Nuovo corso Milan. Ieri Mihajlovic ha messo piede per la prima volta a Casa Milan, laddove aveva giurato, in una conferenza stampa divenuta poi virale negli ultimi giorni, che non avrebbe mai messo piede. Di storie così nella storia recente (e meno recente) del calcio ce ne sono tante. A bizzeffe. Una su tutte quella di Capello e il suo “mai alla Juventus” pochi mesi prima di firmare con il club bianconero. Parole dette e poi rinnegate. Ma Miha è onesto quando dice che dovrà conquistare tutti con le prestazioni, e non con il passato. E con un senso d’appartenenza che non ha. “Per ora”, suggerisce lui.

Sarà una pedina fondamentale del nuovo Milan che è in divenire. Il nuovo che avanza. Idee ordinate e sicure, il tecnico serbo ha il compito arduo di risollevare una squadra che nelle ultime due stagioni è scesa in basso. Un po’ come fece Conte con la Juventus qualche anno fa. Il carisma è lo stesso, l’asprezza nei modi di fare anche. Se sarà la stessa anche la bravura ce lo dirà il campo. Pedina fondamentale, sicuro già in conferenza stampa. “Non ho finito” dice per zittire Silvio Berlusconi. Quello stesso Berlusconi che però non ci sta a fare da “presidente onorario” e politico in pensione. Vuole comparire. Ruba la scena a Galliani. Parla tanto. Rispetta il tecnico, e non è poco. Ma vuole essere lì. Vuole riconquistare un ruolo da protagonista sulla piazza. Con quel Milan che ora sembra essere qualcosina in più di un giocattolo, al netto di investitori asiatici e crisi economica.

Foto:  ANSA/MOURAD BALTI TOUATI
Foto: ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

Nuove pedine, vecchi modi di fare. Miha e Berlusconi, ma non solo. Nuove pedine anche sul mercato: Bertolacci, Bacca e Luiz Adriano sono già del Milan. Nella speranza di scongiurare la trepidazione dei “giorni del condor” che un anno fa portarono al flop Fernando Torres. Attacco rinnovato in toto quindi, Menez permettendo. Sarà 4-3-1-2 dice il tecnico. E il francese potrebbe essere quell'”uno” dietro le punte. Bonaventura permettendo, questa volta. El Shaarawy sarebbe l’interno di sinistra di metà campo, con una maglia da giocarsi con Bertolacci, che in quel ruolo ha già dimostrato nel Genoa di poter fare bene. Una rivoluzione tattica per un calciatore che da bandiera e simbolo del Milan del futuro (e delle creste) è diventato oggetto misterioso e meteora del Milan del passato recente. Troppo brutto perfino per essere vero.

Foto milanistiblog.com
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Vecchie abitudini, e vecchi difensori. Almeno per ora. Berlusconi è pronto a giurare che Mexes rinnoverà, ma sembra quasi una speranza che nutre dentro se stesso. Il presidente stima il difensore francese, si aspetta da lui un finale di carriera che possa ripagare quei 4 milioni annui versati nelle casse di un difensore centrale senza infamia né lode. Ma potrebbe non bastare. Ed è un po’ quel vecchio vizio rossonero di investire solo sui reparti offensivi. Ad oggi la squadra a disposizione di Mihaijlovic non è da scudetto. Soprattutto per una linea difensiva carente per un calcio tattico e bloccato come quello italiano, nel quale spesso vince chi subisce meno gol. Galliani dovrà lavorare lì. Per cercare anche un rilancio personale, e non esser più ai margini di una presentazione o sotto casa di qualche improbabile attaccante per convincerlo a firmare. Oggi il Milan sembra avere potere d’acquisto. Appeal forse no, ma un po’ di cash sì. Riparte da tre ottimi acquisti. Dai nomi non altisonanti, ma dal sicuro affidamento. Ed è già un bel passo avanti. Adesso serve rinforzare la squadra in difesa, lasciar lavorare un tecnico preparato, e tornare a fare il Milan. Il Milan, quello vero.

[Cover Photo: Foto Eurosport.fr]