Nonostante sia stata scoperta da un italiano doc come Cristoforo Colombo, la Costa Rica ha giocato un brutto scherzo agli azzurri. La vittoria dei centramericani, ampiamente meritata, ha complicato il cammino dell’Italia che martedì a Natal sarà costretta a non perdere contro il temibile Uruguay.
La maledetta consuetudine di complicarsi sempre un po’ la vita si è ripetuta anche in questa fase finale. Non riusciamo a conquistare la qualificazione aritmetica dopo due partite del girone dal Mondiale delle “Notti Magiche”, ovvero dal 1990. Prandelli è salito inevitabilmente sul banco degli imputati. Le critiche ci stanno: il modulo non sembra essere quello giusto ma alla base ci sono scelte studiate in relazione alla tenuta fisica dei calciatori. Quelle che proprio non si riescono a digerire, sono le cattiverie.
Il tecnico di Orzinuovi non può essere improvvisamente diventato un brocco dopo essere stato uno degli artefici della vittoria contro l’Inghilterra. Non si può nemmeno parlare di cocciutagine del Ct che ha voluto concludere il match schierando quattro giocatori offensivi che non hanno dato alcuna risposta. Non avrà portato Rossi ma oggettivamente: quanto avrebbe potuto incidere Pepito, giocando in queste condizioni climatiche non avendo una condizione fisica ottimale?
Come detto, è giusto criticare la Nazionale dopo la sconcertante prova di ieri ma non è giustificato ora il tiro a segno verso i calciatori. Piuttosto, adesso è giunto il momento di non abbandonare questi ragazzi perché la partita di martedì prossimo non sarà una passeggiata visto il giorno di riposo in più del quale stanno usufruendo i nostri avversari. Adesso dobbiamo cercare di restare uniti e remare tutti quanti in un’unica direzione, quella degli ottavi di finale.
Lo sciocco campanilismo italiano basato anche sulle squadre di club dove militano i calciatori, renderà tutto questo più difficile, quasi irrealizzabile. Ma ci dobbiamo provare perché questi ragazzi hanno bisogno del nostro calore, della spinta di un popolo che vuole proseguire l’avventura e non di patetici disfattisti pronti a salire poi inesorabilmente sul sempre più affollato carro dei vincitori.