Guardoni. Gli italiani sono innegabilmente un popolo di guardoni. Debole un’eventuale smentita se si guarda ai dati registrati dal Grande Fratello 13 dopo la prima puntata d’esordio del 4 marzo 2014. Tornato dopo due anni di quiete, il #GF13 – colpito anch’esso dalla sindrome dell’hashtag – ha registrato infatti un successo mediatico e social sopra le stime: 27% di share; 317.000 “like” sulla Fanpage ufficiale su Facebook; 113.000 tweet registrati nel corso della diretta e lo scettro della top ten di Twitter nel corso della prima serata, occupando ben 9 posizioni su 10 dei Trend Topic; 528.000 pageviews registrate dal sito internet ufficiale. E parliamo solo della prima serata su 12 puntate, prima che giunga la finale e si chiuda il sipario, anzi l’occhio del guardone.

Sì perché il Grande Fratello è tenuto in vita dal desiderio di voler “spiare”, insito in oltre sette milioni di telespettatori (dati alla mano). Ogni puntata alimenta una incrementale tensione dello spettatore fedele verso un atteso culmine d’esibizionismo da parte degli inquilini nel mirino delle telecamere.

Lo show inizia. Si conoscono i concorrenti. Tempo pochi giorni e si creano i primi intrecci, si va a caccia del flirt. Liti sparse speziano l’atmosfera e fungono da scarica anti-appiattimento. Si imparano neologismi scurrili, si assiste a pianti teatrali, si ascoltano voci stridule e urla nevrotiche. L’uomo, da un lato, cerca di affermare la sua virilità mostrando il bicipite, sfidando il compagno di stanza a chi finisce per primo l’ultima bistecca rimasta in dispensa, ma poi si tradisce con la ceretta, e il “maschio” scompare per lasciare spazio al Narciso. Le donne, dall’altra parte, si sfidano a colpi di intimo, protesi e discorsi di “alta scuola”.

Il copione è lo stesso, da tredici edizioni. Non cambia nulla. Cambiano i nomi, i volti, forse il taglio dei capelli per seguire le ultime tendenze in fatto di hair-style, ma le dinamiche sono sempre le stesse. E allora, qual è l’elemento d’attrazione che tiene incollati allo schermo milioni di occhi? La voglia di spiare.

Lo studioso Sandro Nigris spiega le motivazioni della “curiosità proibita” con la regressione e l’infantilismo a cui l’uomo si abbandona nel catapultarsi in un mondo irreale, lontano dal tam tam quotidiano. Un “disimpegno televisivo” che è a tratti “scopofilia”, cioè la percezione di piacere alla vista di gesti e immagini “proibite”. Il Grande Fratello è solo un elemento dell’offerta mediatica che risponde a questa precisa necessità. Si scava nel passato fino al Non è la Rai di Gianni Boncompagni. Ma è il “reality show” che ha reso gli italiani realmente “perversi”.

Si cerca qualcosa di stuzzicante in TV? Piace spiare altre vite, entrare nelle case altrui e scoprire atti audaci che solleticano la curiosità, immaginare il vissuto del personaggio boccaccesco che la Tv presenta? Il palinsesto televisivo vanta da tempo una lunga lista di programmi dove la telecamera è la finestra sul mondo: quello degli altri. E non è necessariamente il piccante quello che lo spettatore cerca. Si vuole guardare un’altra vita, forse perché la propria non basta o annoia.

Alla fine nessuno punta il dito contro il GF. La TV che si ha è quella che si sceglie e se l’Italia ha oltre sette milioni di rappresentanti che si sintonizzano sul GF, significa che forse è di questo che ha bisogno. Il gioco dello “spiare lo show” è umano, neanche tanto perverso, difficilmente cronico.

Si può guarire, insomma. Basta cambiare canale.

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