Si dice che quando un artista insiste su un tema, è perché o sa fare solo quello o perché lo sa fare benissimo. Nel caso dell’ex iena Pif (all’anagrafe Pierfrancesco Diliberto, classe 1972), se consideriamo la sua ormai assodata perizia in merito alla tematica mafia applicata al grande schermo, possiamo tranquillamente affermare che sia valida la seconda opzione. Perché dopo La mafia uccide solo d’estate, una delle sorprese più gradevoli dell’anno cinematografico 2013, Pif fa due su due, con un film, In guerra per amore, che parte sì da un contesto apparentemente rarefatto e favolistico, ma che in fondo si rivela un’altra ottima riflessione sull’universo mafioso.
Siamo nel 1943: il protagonista è Arturo (Pif), un ragazzo originario di Palermo emigrato a New York per cercare fortuna. Nella Grande Mela finisce per innamorarsi di Flora (Miriam Leone), deliziosa nipote del proprietario del ristorante in cui Arturo lavora come cameriere. Flora però è stata già promessa al figlio di uno scagnozzo di Lucky Luciano, ma la ragazza sceglie comunque Arturo. Che a questo punto deciderà di tornare in Sicilia, dove si trova il padre di Flora, a chiedere la mano della ragazza. C’è solo un piccolo particolare: siamo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale e l’isola è terra di battaglia tra Alleati e dittature fasciste. Arturo si ritrova così arruolato dallo zio Sam, cercando nel frattempo di portare a termine la sua missione personale, la conquista della donna amata. Durante l’avventurosa permanenza nella madrepatria, il simpatico Arturo verrà a stretto contatto con Philip Catelli, agente italoamericano dei Servizi Segreti, e i vari signorotti locali.
È una Sicilia colorata, ovviamente assolata e vagamente onirica quella fotografata da Pif. Come ne La mafia uccide solo d’estate, sono due gli elementi su cui si regge la seconda fatica di Pif: la figura femminile tra la poetica dantesca e quella cortese (nel primo film era Cristiana Capotondi, qui apprezziamo Miriam Leone) oggetto del desiderio del protagonista, in uno sfondo influenzato dal sistema mafioso, qui affrontato in maniera diacronica ma pur sempre attuale. A tal proposito, è il legame tra Servizi segreti alleati e l’affermazione in pianta stabile di Cosa Nostra in Sicilia a rendere ancor più interessante In guerra per amore, ed è proprio su questo aspetto che l’opera mostra il proprio lato più amaro e per nulla consolatorio.
Pif insomma si conferma autore fornito di idee e sensibilità, senz’altro in grado di aggiungere qualcosa di interessante al cinema italiano: sarebbe interessante a tal punto vederlo alle prese con un soggetto differente, ma finora l’ex iena non ha sbagliato un colpo.
[Photo Credits: Wild Side/Roberto Forza]