Dopo ben 6 anni dalla sua ultima opera, l’apprezzatissimo Questione di cuore, successo di critica e pubblico, torna in sala Francesca Archibugi, regista de Il grande cocomero, con una commedia teatrale raffinata ma, al tempo stesso, rustica. Si tratta de Il nome del figlio, remake della commedia francese Cena tra amici, entrambe basate sulla piece teatrale Le Prenom, in sala, con ottimi risultati, dallo scorso giovedì (ha ottenuto la media per sala più alta durante il weekend).
Il film racconta la storia delle vicende della famiglia Pontecorvo. Figli di un onorevole anti-fascista, Paolo e Betta vivono a Roma in modo alquanto diverso. Betta è una professoressa di scuole medie, nevrotica, che intrattiene una relazione con un collega, che vive nell’ombra del marito, Sandro, intellettuale sinistroide, professore di letteratura all’Università, da sempre legato alla famiglia, in quanto migliore amico di Paolo. Quest’ultimo, poco istruito ma ricco agente immobiliare, è uno sbruffone ed è sposato con Simona, una donna “coatta”, divenuta celebre per aver scritto un libro di grande successo, nonostante le povere basi culturali. Ad arricchire il quadretto ci pensa Claudio, musicista naif, da sempre legato alla famiglia e da sempre arbitro delle loro dispute.
L’occasione per ritrovarsi è una cena a casa di Betta, cui parteciperanno tutti, compresa Simona, in dolce attesa. La rivelazione riguardo il nome che Paolo e Simona avrebbero scelto per il figlio creerà tensione tra i protagonisti e li porterà a confessioni e a risvolti davvero inaspettati.
La prova della Archibugi, regista d’esperienza, è positiva. Mescola l’eleganza del teatro con la veracità della situazione, la raffinatezza con la quotidianità di una cena in famiglia. Oltre che dall’ottima sceneggiatura, la Archibugi riceve grande supporto da prove attoriali di livello, che riescono a riportare in scena dei personaggi altamente caratterizzati, senza mai cadere nel cattivo gusto o nell’essere macchiette.
Michela Ramazzotti fornisce una prova forte e sentita nei panni di Simona, una ragazza “de borgata”, che riporta un po’ l’attrice al personaggio che l’aveva resa nota, la Sonia di Tutta la vita davanti. Altrettanto convincente è Valeria Golino nei panni della sensibile Betta. La Golino sembra attraversare un periodo d’oro a livello professionale, dopo i successi e le prove eccellenti de Il capitale umano e Il ragazzo invisibile.
Il settore maschile non è da meno. Alessandro Gassman e Rocco Papaleo, rispettivamente nei panni di Paolo e Claudio, si ritrovano dopo il fortunato Basilicata coast To coast e mostrano anche qui una bella sintonia attoriale, che non è facile trovare nella commedia italiana. Meno a fuoco Luigi Lo Cascio, che ritrova, invece, Gassman dopo il bellissimo I nostri ragazzi, forse più a suo agio con film drammatici.
A parte qualche piccola critica, che potrebbe essere fatta su qualche luogo comune di troppo presente nel film, Il nome del figlio è un film che va visto, perché rappresenta una bella lezione di cinema. Riesce ad essere, infatti, una film divertente, ma allo stesso tempo serio ed intenso, ma, soprattutto, una commedia rustica, ma anche elegante, che non cade mai in inutili volgarità per strappare una risata, cosa che, oramai, con grande dispiacere, accade spesso nel nostro cinema.