo, di sentimenti di gioia, ma anche di tradimenti. L’importante è che il “se segno non esulto”, non diventi mai una legge formale o scritta che sia, o ancor peggio una moda. I rapporti iniziano, e finiscono, è un ciclo della vita di tutti i giorni, e che ci piaccia o meno, dovremo imparare ad accettarlo.
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