Il “Caso Quarto” è emblematico di come un Partito per quanto si possa ritenere esente dai difetti di un sistema, per forza di cose se ne vuole fare parte, e soprattutto se vuole esserne protagonista, non può dichiararsi puro e a priori diverso dagli altri. Forse non c’era nemmeno bisogno che il Premier Matteo Renzi lo ribadisse davanti ai microfoni di «Repubblica Tv», perchè d’altronde che anche il M5S non possedesse un monopolio morale lo avevano già intuito in molti da tempo. Il paradosso diventa così quello di non andare tanto a stabilire presunte responsabilità degli attivisti sul territorio e reali irregolarità nel voto che ha portato all’elezione del Sindaco nella cittadina campana quanto semmai quello di concentrare l’attenzione su una classe dirigente, quella grillina, di fatto costretta a scaricare Rosa Capuozzo perchè travolta da un linciaggio inevitabile.
Così in pochi giorni diventano sbiadite le tantissime foto che ritraevano i big del M5S al fianco di questa signora tanto combattiva, di quegli slogan sul cambiare Quarto che adesso forniscono assist per facili battute. Forse l’errore (se c’è stato) della classe dirigente grillina è stato proprio questo, quello di passare in fretta dal difendere a spada tratta il proprio primo cittadino, al definire inevitabile la sua espulsione. E se anche davanti all’ennesimo scandalo, quello del marito indagato per falso, la Capuozzo prende tempo e rimanda eventuali dimissioni, il danno di immagine per il Movimento è tale che non basta nemmeno l’allontanarsi da una figura diventata ingombrante. E il M5S si scopre “Partito”, con i suoi difetti e l’impossibilità di un controllo totale sui territori governati, pagando lo scandalo più del normale, e scoprendo di non essere migliori, diversi.

Moralismo esasperato, etica politica portata agli estremi, alibi destinati a crollare e ingredienti di un populismo anti partitico che funziona nei sondaggi ma che non offre soluzioni pratiche quando si passa da un’opposizione urlata alla necessità pratica di governare. Per il M5S i problemi non stanno solo nel caso Quarto; lo scorso Dicembre tre consiglieri comunali di Livorno erano stati espulsi con una mail perchè dissidenti nei confronti del Sindaco Nogarin scatenando strascichi di polemiche ancora non sopite, e a Gela il primo cittadino Messinese, ex pentastellato, continua a tirare frecciatine a Grillo e ai suoi e difende la collega campana invitandola a non mollare. Quell’essere “fuori asse” rispetto i principi di comportamento del Movimento è un qualcosa tanto vago da poter essere interpretato in qualsiasi momento, e se un direttorio concentra su di sè questa possibilità di discernere la semplice dialettica politica dagli atteggiamenti non consoni e pericolosi, la differenza rispetto a quei Partiti considerati autoritari e antidemocratici con un leader forte al comando diventa così labile da poter sembrare nulla.
D’altronde se la Lega continua a raccogliere consensi e un’infinità di voti ballano all’interno di un elettorato indeciso tra Salvini a Grillo, con il lombardo che però gira in continuazione nei programmi tv, e l’ex comico ligure che invece continua a defilarsi, sorge la necessità di trovare nel Movimento figure in grado di contrastare la leadership carismatica del Carroccio e di creare un’identificazione efficace in caso di Elezioni Politiche. Che sia Di Maio, Di Battista o Fico, insomma, l’atteggiamento dei big non può più essere quello di normali attivisti tra i tanti, e andare ad individuare ipocrisie rispetto alle dichiarazioni passate sempre più facile.

Così scatta la sfida a Renzi, il desiderio di confrontarsi finalmente in televisione col Presidente del Consiglio e con i suoi fedelissimi; sono lontani i tempi in cui il M5S fuggiva orgogliosamente dal contraddittorio e evitava con accuratezza ogni possibile spiacevole incontro davanti le telecamere. Serve farsi vedere, serve fare capire che non si scappa più, e che si è pronti a prendersi le proprie responsabilità, caso Quarto o meno. C’è chi è pronto a giurare che sarà la grande svolta per Grillo e i suoi, chi invece immagina figure non proprio bellissime davanti a un grande comunicatore come l’ex Sindaco di Firenze, abituato a domande incalzanti e a non perdere la pazienza nel caos delle discussioni dei talk televisivi.
Il risultato più sorprendente delle polemiche di questi giorni è forse però proprio questo, l’aver costretto il M5S ad uscire finalmente allo scoperto, a levarsi di dosso quella sensazione di purezza che risultava ormai abbastanza disorientante. Nessun alibi morale, nessuna scusa. Bisognava cadere nel fango per accorgersi che non si può stare in una campana di vetro, che bisogna talvolta rischiare politicamente per dimostrare il proprio valore. E se il caso Quarto è servito a questo, perlomeno passerà alla recente storia politica.