È la sua partita, la quattrocentesima in Serie A, nel suo stadio, quello che lo ha fatto diventare grande anche senza aver vinto nessun trofeo. Per 45 minuti però, dalle sue parti non si vede nemmeno un pallone. Sembra non sia giornata, eppure Antonio Di Natale non ci sta, e al 46esimo stoppa un pallone in aria, mira la porta e tira come un cecchino. Un capolavoro, e sono duecento, 200 goal in Serie A in 400 partite, è la legge di Di Natale, esattamente una rete ogni due match, preciso come un orologio svizzero, come un adolescente al suo primo appuntamento con la ragazza dei suoi sogni. Numeri da campione, numeri che solo persone poco normali e fuori dalla norma possono raggiungere. L’uomo “bicentecannoniere” ha 37 anni e si diverte come un ragazzino, dopo il goal urla al cielo “papà, papà”, quel papà che se ne è andato solo un mese e mezzo fa, e che lo scorso anno, quando tutto sembrava andare storto, lo convinse a non appendere gli scarpini al chiodo, almeno fino a quando non avesse raggiunto l’obiettivo 200 goal. Oggi quell’obiettivo Totò l’ha raggiunto e forse gran merito lo deve proprio al padre oltre che al suo genio e al suo estro.

Antonio Di Natale è l’anti-divo, è un uomo a cui non piacciono le telecamere, a cui piace stare in disparte, tranquillo, e non è forse un caso se la sua casa è diventata Udine, una piccola, ma forse non troppo, città, una piazza importante, ma forse meno calda di tante altre di Serie A. Antonio Di Natale è il contrario del campione che porta nel cuore fin da bambino, l’idolo di ogni bambino napoletano che cresce con un pallone fra i piedi: Diego Armando Maradona. Mai una parola fuori posto o sopra le righe, mai una lamentela o una mancanza di rispetto. Totò ama fare il padre di famiglia, si alza alle sette per portare i figli a scuola, alle dieci e mezza è a letto. Non va a ballare prima o dopo una partita, non guida una macchina ubriaco per il centro di Udine. Totò è un campione, è un campione dentro e fuori dal campo. E se avesse giocato nel Milan, nella Juventus, nell’Inter forse avrebbe vinto e guadagnato di più, ma non importa, Totò vale di più anche per questo.

Antonio Di Natale è una bandiera, uno di quei giocatori che è destinato a mancare quando non indosserà più gli scarpini. La sua carriera tra i professionisti inizia ad Empoli, che lo acquista a zero da una scuola calcio campana affiliata. In Toscana arriva giovanissimo all’età di 17 anni, e la lontananza da casa e dalla famiglia si fa sentire e non poco. Viene comunque convinto a rimanere lì, dove potrà togliersi parecchie soddisfazioni e inseguire quel sogno di imitare Maradona. Dopo un pò di gavetta per farsi le ossa su e giù per l’Italia torna nuovamente ad Empoli. Tre anni di B, poi due di A dove si mette in mostra e viene acquistato dall’Udinese. È il 2004, ed è in quell’anno che inizia la sua storia d’amore con i colori bianconeri della squadra friulana. Si una storia d’amore che lo porterà nell’olimpo dei cannonieri della Serie A e a raggiungere anche più volte la Nazionale. Con la maglia azzurra colleziona 42 presenze e 11 reti, e gioca due Europei, uno con Donadoni ed uno con Prandelli. Avrebbe forse meritato di indossare di più quella maglia e il rimpianto rimane quello di non aver giocato un Mondiale.

Le soddisfazioni però gliele ha regalate la maglia dell’Udinese, e lui ha ripagato con tante magie ed emozioni. Per tre anni ha trascinato l’Udinese in Champions League, ma solo la prima volta, nel 2005, è riuscito a superare i preliminari e a portare i bianconeri alla fase a gironi. Rimangono una ferita aperta invece le immeritate sconfitte alle qualificazioni contro Arsenal e Sporting Braga nel 2011 e 2012. Una cosa però è certa, Udine non dimenticherà mai Totò, che ad oggi è il miglior marcatore di tutti i tempi della squadra friulana. Udine non dimenticherà mai Totò e Totò non dimenticherà mai Udine e l’Udinese, con il quale vuole ancora togliersi qualche soddisfazione. Forse alla fine di questa stagione Di Natale lascerà il calcio giocato, ma prima lo aspetta un altro traguardo da raggiungere. Roberto Baggio è fermo a quota 205 reti, il divin codino che un giorno lo guardò negli occhi e gli disse: “Sei come me”. Totò pensa già al sorpasso, vuole diventare il sesto marcatore di tutti i tempi della Serie A, e quell’obiettivo ora è vicino più che mai. Totò continua a metterla dentro, che noi amanti del calcio non ci stancheremo mai di te, giocatore grande come pochi nella storia del calcio italiano.