I bambini italiani non fanno abbastanza sport. Non si tratta di una di quelle classiche frasi accusatorie solo per far polemica, ma, purtroppo, questa è la realtà delle cose. Dalle recenti analisi svolte sullo stile di vita dei bambini italiani è emerso che 1 minore su 4 nel suo tempo libero non pratica sport, e che anche coloro i quali giocano su un campetto di calcio o di pallavolo sono comunque in debito di attività fisica per un totale di circa 2-3 ore di attività fisica alla settimana.
Questo è il pessimo risultato raggiunto in Italia, illustrato sull’Adnkronos Salute grazie a Giorgio Galanti, direttore della Scuola di specializzazione in medicina dello sport dell’Università di Firenze. L’analisi ha coinvolto circa 2.500 bambini e ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 18 anni, due terzi dei quali tramite l’Agenzia di medicina dello sport e dell’esercizio, dell’ospedale Careggi, mentre gli altri sono stati valutati ed esaminati nelle scuole. “Oltre alla visita di medicina dello sport e al controllo di peso, altezza e indice di massa corporea, abbiamo valutato anche massa magra e grassa dei ragazzini, la loro alimentazione e l’attività fisica e sportiva svolta ogni giorno”. Il risultato è stato davvero pessimo: la maggior parte dei bambini presentava, in media, un livello di sovrappeso del 15/17%. Inoltre, se a queste età si dovrebbero fare circa 9 ore di attività fisica a settimana, i minori presi in esame avevano un debito di ore di sport che variava da 3, per coloro che facevano comunque delle attività, fino ad arrivare a 4 e 5 ore per gli altri.
A influire ancora più negativamente altri due fattori. Il primo: 4 ragazzi su 10 si muovono in auto, pochi (24%) a piedi, ancora meno (9%) in bici, e il 73% di loro sta in casa nel tempo libero, spesso per guardare la televisione o stare al computer. Il secondo: “l’apporto di nutrienti quanto a percentuali è grossomodo corretto – precisa l’esperto – ma i bambini e i ragazzi sbagliano i tempi. Spesso mangiano troppo e male al pomeriggio, prima di fare sport. O ancora mangiano troppo la sera. E saltano la colazione”. Specialmente durante il periodo dell’infanzia e della pubertà andrebbero evitati questi squilibri nell’alimentazione, mentre “praticare sport anche intensi fa bene e non è causa di disturbi, come l’amenorrea. Un corretto stile di vita, caratterizzato da una adeguata nutrizione e attività fisica, è necessario per uno sviluppo armonico del bambino e per il benessere nelle fasi successive della vita”.
Bambini sempre più pigri e consumatori seriali di merendine. Ma di chi è la colpa? Sicuramente non dei bambini, perché i loro stili di vita vengono creati e modellati dalla famiglia, dalla scuola, ma anche dai mass media e dalla società in tutti i suoi microsistemi. Il problema in questo caso è alla radice: se il bambino non è abituato a fare sport, come si può pretendere che di sua spontanea iniziativa cominci a praticare attività fisica? E per attività fisica non si intende solo ed esclusivamente quella praticata in palestra, bensì, ad esempio, andare a scuola a piedi; un’abitudine che farebbe sicuramente bene a tutta la famiglia. Ma, a rigor di logica, genitori con stili di vita poco salutari e molto sedentari, educheranno bambini che diventeranno adulti con stili di vita poco salutari e molto sedentari. Per questo servirebbe, innanzitutto, un intervento di informazione e formazione da parte dello Stato diretto proprio ai genitori, i primi che a poter cambiare stile di vita.
Sicuramente non si tratterebbe di un percorso facile, anzi tutt’altro, ma è un percorso che va fatto per il proprio bene e per il bene di tutti i bambini, figli, fratelli o nipotini che siano, che sono e sempre saranno un prezioso patrimonio per l’umanità.
[Credit cover: Federico Orrù/Flickr]