La sigla di una serie tv è spesso più cinematografica della serie stessa. Ogni episodio si apre con quel motivo che si ripete sempre uguale di volta in volta e in pochi secondi entra nella testa dello spettatore che continua a canticchiarlo anche dopo, quasi “ossessionato” da quelle note prepotenti.
Saltare la sigla per andare dritti all’inizio della puntata? Difficile che accada: troppo affezionati a quella musica, troppo desiderosi di riascoltarla. Saltarla sarebbe come recare un torto alla serie stessa. Curate nei dettagli, ricercate nelle musiche, profonde, mai banali: le serie tv degli ultimi anni conquistano e creano dipendenza.
Mashable ha persino realizzato una playlist dedicata a temi TV più famosi. Venticinque brani tra novità e successi senza tempo. Difficile stilare una classifica, i gusti sono opinabili, ma certamente si possono rintracciare le ragioni che rendono una serie TV iconica.
Una delle ragioni che rende le serie tv meritevoli di plauso è la qualità artistica del prodotto. Ian Albison, direttore del magazine ‘Art of the Title’, ha sottolineato l’importanza della tecnologia al servizio della grafica che ha consentito ai tecnici di accedere alle motion graphics più facilmente. Inoltre, attivando una collaborazione con gli sceneggiatori, si è riusciti sempre più spesso ad ottenere un risultato finale curato e di valore. HBO ha il merito di aver fatto da precursore nella cura delle sigle di apertura delle sue serie – da The Sopranos in poi – caratterizzando molte puntate con sequenze originali nella sigla d’apertura. Gli altri canali lo hanno poi seguito a ruota.
Ancora, una sigla racconta la serie e guida lo spettatore attraverso i tratti che ne delineano il percorso narrativo. Game of Thrones docet: i continenti di fantasia in cui la serie è ambientata, con castelli e alberi che appaiono passo dopo passo, richiamano le mappe che aprono ogni volume della serie, tratta da A song of the Ice and Fire. L’osservatore più accorto può notare che i luoghi che la sigla ripercorre cambiano a seconda dell’ambiente dove l’episodio concentrerà la storia. Ogni sigla risulta un trailer vero e proprio. Come non venirne conquistati?
La sigla può presentare i personaggi, anticipandoli in alcune scene e fungendo da trailer. E’ il caso de I Tudors, per esempio, come della maggioranza delle serie TV, da I Borgia a The Vampire Diaries, fino a Breaking Bad, che lo fa con uno stile accattivante: un puzzle di scene che presentano i protagonisti a suon di chitarra.
http://youtu.be/U0g3Wja-Zqg
Altre volte non sono i protagonisti a venire presentati, bensì alcuni particolari magari ripresi da volti diversi rispetto ai protagonisti stessi. Generare curiosità l’obiettivo? Sicuramente non si scade nello scontato. Orange is the New Black è un esempio: Thomas Cobb Group ha scelto dei volti femminili di vere ex detenute rappresentativi di stati d’animo differenti – pacifico, allegro, triste – immortalati con focus particolare sui dettagli, quali un labbro con un piercing o un occhio annerito dal trucco pesante.
Un altro elemento che rende valida e originale una sigla è la capacità di creare un contesto. Chi riesce a farlo attraverso una chiave allegorica dà al prodotto un’impronta esclusiva e l’effetto ipnotico sullo spettatore non può che essere certo. Masters of Sex e Dexter sono due validi esempi. Nella prima si trattano gli studi sul sesso negli anni Cinquanta e la serie riproduce allegoricamente la netta contrapposizione tra il puritanesimo del tempo e la spregiudicatezza dei due protagonisti attraverso dei simboli inequivocabili che colorano la sigla: dal treno che entra in galleria, al cetriolo impugnato da mano femminile; dal vulcano che esplode al missile che parte. La sigla vale più della serie e nella sua chiave retrò piace.
http://youtu.be/Ve8orWqYzPU
Sulla falsariga, la sigla di Dexter contestualizza la serie attraverso un fil rouge che colora di rosso – appunto – i titoli di testa e lo fa con una fotografia da Oscar. L’arancia spremuta, la fetta di carne affettata, l’uovo rotto, il taglio con la lametta del rasoio: particolari delle scene e suoni enfatizzati che parlano del protagonista, rivelano cosa attende lo spettatore attraverso gli episodi che seguirà, lo catturano sin dalle prime note d’apertura, impedendogli di cliccare il tasto “Avanti”.
Sempre contesto, ma stavolta senza allegoria, in House of Cards. La sigla mostra Washington nella sua maestosità. I riferimenti alla bandiera americana sono frequenti. Sia la musica che le immagini di una Washington deserta, silente nel nascondere gli intrighi politici che si snodano dietro le sue mura maestose, affascinano lo spettatore che inizia ad amare questa serie ben confezionata, girata e interpretata, sin dai titoli di testa.
http://youtu.be/MoUytTuWyR8
Come non citare il peso della canzone? I creatori di True Detective – Patrick Claire per Elastic – lo sanno bene e con “Far from any road” degli Handsome Family hanno “viralizzato” una colonna sonora, che nelle sue sporche sonorità rimane impressa, insieme al Mc Conaughey che ne apre le scene.
Il valore dell’immaginario: una serie riesce ad essere iconica attraverso la sua sigla. Mad Man è esemplare con la sua sigla di Imaginary Forces che ha preso un’idea originale di Matthew Weiner e l’ha tradotta in una sequenza animata contraddistinta dai disegni in stile retrò di Saul Bass negli anni Cinquanta e Sessanta, e dalle sequenze iniziali dei film di Hitchcock e Preminger. La sigla di 36 secondi è il simbolo della serie e molti fan di Mad Man si sono divisi circa l’opportuna anticipazione dell’evoluzione della serie che la sigla contiene.
A prescindere dal fatto che questi elementi – uno o tutti – siano presenti, ci sono sigle di serie TV rimaste nella memoria storica anche solo per quei 30 secondi canticchiabili che le hanno rese immortali. Da Sex & The City a Beverly Hills 90210, da Friends a Buffy, passando per La Tata: non c’è trentenne che non ricordi le sigle di queste e tante altre serie televisive americane. Forse avete dimenticato come finiscono, ma la sigla? Quella la cantate ancora.
[Credits Cover: Fox]