Di Javier Zanetti si è raccontato tanto, tutto, forse troppo, più di quanto il suo carattere solare ma discreto abbia concesso. L’argentino, ex calciatore dell’Inter ed ora vice presidente della società nerazzurra, però, non smette di emozionare e sembra voler continuare a stupire all’insegna di un calcio che è rispetto, divertimento e responsabilità.

Javier Zanetti, classe 1973. Nel quartiere della sua infanzia nel sobborgo portuale del Partido di Avellaneda, Dock sud, non esistevano campi di calcio. Solo la tenacia del padre Rodolfo Ignacio, assieme ad altri genitori, consegnò a lui e ai suoi coetanei un campo in erba e sabbia dove poter tirare i primi calci ad un pallone. Il suo fisico gracile lo costrinse, però, ad allontanarsi per un anno intero dalla sua passione. Tutte le sue energie si concentrarono sullo studio e sul lavoro, aiutando il padre muratore nei cantieri. La caparbietà e lo spirito di sacrificio lo temprarono nella mente e nel corpo facendolo crescere in altezza e massa muscolare. Abbracciò nuovamente la sua passione e in pochi anni dalle file del Talleres si ritrovò in Prima Divisione con la maglia del Banfield.

La presentazione ufficiale di Zanetti accanto a Facchetti (photo credits: soccermagazine.it)
La presentazione ufficiale di Zanetti accanto a Facchetti (photo source: soccermagazine.it)

Il 13 maggio 1995 Massimo Moratti lo volle alla sua corte, fortemente impressionato da quel dribbling e da quelle qualità fisiche che aveva visto solo in videocassetta e di cui l’osservatore nerazzurro, Antonio Angelillo, ne aveva tanto decantato le lodi. La corsa palla al piede, le incursioni sulla fascia, gli inserimenti negli spazi, la qualità del controllo sia di destro che di sinistro, la duttilità tattica, la capacità di rapide progressioni. Fu il primo acquisto del neo presidente dell’Inter e, senza timore che qualcuno possa smentirlo, il migliore.

145 presenze con la maglia dell’Argentina, 858 con la maglia della Beneamata, uno dei pochi ad aver superato le 1000 partite in carriera. Tutte all’insegna del rispetto e della lealtà per compagni e avversari, arbitri e dirigenti. Un uomo con dei principi che vanno oltre la vittoria a tutti i costi. Generoso in campo e fuori: nel 2002 Javier Zanetti, assieme a sua moglie Paula, ha creato la Fundación P.U.P.I., organizzazione non-profit che si occupa di fornire il necessario sostegno economico ai bambini disagiati, e alle loro famiglie, nella zona di Buenos Aires.

In tanti hanno speso belle parole su di lui. Da Mourinho che appena approdato all’Inter affermò davanti ai giornalisti: “Sapevo che è una forza della natura, ma non pensavo fosse questo uomo. E poi il suo passaporto deve essere sbagliato. Non può avere 36 anni, devono essere al massimo 25-26.” A Roberto Baggio che ai complimenti di Javier Zanetti rispose così: “È fantastico. Lui vuole essere Baggio? E io vorrei essere lui, è indistruttibile.” Passando per l’affetto di Gigi Simoni, l’amicizia con Iván Ramiro Córdoba, l’ammirazione di Diego Simeone, il legame con Milito, Cambiasso e Samuel, e la stima e il rispetto di Ryan Giggs.

Festeggiato dai suoi compagni nella sua ultima partita a San siro (photo credits: gazzetta.it)
Festeggiato dai suoi compagni nella sua ultima partita a San siro (photo source: gazzetta.it)

“È bello essere interisti – aveva detto alla fine della sua carriera da calciatore – Continuerò a esserlo sempre, così come sempre rimarrò legato all’Inter: magari in un altro ruolo ma continuerò a essere legato a questa grande famiglia.” Il presidente Thohir, con la gioia di tutti i tifosi e di Massimo Moratti, l’ha voluto al suo fianco con la carica di vice presidente e ambasciatore dell’Inter a livello internazionale.

In tanti vedono in Javier Zanetti il dirigente del futuro, un uomo che se farà solo la metà di quello che ha mostrato come calciatore potrà puntare a grandi cose, e mirare a obiettivi grandi almeno quanto quelli che tutti i suoi tifosi ricordano con gli occhi lucidi. ¡Vamos Javier!

[Cover source: taringa.net]