“Milano a portata di mano, ti fa una domanda in tedesco e ti risponde in siciliano, poi Milan e Benfica Milano che fatica” (Milano, Lucio Dalla 1979)
L’Expo è alle porte, e per la festa del design è già di per sé un’occasione speciale, seppur senza Eurocucina. Il Salone del Mobile è l’evento che fa accendere per primo sull’Italia i riflettori di tutto il mondo. L’appuntamento, giunto alla 54esima edizione, racconta una Milano ritrovata, mai come in questo momento, definita dal New York Times al primo posto tra 52 destinazioni nel mondo da vedere nel 2015. Subito davanti a Cuba, in seconda posizione, e Philadelphia, in terza. «Una città rivitalizzata dà il benvenuto al mondo – scrive il magazine americano – L’Italia è ricca di città romantiche come Firenze, Venezia, Roma però adesso la più vibrante potrebbe essere proprio Milano e per i turisti questo è l’anno per scoprire il suo charme visto che ospiterà Expo, al quale sono attesi 20 milioni di visitatori».
La giornalista Ingrid K. Williams, autrice del pezzo, ha scelto undici posti fra cui sei dove andare a fare colazione, cena o aperitivo, e altri cinque da visitare. Sono tutti in centro, a Milano, e facilmente raggiungibili con un normale biglietto per i mezzi pubblici (che costa 1,50 euro). Questo bellissimo video del New York Times ci conduce nella vita milanese facendoci scoprire tutto il suo fascino. Che per gli stranieri è evidentemente aumentato, nonostante i lavori in corso, nonostante la fretta dei milanesi e il traffico che però, ai turisti, abituati a prendere i mezzi pubblici, evidentemente poco importa.
Per una settimana imprenditori, designer, studenti e appassionati fanno la spola tra la fiera di Rho – dove le grandi aziende di arredi e luci presentano i loro prodotti in anteprima mondiale – e i quartieri della città. Dalle 5 vie a Brera, da zona Tortona a Lambrate, negozi, start up, gallerie e giovani firme indipendenti fanno a gara per coinvolgere i visitatori in eventi grandi e piccoli dedicati al mondo del design, dell’interior e dell’artigianato 2.0. Fino a domenica 19 aprile, aperto al pubblico solo gli ultimi due giorni, al Salone passeranno oltre 350 mila visitatori provenienti da 160 paesi diversi, circa 24 mila cinesi, e certamente non solo per copiarci ma per ispirarsi, per scoprire le nuove tendenze e ovviamente per comprare.
Il sindaco Pisapia ha definito i Saloni “l’aperitivo dell’Expo“, forse non proprio felicemente, ma restando nell’area semantica del gusto e della milanesità. E il grande, metaforico banchetto del design diventa anche un banchetto reale. Lo dimostrano i tanti eventi dedicati al tema del cibo, ma anche il fatto che, benché nell’alternanza biennale tra illuminazione e cucine sia il turno delle luci, le cucine si prendono un bello spazio come coprotagoniste. Ma se il Salone riempie la fiera di Rho di espositori (unico evento a riuscirci, e anzi c’è una lista d’attesa), Milano è animata da circa quattrocento eventi. Mostre, happening, incontri, party e feste, installazioni che mettono al centro la creatività del progetto e i protagonisti. Soprattutto designer e architetti, ovviamente, ma anche artisti e artigiani. E l’anima dandy di Milano si erge in queste fortunate giornate di sole, mostrando tutta la sua italianità, perché Milano è innanzi tutto Italia, in questo momento, che piaccia o meno. Ed è italia di cui, al netto delle polemiche, andare orgogliosi nel mondo. Perché è il mondo stesso che ce la invidia.
Fra le principali tendenze, curiosamente, nel costruire nuove prospettive del design e dei modi di abitare, il Salone registra una forte passione per i grandi autori del passato, con revival e rilanci di personaggi scomparsi come Sottass e Le Corbusier di cui ricorre il cinquantenario della morte, o grandi vecchi come Alessandro Mendini o Mario Bellini. Entrando nel tecnico e nelle specifiche del Salone, potremmo dire che si rivedono divani e poltrone dalla seduta più corta, dove si può stare più composti. Tra gli altri trend, si osserva un’accentuazione dei cromatismi, anche forti (gialli, verdi acidi, abbinamenti a contrasto), il grande uso di vetro (ci sono addirittura armadi e mobili freestandin – ovvero che non devono appoggiare a una parete ma si autosostengono e possono stare in mezzo alla stanza – compleamente in vetro) che presuppongono una casa un po’ improbabile, che si mette in mostra, si esibisce, e non perdona nulla al disordine. Una casa che, soprattutto al Fuori Salone, diventa componibile e scomponibile, addirittura trasportabile, come proposto da RAM House in Via Clerici 5 da Atelier Clerici. Un esposizione da non perdere, una casa concepita senza possibilità di utilizzo di onde elettromagnetiche come la wireless perché il futuro è uscire dal flusso, non entraci a tutti i costi. Con ambienti trasportabili e riutilizzabili, da New York da Milano.
Ma la festa oggi è qui a Milano. Ad un giorno dalla fine del Salone, a poche settimane dall’Expo, ad un anno dalla finale di Champions League che non vedrà impegnate però nessuna delle due milanesi. Perché in questo momento, Milano, è un bacio agli stranieri, un aperitivo da offrire agli inglesi, ai tedeschi, agli americani e a tutti quelli che possono godersela. E se il calcio è una metafora della società allora ci sta che questa Milano sia profondamente diversa da quella da bere di fine anni ’80. Allora i protagonisti, il centro del mondo, eravamo noi, quando andavamo a letto tardi per goderci le luci della città. Oggi è il momento dell’aperitivo con il mondo, e anche se Milano non è pronta del tutto, è più bella che mai, dal Salone all’Expo, passando per San Siro.
Credits: foto a cura di Cristiano Carriero